Annuncio all'universo mondo di essere in possesso del libro maledetto e di averne divorato una sessantina di pagine in tempi da centometrista pechinese, portandolo avanti insieme al "Mein kampf" di Hitler.
A caldo, posso dire soltanto che l'attacco non poteva essere migliore.
I passaggi in cui il protagonista si sofferma - senza giustificare, senza esaltare, senza respingere, senza piangere - sull'ineluttabilità dell'accaduto, consapevolizzandoci della sua effettiva gravità attraverso l'elencazione di meri dati contabili, andrebbero sottolineati con l'evidenziatore.
Ho trovato inoltre la sua visione delle cose (traducibile nel seguente modo: "è sempre accaduto e sempre accadrà") più che realistica. Basti solo pensare cosa è successo ieri in Afghanistan a decine di bambini.
E, ancora: il momento in cui il comandante del gruppo di Aue impazzisce dopo aver saputo che gli spetterà di portare a termine l'esecuzione - stabilita irrevocabilmente dall'alto - di mille ebrei per rappresaglia contro i Russi, dice di qualcosa che non avevo mai visto né letto. Forse, soltanto "Il pianista" di Polanski è andato vicino a questo qualcosa.
Fino ad ora, e poi chiudo, le confessioni omosessuali del protagonista mi fanno pensare questo: in un momento in cui la Germania intera - anzi, il Volk pangermanico - era chiamato alle armi, si tendevano forse a giustificare (soprattutto nei confronti dei migliori uomini del paese) certe debolezze. Ma è ancora troppo presto per fare congetture.
"Le benevole" di Littell
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Grande Simone!
E complimenti per la... lettura parallela.
Se seguita a interessarti così, mi farà piacere di aver rafforzato la tua tentazione all'acquisto.
E complimenti per la... lettura parallela.
Se seguita a interessarti così, mi farà piacere di aver rafforzato la tua tentazione all'acquisto.
"Ci sono persone rotonde, mia cara signora, ci sono bambini a forma, diciamo, di triangolo, perché no, e ci sono... Ci sono bambini a zigzag"
(David Grossman)
(David Grossman)
Dopo mesi, ho terminato questo monumentale romanzo, ricavandone l'impressione che si tratti di un capolavoro mancato.
E spiego in due parole perché.
L'intento dichiarato di Littell era quello di farci immedesimare in un ufficiale delle Waffen SS, cosa che, a mio avviso, non può riuscire con un personaggio come Maximilian Aue. Non posso infatti sentirmi partecipe delle fantasie (e azioni) omosessuali e incestuose del protagonista.
E' come, insomma, se Littell avesse fallito obiettivo.
Pensavo, inizialmente, che la questione del nazista omosessuale potesse essere interessante; il fatto è che la dimensione sessuale finisce da un momento in poi per essere predominante e si finisce, di conseguenza, per considerare la perversione del protagonista come una metafora della perversione nazista.
Sicuramente non è così. Immagino che Littell abbia riflettutto a lungo su questa scelta strabordante e discutibile.
Fatto sta che, laddove il sesso non entra, il romanzo è praticamente perfetto e presenta momenti altissimi (il dialogo con l'ebreo centenario e il dialogo con l'ufficiale russo, ad esempio).
E fatto sta che, se protagonista fosse stato Thomas, l'alter ego di Aue, Littell avrebbe fatto centro.
Ho trovato su tutto eccellenti le - brevi, ma forti - riflessioni intorno alla natura religiosa del nazismo (considerato come nemesi dell'ebraismo) e l'idea portante del nazismo come male, ma non come "male metafisico", non come male assoluto.
Peccato, però, che il racconto prenda troppo spesso una piega erotica, che io non riesco a giustificarmi, anche e soprattutto, ripeto, sul piano metaforico.
E spiego in due parole perché.
L'intento dichiarato di Littell era quello di farci immedesimare in un ufficiale delle Waffen SS, cosa che, a mio avviso, non può riuscire con un personaggio come Maximilian Aue. Non posso infatti sentirmi partecipe delle fantasie (e azioni) omosessuali e incestuose del protagonista.
E' come, insomma, se Littell avesse fallito obiettivo.
Pensavo, inizialmente, che la questione del nazista omosessuale potesse essere interessante; il fatto è che la dimensione sessuale finisce da un momento in poi per essere predominante e si finisce, di conseguenza, per considerare la perversione del protagonista come una metafora della perversione nazista.
Sicuramente non è così. Immagino che Littell abbia riflettutto a lungo su questa scelta strabordante e discutibile.
Fatto sta che, laddove il sesso non entra, il romanzo è praticamente perfetto e presenta momenti altissimi (il dialogo con l'ebreo centenario e il dialogo con l'ufficiale russo, ad esempio).
E fatto sta che, se protagonista fosse stato Thomas, l'alter ego di Aue, Littell avrebbe fatto centro.
Ho trovato su tutto eccellenti le - brevi, ma forti - riflessioni intorno alla natura religiosa del nazismo (considerato come nemesi dell'ebraismo) e l'idea portante del nazismo come male, ma non come "male metafisico", non come male assoluto.
Peccato, però, che il racconto prenda troppo spesso una piega erotica, che io non riesco a giustificarmi, anche e soprattutto, ripeto, sul piano metaforico.