adozione: domanda delicata

Viviamo insieme il percorso dell'adozione
Avatar utente
Babbi
Utente Vip
Utente Vip
Messaggi: 1125
Iscritto il: lun set 21, 2009 11:30 pm
Contatta:

Messaggio da Babbi » dom giu 12, 2011 11:36 pm

un'alternativa si, l'ultima spiaggia no, forse ho quotato un pezzo in piu:-)


pinnagialla
Utente Vip
Utente Vip
Messaggi: 1529
Iscritto il: ven ott 29, 2010 1:35 pm

Messaggio da pinnagialla » lun giu 13, 2011 12:04 am

Io sono profondamente convinta che la scelta di adottare un bambino possa nascere crescere e concretizzarsi solo per il desiderio fortissimo e insopprimibile di avere un figlio. E mi pare più che normale che questo percorso venga intrapreso, la maggior parte delle volte, quando quel desiderio per diverse ragioni non è realizzabile biologicamente.
Credo altrettanto profondamente che scegliere l'adozione comporti una genitorialità differente.

Differente perché TUO figlio non nasce con te e tu lo accogli non solo per quello che sarà con te ma anche per quello che è stato prima di te. Tuo figlio ha già una storia che tu avrai il compito di custodire e proteggere e armonizzare col suo futuro. Una storia di cui spesso il dolore ha fatto parte. Tutti i bambini adottati hanno vissuto quantomeno il trauma dell'abbandono. In tanti hanno subito violenze, maltrattamenti, abusi, e/o sono stati vittime di incuria. Alcuni di loro non hanno mai vissuto l'esperienza fondamentale dell'attaccamento con la mamma o anche un'altra figura di riferimento. Molti bambini appartengono anche a culture e mondi geograficamente e culturalmente distanti. Nel caso di adozioni nazionali c'è anche da mettere in conto il rischio giuridico, che per un periodo di tempo non definibile a priori, perché cambia da situazione a situazione, dopo che finalmente tu hai raggiunto tuo figlio e lui ha raggiunto il suo genitore, perette alla sua famiglia di origine di chiederlo indietro.

Ma le differenze finiscono qui. Spero di avere mal interpretato la definizione di Lenina di 'adozione utile'. Cosa sarebbe? Mi viene da pensare al compito sociale di trovare una famiglia a un bambino che ha poche speranze di trovarne una. Non so, per me questa non è genitorialità differente, per me questa è molto vicina alla beneficenza e alla solidarietà sociale. E non posso in alcun modo condividerla. Essere genitori è essere madre e padre, non dei benefattori, e questo anche quando il figlio non nasce dalla pancia ma dall'anima e dalle carte bollate, e l'unica molla valida in questo percorso è il desiderio di essere tali. E questo desiderio è lo stesso sia per i genitori biologici sia per quelli adottivi.

Per questo non capisco perché i due percorsi non possano essere alternativi. A maggior ragione se penso che la prima cosa che i servizi sociali si premurano di appurare all'inizio del percorso è che, in caso di infertilità, la coppia abbia elaborato il cosiddetto lutto del figlio biologico. Proprio perché per loro i due percorsi addirittura DEVONO essere alternativi, tanto è esclusivo lo spazio necessario per accogliere questo figlio.

Considerato tutto questo, no, non è una scelta per tutti, ciota.
Oltre all'amore puro e semplice, oltre al desiderio puro e semplice, alla base di qualunque genitorialità, sia biologica sia adottiva, nel caso dell'adozione è richiesto molto di più. Ed è bene esserne consapevoli. Ma quando lo si diventi è per me un modo per diventare famiglia esattamente uguale a quello biologico.
Avatar utente
laste
Admin
Admin
Messaggi: 8930
Iscritto il: ven dic 15, 2006 4:58 pm
Contatta:

