Alex, che ha sempre mangiato con appetito, ha smesso di farlo. Mangia poco, ci impiega tanto, sia in termini di fatica sia in termini di tempo.
Per diversi mesi mi sono detta: è una fase, passerà.
Ma la fase dura troppo, e l’ho analizzata abbastanza da provare ad interpretarla.
E’ iniziata con lo svezzamento ben avviato di Federico, all’inizio dell’anno, e funziona così: Alex nota la cura che richiede un pranzo con Federico e richiama l’attenzione saltando i pasti, facendoli durare un'ora, e/o pretendendo di farli solo se imboccato.
Nemmeno la grinta truce di mio marito, noto assertore del metodo pablov coi bimbi (=sono animaletti che reagiscono in maniera prestabilita, per lo più a stimoli sufficientemente violenti, sennò se ne fregano) ottiene risultati.
Il mio atteggiamento era: è grande e grosso, di fame nell’opulento occidente non muore nessuno, decida lui…
Il guaio è che proprio ora Alex ha cominciato ad assumere la struttura fisica di suo padre, alto e magrissimo, e non posso più distinguere se il peso, che è proprio CALATO, dipenda da questo o dal rapporto col cibo. Per il calo ponderale (oltre che per una rognosissima ragade… e quel problema si sovrappone a questo perché non riesco ad introdurre alimenti che lo allevierebbero) ho prenotato un appuntamento per venerdì con la pediatra.
A mio vantaggio: contate che comunque è 17,5 kg ed è alto 106 cm.
A mio svantaggio: Alex non ha preferenze. Non c’è un cibo per cui vada matto, e per il quale possa dimenticare il suo “piccolo ricatto”.
Ora… mi date un consiglio sulla cosa in sé? E, già che ci siete, su un punto specifico: è giusto imboccarlo nonostante l’età veneranda?
