Il mio professore di latino e greco ha tentato in tutti i modi di farmi odiare le lettere classiche; più valida quella di italiano, anche se la passione per la letteratura era dentro di me, non è stata instillata da nessuno.Weinà wrote:Vi leggevo già ammirata, ma dopo i "Sepolcri" e il "De rerum natura" mi levo il cappello davanti a tutte voi. Li ho entrambi studiati al liceo con un'insegnante di italiano e latino che mi ha fatto odiare anche ciò che di mio avrei amato. Se c'è una cosa che rimpiango, è proprio non aver studiato bene la letteratura.
Io ricordo un sacco di incipit ma dopo tre-quattro versi già mi incarto. Forse so ancora tutto L'Infinito, ma solo perché l'avevo imparato per l'esame di terza media.
Mio padre, che ha la terza professionale, ne sa moltissime ma non ne ricorda i titoli. Tipo se gli chiedi L'infinito buio totale, ma se gli dici "Sempre caro" lui ti spara tutta la pappardella. Ci fa troppo ridere! Fa lo stesso coi verbi.
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Vinco facile per gli studi universitari, mesi e mesi matti e disperatissimi su Dante, meravigliosi corsi monografici in cui ho davvero imparato a "sentire" la bellezza del linguaggio letterario, l'universalità e l'eternità dei sentimenti, come un lunghissimo sentiero alla scoperta del significato dell'esistenza... Pensate al filo sottile ma resistentissimo che unisce il "Solo e pensoso" di Petrarca al Meriggiare pallido e assorto di Montale passando per Alla sera di Foscolo e l'Infinito di Leopardi...
Vinco facile anche perché un po' di letteratura (sempre meno, purtroppo) la propongo in classe!
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