Alice, la dislessia, la disortografia.

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Trilli
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Re: RE: Re: Alice, la dislessia, la disortografia.

Post by Trilli »

nanny wrote:ma perchè pensano che certificare il problema abbasserebbe la sua autostima? se proprio lei ti chiede che cos'ha che non va darle una risposta certa non potrebbe portarla a rilassarsi piuttosto? chiedo eh, tu conosci tua figlia e sai quale potrebbe essere la sua reazione ma secondo me, però forse ragiono da adulta, conoscere il problema è il primo passo per risolverlo a maggior ragione poi che essendo anche suo papà dislessico non lo vivrebbe così male, che dici?
Perché un percorso di diagnosi è lungo e faticoso, e prevede l'incontro con figure solitamente deputate ad altri tipi di diagnosi.
Perché ha gli strumenti per compensare da sola.
E last but not least perché nelle prove tipo Tressoldi non fa neppure un errore. Quindi si rischia di metterla in ansia e di non avere la certificazione.
Quando il disturbo è lieve risulta controproducente intraprendere un percorso. Lo dico avendo anche sott'occhio più di un alunno nelle sue condizioni.
Lei ha solo bisogno di strategie per compensare!
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Re: RE: Re: Alice, la dislessia, la disortografia.

Post by Trilli »

Pol&son wrote:
nanny wrote:ma perchè pensano che certificare il problema abbasserebbe la sua autostima? se proprio lei ti chiede che cos'ha che non va darle una risposta certa non potrebbe portarla a rilassarsi piuttosto? chiedo eh, tu conosci tua figlia e sai quale potrebbe essere la sua reazione ma secondo me, però forse ragiono da adulta, conoscere il problema è il primo passo per risolverlo a maggior ragione poi che essendo anche suo papà dislessico non lo vivrebbe così male, che dici?
Io son abbastanza concorde
Dare un nome al proprio mostro aiuto a sconfiggerlo
Sì, ma il nome glielo diamo senza percorso di diagnosi. Magari glielo farò spiegare dalla referente (che lei conosce bene e con cui ha confidenza) o dalla sua maestra.
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Re: RE: Re: Alice, la dislessia, la disortografia.

Post by Trilli »

kri wrote:Trilli, ricordo la tua attesa, l'anno scorso, dell'esito del dettato Tressoldi-Cornoldi (giusto?) e il tuo sollievo nel sapere che Alice l'aveva superato. Ora capisco perché!

Ti posso fare una domanda, forse stupida e dettata dalla mia ignoranza sui DSA?
Scrivi che Alice legge bene (inventa delle parole con criterio alla prima lettura, se rilegge non fa errori) e che comprende i testi. Perché, allora, gli audiolibri? Come integrazione o come sostituzione?
Io, da un lato, penso che l'apprendimento che passa per l'ascolto sia una risorsa enorme, spesso sottovalutata, che tutti dovrebbero coltivare e, non a caso, tra i miei compagni di liceo e università più "efficienti", c'erano quelli che imparavano la lezione già in aula.
Tuttavia, se Alice comprende il testo e lo ri - legge correttamente, mi immagino che abbia gli strumenti per apprendere tramite il testo scritto, forse con una fatica (che tu non descrivi, ma in qualche modo deve esserci) che magari compenserà nel tempo, come già ora compensa altre difficoltà.
Sappi che non sottovaluto assolutamente le difficoltà di Alice, chiedo proprio per capire.
Poi, concordo pienamente, che il danno più grande che si possa fare è rovinare la voglia e la curiosità di apprendere dei nostri figli.
Un dsa è come un miope. Io ci vedo benino anche senza lenti, ma mi affatico inutilmente. Non c'è nessun vantaggio a sforzarmi di non usarle.
Piuttosto ti chiedo: perché secondo te NON dovrebbe usare gli audiolibri per studiare? Si esercita nella lettura in italiano, in matematica, oppure leggendo Geronimo Stilton nel tempo libero. Storia scienze e geografia può ascoltarle. È un metodo più efficace, non ci vedo nulla di male.
Io non credo alla storia che lo studio debba essere necessariamente fatica. E soprattutto credo che ognuno abbia il suo stile cognitivo, che va rispettato e anzi incoraggiato [emoji4]
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