Analgesia epidurale

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CRI80
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Analgesia epidurale

Messaggio da CRI80 » gio dic 03, 2009 1:57 pm

L'anestesia peridurale (o epidurale) è una forma di anestesia locale che comprende l'iniezione di sostanze attraverso un catetere posizionato nello
spazio periduralehttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Spazio_peridurale&action=edit&redlink=1
È una forma di anestesia utilizzata per la chirurgia degli arti inferiori, in urologia, per interventi del basso addome e per il parto naturale; consente di eliminare la sensibilità dolorifica mantenendo cosciente il paziente.
Si pratica introducendo un ago, chiamato "ago di Tuohy", attraverso due vertebre (generalmente a livello della seconda e terza o terza e quarta vertebra lombare) fino a raggiungere lo spazio epidurale che è posizionato fra la dura madre (una delle tre meningi che avvolgono il midollo spinale) e la colonna vertebrale. Una volta raggiunto lo spazio epidurale si può iniettare l'anestetico locale direttamente in un'unica soluzione (tecnica chiamata "single shot") o, più frequentemente, si posiziona un piccolo catetere, facendolo passare attraverso l'ago di Tuohy e facendo in modo che penetri nello spazio epidurale per circa 3 o 4 cm., mediante il quale sarà possibile somministrare l'anestetico locale a boli ripetibili nel caso l'intervento chirurgico dovesse prolungarsi (anestesia epidurale continua).
Questa tecnica anestesiologica viene usata a scopo anatologico anche nell'analgesia in corso di travaglio di parto (partoanalgesia). Infatti, dosando sapientemente i farmaci che si somministrano attraverso il cateterino epidurale (in genere una combinazione di anestetici locali ed oppiacei) si ottiene un effetto analgesico, ma non anestetico (cioè si elimina il dolore del travaglio, ma non la possibilità di muoversi) per cui la partoriente partorisce senza percepire sensazioni dolorose.
Molte sono le scuole di pensiero che riguardano questa procedura applicata al parto sottolineano come questa tecnica consenta alla madre di affrontare più serenamente il parto, evitandone o riducendone la traumaticità fisica e psicologica senza comportare particolari rischi né per la donna, né per il nascituro


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