emamè wrote:quindi non è proprio così innocqua come dicono, interessante.
io ho scelto un ospedale dove quanto meno ci sia la possibilità volendo di farla, mi sento più tranquilla in caso appunto di ossitocina o necessità; l'idea di un ospedale in cui l'anestesista non è in reparto ma reperibile mi faceva paura in caso di emergenze.
No, non è innocqua. ha possibilità di effetti collaterali non da poco. Ovviamente non certezza eh, ma personalmente temevo parecchio i rischi (anche perchè avendo già il diabete gestazionale entrambe le volte per me la minima complicazione significava cesareo immediato)
“Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.” (Ettore Petrolini)
Mamma di Lorenzo: 04/12/2007 e di Marzia (ex parassitina poi BIMBA BUFFA ora BIMBA PAZZA) 27/12/2010
“…Anche se, adottando certi metodi, i nostri figli, forse, mangerebbero meglio o dormirebbero di più, ci ubbidirebbero senza lamentarsi o starebbero un po’ più zitti, noi non li possiamo usare. E non necessariamente perchè questi metodi siano inutili o controproducenti, nè perchè causino traumi psicologici. Alcuni dei metodi che criticheremo in questo libro sono efficaci, e forse qualcuno sarà anche innocuo. Ma ci sono cose che, semplicemente, non si fanno”. Carlos Gonzales. Tratto da "Besame Mucho"
io non l'ho fatta, la prima volta ho partorito con induzione e la seconda spontaneamente; per me, e parlo per me, è il dolore che mi ha dato la forza necessaria a partorire.
emamè wrote:quindi non è proprio così innocqua come dicono....
è pur sempre un'anestesia
io so che se l'anestesista che te la fa è bravo riesce a dosartela bene così da non interferire con le spinte, ma è un dato di fatto che spesso chi fa l'epidurale ha qualche problema a percepire la fase espulsiva
che poi non vuol dire: io non l'ho fatta ma quando mi hanno stesa sul lettino da parto lo stimolo a spingere mi è molto calato, proprio non mi ci trovavo più
la storia che poteva dare emicrania me l'aveva detta anche l'anestesista stesso al colloquio
Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare m entre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.