Messaggio da laste » lun giu 13, 2011 8:32 am

per esperienze molto vicine quoto pinnagialla, la Tonna saggia
anche se si è propensi e ben disposti all'adozione nel caso non arrivino figli naturali, credo che sia "normale" provare prima la strada medica, nella maggior parte dei casi
strada che, nonostante quello che pensi la maggior parte delle persone, non +è affatto certa e dal risultato garantito, nè priva di dolorose fisico e psicologico
Avatar utente
lenina
Ambasciatore
Ambasciatore
Messaggi: 33486
Iscritto il: dom feb 24, 2008 6:43 pm
Contatta:

Messaggio da lenina » lun giu 13, 2011 8:54 am

pinnagialla ha scritto:
Ma le differenze finiscono qui. Spero di avere mal interpretato la definizione di Lenina di 'adozione utile'. Cosa sarebbe? Mi viene da pensare al compito sociale di trovare una famiglia a un bambino che ha poche speranze di trovarne una. Non so, per me questa non è genitorialità differente, per me questa è molto vicina alla beneficenza e alla solidarietà sociale. E non posso in alcun modo condividerla. Essere genitori è essere madre e padre, non dei benefattori, e questo anche quando il figlio non nasce dalla pancia ma dall'anima e dalle carte bollate, e l'unica molla valida in questo percorso è il desiderio di essere tali. E questo desiderio è lo stesso sia per i genitori biologici sia per quelli adottivi.
non sono riuscita a spiegarmi bene.
Intendevo dire che l'adozione deve venire da una spinta alla genitorialità che va al di la di volere un figlio che sia il più possibile "simile al biologico".
Adottare un bambino non neonato significa come hai spiegato tu adottare con lui il suo passato e la sua cultura.
è un adozione su più "larga scala" rispetto a quella del neonato.
Il neonato già avrà subito un distacco precocissimo dalla mamma, un mancato ruolo genitoriale nei primi mesi di vita, più è grande il bambino più la situazione si accentua (e più c'è resistenza da parte delle famiglie adottanti di accoglierlo)
La parola utile è scorretta sono d'accordo con te.
Quello che volevo dire è che secondo me l'apertura all'adozione di bimbi grandi richiede una disponibilità di pazienza e amore molto molto grande.

Ho usato la parola utile perchè spesso quando si parla di questi argomenti c'è chi dice "con tutti i bambini che cercano una famiglia che senso ha la pma".
Il fatto è che se si considerasse l'adozione come alternativa alla pma si desidererebbe probabilmente un bimbo neonato e di neonati adottabili ce ne sono mediamente pochi molto meno che bimbi più grandi.
E non penso che si adotti un bimbo più grande perchè è "utile" la scelta deve venire per motivi molto più profondi.
Al contrario però credo che sia molto utile adottare un bimbo grande ma non è da questo che deve nascere la scelta.

Non so se sono riuscita a spiegarmi.
è una cosa che è anche "utile" ma non deve essere fatta perchè è "utile".
kida

Messaggio da kida » lun giu 13, 2011 10:15 am

c'è stato un periodo della mia vita in cui ho pensato all'adozione, dopo aver perso il primo figlio mi dissero che c'era la possibilità che io fossi sterile e tra il trauma e gli esami innumerevoli che mi fecero fare il mio pensiero è stato l'adozione, mio marito però non era assolutamente d'accordo e in una litigata mi ricordo che mi disse queste parole " ho paura di non riuscire ad amarlo, che magari quando sarà grande e combinerà qualcosa io avrò l'istinto di abbandonarlo"

io lasciai perdere il discorso poi tutto si risolse con un falso allarme però c'era questo fortissimo sentimento in lui la paura di far soffrire di nuovo un bambino che aveva già sofferto abbastanza

detto questo ho conosciuto personalmente una madre adottiva e vedevo in lei la difficoltà materiale di essere genitore di un figlio già grande , quando hanno adottato il bambino aveva 5 anni e lei mi raccontava la fatica sia fisica ma soprattutto emotiva di questa adozione, appena arrivato il bambino voleva dormire solo addosso a lei e lei questo faceva fatica ad accettarlo non riusciva a capire, nonostante conoscesse molto bene il trascorso del bambino e questo suo particolare racconto mi colpì molto perchè per me è normalissimo che i miei figli mi dormano addosso l'ho fatto più volte ma per lei è stato un passaggio difficile e mi ha fatto molto riflettere
Azur
Utente NM
Utente NM
Messaggi: 5021
Iscritto il: ven dic 15, 2006 8:03 pm

