lenina wrote:non sono riuscita a spiegarmi bene.
Intendevo dire che l'adozione deve venire da una spinta alla genitorialità che va al di la di volere un figlio che sia il più possibile "simile al biologico".
Adottare un bambino non neonato significa come hai spiegato tu adottare con lui il suo passato e la sua cultura.
è un adozione su più "larga scala" rispetto a quella del neonato.
Il neonato già avrà subito un distacco precocissimo dalla mamma, un mancato ruolo genitoriale nei primi mesi di vita, più è grande il bambino più la situazione si accentua (e più c'è resistenza da parte delle famiglie adottanti di accoglierlo)
La parola utile è scorretta sono d'accordo con te.
Quello che volevo dire è che secondo me l'apertura all'adozione di bimbi grandi richiede una disponibilità di pazienza e amore molto molto grande.
Ho usato la parola utile perchè spesso quando si parla di questi argomenti c'è chi dice "con tutti i bambini che cercano una famiglia che senso ha la pma".
Il fatto è che se si considerasse l'adozione come alternativa alla pma si desidererebbe probabilmente un bimbo neonato e di neonati adottabili ce ne sono mediamente pochi molto meno che bimbi più grandi.
E non penso che si adotti un bimbo più grande perchè è "utile" la scelta deve venire per motivi molto più profondi.
Al contrario però credo che sia molto utile adottare un bimbo grande ma non è da questo che deve nascere la scelta.
Non so se sono riuscita a spiegarmi.
è una cosa che è anche "utile" ma non deve essere fatta perchè è "utile".
Adesso ho capito molto meglio e sono d'accordo con te sul fatto che l'adozione di bimbi grandi richieda una disponibilità di pazienza e amore molto molto grande, che pure è necessario sia spontanea e a cui è importante non andare però incontro con spirito di sacrificio. Prima di adottare davvero un bambino c'è un percorso molto lungo in cui si ha modo -si spera- di capire se davvero è la strada di famiglia che fa per noi, in senso estremamente personale e intimo, ché deve colmare il nostro desiderio e non superare le nostre possibilità. E l'utilità sociale non ha senso alcuno che venga menzionata tra i motivi della scelta. Quando si va oltre il proprio desiderio e si tacciono le proprie fragilità è molto, troppo facile andare incontro a un fallimento dell'adozione. Che a volte si risolve col ritorno del bambino in istituto e altre volte si consuma nel silenzio e nel dolore delle mura di casa.
Trovo inoltre fuorviante parlare dell'utilità dell'adozione in contesto di scelta (e non invece parlando genericamente degli effetti positivi sulla società), perché contribuisce a gettare sull'adozione una luce distorta. Troppe volte davanti a una famiglia adottiva si sentono affermazioni tipo: 'Come siete bravi' - 'Che genitori coraggiosi' - 'Vi devono tanta riconoscenza'. Quando si sceglie l'adozione in modo davvero spontaneo e consapevole non esiste bravura, non esiste coraggio, non esiste riconoscenza. Non più di quanto esistano nelle famiglie non adottive. A meno che non parliamo di adozioni non riuscite.
kida wrote:c'è stato un periodo della mia vita in cui ho pensato all'adozione, dopo aver perso il primo figlio mi dissero che c'era la possibilità che io fossi sterile e tra il trauma e gli esami innumerevoli che mi fecero fare il mio pensiero è stato l'adozione, mio marito però non era assolutamente d'accordo e in una litigata mi ricordo che mi disse queste parole " ho paura di non riuscire ad amarlo, che magari quando sarà grande e combinerà qualcosa io avrò l'istinto di abbandonarlo"
io lasciai perdere il discorso poi tutto si risolse con un falso allarme però c'era questo fortissimo sentimento in lui la paura di far soffrire di nuovo un bambino che aveva già sofferto abbastanza
detto questo ho conosciuto personalmente una madre adottiva e vedevo in lei la difficoltà materiale di essere genitore di un figlio già grande , quando hanno adottato il bambino aveva 5 anni e lei mi raccontava la fatica sia fisica ma soprattutto emotiva di questa adozione, appena arrivato il bambino voleva dormire solo addosso a lei e lei questo faceva fatica ad accettarlo non riusciva a capire, nonostante conoscesse molto bene il trascorso del bambino e questo suo particolare racconto mi colpì molto perchè per me è normalissimo che i miei figli mi dormano addosso l'ho fatto più volte ma per lei è stato un passaggio difficile e mi ha fatto molto riflettere
Questa famiglia è stata poco accompagnata, mi pare, persino io che mi sono fermata dopo i primi colloqui con i servizi sociali ero già consapevole della naturalezza di questi bisogni da parte di un bambino grande. Mi dispiace tanto.