Page 9 of 25
Posted: Fri Sep 17, 2010 3:26 pm
by la yle
Ho espresso il mio pensiero in merito al linguaggio del libro ad un collega e mi ha detto: Magari anche li si sono scostati dal dialetto anni ’60. sai, un po’ di immigrati dentro e fuori la fabbrica… concedi spazio alla fabula.
Ha ragione anche lui. Anche se dobbiamo tornare indietro di dieci anni visto che il romanzo è ambientato nel 2001. che ne dite?
Posted: Fri Sep 17, 2010 3:29 pm
by France
Elly wrote:Ho espresso il mio pensiero in merito al linguaggio del libro ad un collega e mi ha detto: Magari anche li si sono scostati dal dialetto anni ’60. sai, un po’ di immigrati dentro e fuori la fabbrica… concedi spazio alla fabula.
Ha ragione anche lui. Anche se dobbiamo tornare indietro di dieci anni visto che il romanzo è ambientato nel 2001. che ne dite?
ne dico che il vernacolo lo si parla anche oggi come nel 2001 e come 50 anni fa, quella tizia ha descritto completamente un altro mondo, ricalcante Piombino solo nelle strutture di cemento, come le vie o le fabbriche, stop.
Il resto parla di un paese del terzo mondo.
Il libro,letta la recensione, me lo sono fatto prestare per non regalare soldi all'autrice, il film mi guarderò bene dall'andarlo a vedere.
Posted: Fri Sep 17, 2010 3:44 pm
by la yle
ho capito altro "fenomeno" alla paolo giordano della solitudine dei numeri primi.
ohh poera mi e el me chec che l'è semper ciuc (modo di dire milanese per dire "avanti di questo passo ne facciamo poca di strada)