SimoneB wrote:Al di là dell'isteria ecclesiastica con cui il libro è stato accolto, per me il suo successo resta comunque indicativo di come vanno le cose oggi, per almeno due ragioni.
La prima: un autore copia pari pari le tesi esposte un ventennio prima, anche se in versione saggistica e non narrativa, da tre giornalisti (i quali a loro volta le avevano estrapolate da tutta una letteratura esistente intorno al presunto mistero di Rennes-le-chateau) e diventa miliardario.
Nessuno o quasi tra gli specialisti se ne accorge o lo denuncia. Quei pochi che lo fanno restano inascoltati.
Seconda ragione: nella prima versione del libro, nella introduzione, Brown sosteneva (seriamente, senza licenza poetica) che le tesi che avrebbe esposto erano storicamente fondate. La cosa è assurda, dato che le fonti utilizzate per sostenere l'esistenza del Priorato di Sion sono un falso dichiarato (nel senso che gli stessi contraffattori lo hanno dichiarato tale).
Nessuno o quasi tra gli specialisti se ne accorge o lo denuncia. Quei pochi che lo fanno restano inascoltati.
Morale della favola: chi ha creduto, leggendo Brown, all'esistenza del Priorato di Sion, contestando da quella posizione la storia della Chiesa, crede, probabilmente senza saperlo, in ciò che è stato dichiarato unanimemente come falso appena pochi anni prima.
Questo, a mio modesto avviso, dà bene la misura di quante balle (ben più insidiose e pericolose) possano e riescano oggi a farci digerire i media, i quali, a forza di surriscaldarci la testa con notizie prive di senso, hanno abbassato pericolosamente il nostro livello di guardia.
So bene che si tratta di un romanzo (per quanto l'autore nella famigerata introduzione insistesse sulla verità storica), perciò non voglio drammatizzare, ma il fenomeno Brown mi pare comunque significativo per capire molte cose.
Per alleggerire un po', vorrei dire comunque che il libro secondo me non era male, mentre il film poteva essere fatto meglio.
Ciao!
Ma sei Simone di Silvia? :)
Comunque ti quoto in assoluto; Brown ha fatto un bel minestrone, ha avuto la pensata giusta di scrivere un romanzo sull'argomento e questo gli ha garantito di vendere a quel pubblico che difficilmente sarebbe poi andato a verificare quanto letto.