caterina wrote:Sport o comunità, basta che facciano qualcosa che li metta a contatto col prossimo e che insegni loro l'importanza della disciplina e delle regole imposte dalla società o da un adulto. Quello che credo io, è che ci vuole il giusto mezzo. Uno sport, un'attività, una cosa alla volta. Mamma mia, io vedo tutto un trottolio di bambini e di genitori che mi viene male. Questa sì che è una cosa che un pò mi turba. E calcio, e nuoto, e scout, e catechismo e doposcuola. Sono rincoglioniti di cose e di appuntamenti. E questo si, mi lascia molto perplessa in quanto a valenza educativa.
idem.. vedo certi bimbi che hanno talmente tante attività che non hanno "il tempo" di giocare cinque minuti....
Io sono stata una scout. Ma i miei mi hanno ritirata a 12 anni per via di un gran casino successo nel nostro reparto. Una minorenne rimase incinta di un capo scout. La cosa venne insabbiata.
Lo ammetto! Non ho seguito tutta la discussione quindi avrò pecche in merito. Devo dire che io invece andavo all’Oratorio e, a mia moria, ci sono stati almeno 3 casi di rapporti prematrimoniali (come li chiamano “loro”) sfociati in gravidanze quindi…tutto il mondo è paese…
Tornando al messaggio di Caterina: parlo per la mia esperienza personale. Ho due figli (F5 e M8 anni), sarà l’età, il carattere o la differenza di sesso ma è difficile che si sappiano organizzare con i giochi da soli. I bambini di oggi sono imparagonabili ai bambini “dei nostri tempi”, quando si andava in cortile o in strada in bici senza problemi. Portare i figli a mille attività (Marco fa nuoto a livello agonistico ed è impegnato 4 volte la settima più un ora di catechismo dopo la scuola, Dahlia fa un ora di nuoto, due di ginnastica artistica ed il tutto viene fatto dalle 17.00 alle 18.00) significa dare la possibilità ai ragazzi di stare con altri e non essere sempre soli. E’ vero devono comunque seguire indicazioni e non fare gioco libero ma almeno non sono in casa, e il tempo che fanno attività è meno tempo che passano davanti alla TV o alla Play.
L’importante è che siano attività scelte dai bambini e che non vengano mai forzati a frequentarle, magari perché “ormai ho pagato”. Se un giorno mio figlio non vuole andare agli allenamenti, non ci va. Idem Dahlia.
Non dimentichiamo che pure ci sono genitori che se non accomunassero i figli a queste attività, non avrebbero modo di fare “pubbliche relazioni” e si ridurrebbero ad una vita di sola casa/lavoro. L’allenatore di Marco dice che passiamo troppo tempo passivo sulle tribune ad aspettare che ci riconsegni i figli. Cosa verissima. Ma con la scusa dell’allenamento ci sono mamme/papà che leggono in tranquillità, ricamano o semplicemente chiacchierano e si bevono un caffe. C’è una mamma insegnante che si porta i compiti da correggere (e spesso si fa aiutare dalle altre nel sottolineare gli errori GIURO).