gingerale wrote:Queste sono le parti in cui mi riconosco di più.
Anche perché noi non siamo ancora davanti ad una diagnosi di alcun tipo, siamo solo nella situazione di essere in cerca senza risultato da circa un anno. Che non è tantissimo, ma non è nemmeno poco. Diciamo quanto basta per iniziare a porsi molte domande.
Questa è la cosa che mi riesce più difficile, perché le volte in cui l'ho fatto, fuori da qui intendo. Purtroppo è un argomento difficile e chi non ci è passato tende a banalizzare, anche involontariamente, proprio per ignoranza.
Infatti ho smesso di parlarne e alle domande dirette rispondo in modo evasivo, cerco di cambiare discorso. E mi sembra persino che la gente preferisca così piuttosto che affrontare un discorso doloroso fino in fondo.
Però non è facile e capisco la voglia isolarsi che ne discende.
Io con qualcuno ne ho parlato e mi è capitato di essermi data più volte della deficiente proprio perchè ho trovato di fornte persone che, con le loro domande, mi hanno fatto sentire più a disagio che altro.
La domanda che odio di più, ma dal profondo del cuore è:"ma di chi è la colpa?".
Io rispondo sempre che di colpa si può parlare quando si commette un torto, un'azione sbagliata, non quando si è di fronte ad un problema probabilmente congenito.
è come nascere con un dito in più o in meno...di chi è la colpa?
E, una volta stabilito che non si tratta di colpa, io parlo di DIFFICOLTA' DELLA COPPIA.
Yiddishmama wrote:Ci rifletterò. Mi sembra molto interessante, come in generale è interessante e complessa, piena di implicazioni l'imprecisa e "facile" equivalenza adulto-genitore.
Te la butto lì senza analizzare troppo, per ora, poi se vuoi mi interesserebbe approfondire questo aspetto.
Bellissima, sì, la vignetta in firma.
Ci penso un po' su ma così, di primo acchitto mi viene da pensare che un adulto al quale viene fatta una diagnosi di infertilità si sente un po' come un bambino al quale hanno detto che Babbo Natale non esiste.
Ti senti disorientato, hai davvero bisogno di una figura forte, di una figura che possa aiutarti a superare la prima fase (che poi può anche durare per tutto il percorso) di incredulità, di rabbia e, come un bambino corre dal genitore perchè in lui vede la comprensione, il rifugio, l'adulto ricorre al medico.
Perchè solo lui, al pari di un genitore di fronte ad un bambino disorientato, sa dare le risposte.
Ma se ti va ci torniamo.
Gwen wrote:A me ha colpito questo:
Molte di esse vivono l’infertilità con un carico di ansia e depressione paragonabili a quelle di solito connesse a condizioni gravi come il cancro, la sieropositività o il dolore cronico.
Lo spiaccicherei in fronte a chi dice che se Dio non ti ha dato figli bisogna accettarlo serenamente e parla di adozione come se si trattasse di andare a comprarsi un paio di mutande. Sti stronzi.
Penso però che si riferisca ai momenti peggiori...io non la vivo così.
è un grosso problema, non hai certezze rigurado alla riuscirta, ti senti spaventato in relazione al futuro (chissà se mai invecchieremo soli...) ma non lo paragono ad una malattia che può portarti alla morte.
Io comunque continuo a giorie delle piccole cose, nonostante tutto.
E sono tornata a cantare in macchina.
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Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stato
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo più lontano
ma tu ci sei sempre stato
E MENO MALE CHE RIE C'E'! (E LO DICE COMUNQUE MEGLIO -Lupina docet-)
COME LO STUDIA ERIN NESSUNO MAI. (Paola M.)
Fortunate noi ad avere FEDE! (Silvi-a-)