Messaggio da Azur » lun giu 13, 2011 2:17 pm

Speranza ha scritto:bisogna comunque sposarci! E comunque ora noi non risultiamo conviventi (anche se lo siamo da 4 anni!) perchè quello str...o di ricca non ha preso la residenza qui da me!
Per dimostrare la convivenza possono bastare anche i vicini o il padrone di casa o degli amici che vanno in tribunale a testimoniare che "X e Y convivono dalla data ... in via ... " (basta che non siano parenti)

Le modalità variano poi da tribunale a tribunale ma in mancanza di residenza comune (o c/c comune o utenze a nome del "non residente", anche qui varia da tribunale a tribunale; alcuni accettano anche una semplice autocertificazione) i testimoni in genere risolvono qualsiasi problema.

Un sacco di gente si sposa e il giorno dopo presenta la disponibilità in tribunale :smile:

Sulla questione vera e propria ci torno appena non sono di corsa come ora ;D
scarlett73blu
Utente Vip
Utente Vip
Messaggi: 606
Iscritto il: mer mar 17, 2010 9:41 am

Messaggio da scarlett73blu » lun giu 13, 2011 2:52 pm

Eccomi qui. All'appello, da parte mia sarei pronta ad adottare anche ora, io non ho mai pensato di sentire "diverso" un figlio partorito, da uno adottato. Non ho esperienza in merito ne' in un senso, ne' nell'altro, quindi magari sbaglio, ma nel mio cuore credo che sia in un caso che nell'altro vedrei la maternita' come accoglienza verso un bimbo, piu' che come successo per me stessa.
Infatti anche adesso vedo la ricerca come un mettermi a disposizione per accogliere una nuova vita piu' che come una sfida per avere un figlio ad ogni costo. Mio marito invece e' del tutto contrario all'adozione, dice che non lo sentirebbe suo....... quindi il discorso muore sul nascere purtroppo.
Non gliene faccio una colpa, non siamo tutti uguali, per certi versi e' comprensibile, abbiamo ricevuto educazioni molti diverse, veniamo da esperienze famigliari molto diverse, nella mia famiglia siamo piu' fratelli, abbiamo condiviso tutto, circondati da una famiglia allargata a cugini, bimbi piccoli di parenti, ecc., lui e' figlio unico, e ha un legame con i suoi genitori molto forte, ma non ha vissuto la mia stessa esperienza, sente il bisogno di un figlio suo, per diventare famiglia.
Quindi continuiamo a cercare...
pinnagialla
Utente Vip
Utente Vip
Messaggi: 1529
Iscritto il: ven ott 29, 2010 1:35 pm

Messaggio da pinnagialla » lun giu 13, 2011 6:00 pm

lenina ha scritto:non sono riuscita a spiegarmi bene.
Intendevo dire che l'adozione deve venire da una spinta alla genitorialità che va al di la di volere un figlio che sia il più possibile "simile al biologico".
Adottare un bambino non neonato significa come hai spiegato tu adottare con lui il suo passato e la sua cultura.
è un adozione su più "larga scala" rispetto a quella del neonato.
Il neonato già avrà subito un distacco precocissimo dalla mamma, un mancato ruolo genitoriale nei primi mesi di vita, più è grande il bambino più la situazione si accentua (e più c'è resistenza da parte delle famiglie adottanti di accoglierlo)
La parola utile è scorretta sono d'accordo con te.
Quello che volevo dire è che secondo me l'apertura all'adozione di bimbi grandi richiede una disponibilità di pazienza e amore molto molto grande.

