Rossana wrote:Ciao Simone, ami anche tu Paolo Conte?
Poi, sempre OT: la frase che hai nella firma è di Emidio Clementi dei Massimo Volume? O è un altro Clementi che non conosco? :-)
Cara Rossana,
dei "Massimo Volume" conosco solo i primi tre dischi. A folgorarmi fu proprio "Il primo Dio", la canzone dedicata ad Emanuel Carnevali, autore appunto del "Primo dio" (libro pubblicato da Adelphi).
La citazione che utilizzo come firma è tratta da questa canzone, che peraltro credo sia un patchwork di citazioni tratte dal libro di Carnevali. Dissuaso all'epoca da un conoscente, non avevo affrontato la lettura dell'opera di questo poeta, il quale, tra parentesi, morì abbastanza giovane e fece fortuna - fortuna non materiale - solo in America. Questo per dirti perciò che non ti so dire definitivamente se la frase appartenga a Emidio Clementi o a Emanuel Carnevali.
Quanto a Conte, il capitolo è ben più ampio e, non volendo venirti a noia, ti dico solo che ho speso una parte cospicua della mia esistenza, tra il 1991 e il 1998, ad ascolatarlo in maniera ossessiva, prima di abbadonarlo per entrare nella fase Pixies.
Ho anche passato un periodo di tempo in cui, per infantili manie di distinzione dal conformismo anticonformista degli studenti di Lettere, io e un mio caro conoscente - anch'egli ossessionato dalla musica di Conte - frequentavamo l'università in cravatta, ispirati dalla sua eleganza. Non c'è bisogno di dirti che i risultati estetici erano a dir poco tremendi.
Chiudo con l'aneddotto di rito. Il primo concerto di Conte al quale io e l'altro sfegatato abbiamo assistito fu nell'Astigiano, dunque praticamente a casa sua. Ebbene, ti dico solo che siamo a forza di urlare "Azzurro" riusciti - e pensandola oggi è stata davvero un'impresa significativa - a farlo tornare fuori per una terza volta a concerto chiuso, lui in t-shirt bianca, vale a dire ormai mezzo spogliato, a cantare.
Credo sia stata una delle notti più belle della mia vita: Paolo Conte, pur sotto ricatto, ha cantato "Azzurro" per noi.