Posted: Sat Jun 14, 2008 9:14 am
Premetto che m'impegno sempre a non abbandonare né libri né film e non per sapere come va a finire o chi è l'assassino, ma per il gusto sadomasochistico di soffrire le pene dell'inferno per poi infliggerle a chi me le ha provocate, stroncandolo e sconsigliandolo in ogni possibile occasione pubblica o privata (e le nuove leve di scrittori italiani, più o meno miei coetanei, sono per me il massimo per esercitare questa furia critica).
Ciò premesso, appunto, vengo ora ai miei ultraclassici abbandonati.
Come Gabry, anche per me "Un amore di Swann" di Proust è stato l'unico tentativo di abbordare la "recherche" e a nulla sono valse le arringhe in sua difesa di tante persone che pur stimo parecchio.
Come Superaffaella, sono indecorosamente crollato davanti a "Il maestro e margherita".
Se nel primo caso però ancora mi vergogno di non essermi sentito in colpa, nel secondo il senso di colpa impera, perché non mi spiego davvero come un romanzo così straordinario - anzi, diciamo pure un capolavoro (il capitolo su Ponzio Pilato toglie il fiato) - per tante pagine, mi si sia rivelato d'improvviso farraginoso al punto di doverlo abbandonare.
Altri tre libri che ho piantato (ma che talvolta ancora riprendo) sono infine:
"Le piccole vacanze" di Alberto Arbasino, "Così parlò Zarathustra" di Nietszche; "Il giro di vite" di Henry James e "La cognizione del dolore" di Gadda.
Ciò premesso, appunto, vengo ora ai miei ultraclassici abbandonati.
Come Gabry, anche per me "Un amore di Swann" di Proust è stato l'unico tentativo di abbordare la "recherche" e a nulla sono valse le arringhe in sua difesa di tante persone che pur stimo parecchio.
Come Superaffaella, sono indecorosamente crollato davanti a "Il maestro e margherita".
Se nel primo caso però ancora mi vergogno di non essermi sentito in colpa, nel secondo il senso di colpa impera, perché non mi spiego davvero come un romanzo così straordinario - anzi, diciamo pure un capolavoro (il capitolo su Ponzio Pilato toglie il fiato) - per tante pagine, mi si sia rivelato d'improvviso farraginoso al punto di doverlo abbandonare.
Altri tre libri che ho piantato (ma che talvolta ancora riprendo) sono infine:
"Le piccole vacanze" di Alberto Arbasino, "Così parlò Zarathustra" di Nietszche; "Il giro di vite" di Henry James e "La cognizione del dolore" di Gadda.