Ho usato la parola utile perchè spesso quando si parla di questi argomenti c'è chi dice "con tutti i bambini che cercano una famiglia che senso ha la pma".
Il fatto è che se si considerasse l'adozione come alternativa alla pma si desidererebbe probabilmente un bimbo neonato e di neonati adottabili ce ne sono mediamente pochi molto meno che bimbi più grandi.
E non penso che si adotti un bimbo più grande perchè è "utile" la scelta deve venire per motivi molto più profondi.
Al contrario però credo che sia molto utile adottare un bimbo grande ma non è da questo che deve nascere la scelta.

Non so se sono riuscita a spiegarmi.
è una cosa che è anche "utile" ma non deve essere fatta perchè è "utile".
Adesso ho capito molto meglio e sono d'accordo con te sul fatto che l'adozione di bimbi grandi richieda una disponibilità di pazienza e amore molto molto grande, che pure è necessario sia spontanea e a cui è importante non andare però incontro con spirito di sacrificio. Prima di adottare davvero un bambino c'è un percorso molto lungo in cui si ha modo -si spera- di capire se davvero è la strada di famiglia che fa per noi, in senso estremamente personale e intimo, ché deve colmare il nostro desiderio e non superare le nostre possibilità. E l'utilità sociale non ha senso alcuno che venga menzionata tra i motivi della scelta. Quando si va oltre il proprio desiderio e si tacciono le proprie fragilità è molto, troppo facile andare incontro a un fallimento dell'adozione. Che a volte si risolve col ritorno del bambino in istituto e altre volte si consuma nel silenzio e nel dolore delle mura di casa.
Trovo inoltre fuorviante parlare dell'utilità dell'adozione in contesto di scelta (e non invece parlando genericamente degli effetti positivi sulla società), perché contribuisce a gettare sull'adozione una luce distorta. Troppe volte davanti a una famiglia adottiva si sentono affermazioni tipo: 'Come siete bravi' - 'Che genitori coraggiosi' - 'Vi devono tanta riconoscenza'. Quando si sceglie l'adozione in modo davvero spontaneo e consapevole non esiste bravura, non esiste coraggio, non esiste riconoscenza. Non più di quanto esistano nelle famiglie non adottive. A meno che non parliamo di adozioni non riuscite.
kida ha scritto:c'è stato un periodo della mia vita in cui ho pensato all'adozione, dopo aver perso il primo figlio mi dissero che c'era la possibilità che io fossi sterile e tra il trauma e gli esami innumerevoli che mi fecero fare il mio pensiero è stato l'adozione, mio marito però non era assolutamente d'accordo e in una litigata mi ricordo che mi disse queste parole " ho paura di non riuscire ad amarlo, che magari quando sarà grande e combinerà qualcosa io avrò l'istinto di abbandonarlo"

io lasciai perdere il discorso poi tutto si risolse con un falso allarme però c'era questo fortissimo sentimento in lui la paura di far soffrire di nuovo un bambino che aveva già sofferto abbastanza

detto questo ho conosciuto personalmente una madre adottiva e vedevo in lei la difficoltà materiale di essere genitore di un figlio già grande , quando hanno adottato il bambino aveva 5 anni e lei mi raccontava la fatica sia fisica ma soprattutto emotiva di questa adozione, appena arrivato il bambino voleva dormire solo addosso a lei e lei questo faceva fatica ad accettarlo non riusciva a capire, nonostante conoscesse molto bene il trascorso del bambino e questo suo particolare racconto mi colpì molto perchè per me è normalissimo che i miei figli mi dormano addosso l'ho fatto più volte ma per lei è stato un passaggio difficile e mi ha fatto molto riflettere
Questa famiglia è stata poco accompagnata, mi pare, persino io che mi sono fermata dopo i primi colloqui con i servizi sociali ero già consapevole della naturalezza di questi bisogni da parte di un bambino grande. Mi dispiace tanto.
Rispondi