Romania, un paese da scoprire

Consigli, dritte e informazioni per viaggiare con la famiglia senza spiacevoli sorprese
uca

Post by uca »

superstrafra wrote:mino d'amato?

io ho un cognato rumeno; è in italia dalla rivoluzione e ancora non ha padronanza della lingua, e se ne esce con certe frasi troppo simpatiche ("eh no sai, che io li mando a vaffanculo").
lui sostiene che le cose dopo la fine del regime siano molto peggiorate, che l'inflazione è pesantissima e che comunque non ha alcuna intenzione di tornare a bucarest.



Per l'italiano..... io mi sono impegnata molto, ho studiato, poi io lavoro nella PA, scrivo tutti i giorni lettere, e-mail, scrivo progetti, per forza dovevo impararlo bene!!! Però lo so che tante persone arrivano ad un certo livello e poi si fermano, perchè riescono a farsi capire e più di tanto non gli interessa....

Le cose dopo il regime sono peggiorate dal punto di vista economico, per una grossa parte della popolazione, per l'altra parte sono molto migliorate. I primi 10 anni sono stati molto pesanti, con inflazione alle stelle... anche la mia famiglia ne ha sofferto tanto, ma tanto....
Si dice che le cose sono peggiorate perchè prima tutti avevano una casa e un lavoro che te le dava lo stato. Però, con quei (comunque pochi) soldi che guadagnavi non avevi cosa comprare! I negozi (quei pochi che c'erano) erano letteralmente vuoti: immaginatevi lunghi scaffali, metà vuoti, e sull'altra metà scatole di pomodoro o fagioli.... E non sto esagerando!!! Poi, dal 2000 circa le cose sono iniziate a cambiare, nelle grandi città ormai si vive abbastanza bene, i giovani più che altro. Nelle piccole città e nelle campagne si fa ancora fatica... infatti ci sono ancora tanti che emigrano.
Però prima non c'era la libertà.... E io sono contenta che anche se abbiamo sofferto dal punto di vista economico, almeno siamo LIBERI! Liberi di dire quello che vogliamo, liberi di credere in quello che vogliamo, liberi di scegliere il lavoro che faremmo, liberi di decidere dove vivere, liberi di andare all'estero, liberi di decidere per chi votare, liberi di comprarci una casa o una macchina, liberi di vedere in TV quello che vogliamo e ascoltare la radio che vogliamo, liberi di pensare, liberi volere, liberi di provare..... E questo, secondo me, non ha prezzo!
uca

Post by uca »

superstrafra wrote:ho notato che, nonostante la lunga permanenza in italia, comunque tende ad avere frequentazioni quasi esclusive con connazionali.

tu ti senti ben integrata? hai costruito una rete di amicizie con giovani italiani?


Allora, provo a rispondere a queste domande....
Come premessa, devo dire che secondo me io non rappresento l'immigrato tipo, perchè io ho sposato un italiano, quindi per forza abbiamo amici e conoscenti di entrambe nazionalità o anche di altre.
La tendenza a frequentazioni di connazionali la vedo pure io, sia nelle famiglie di romeni che conosco, che un po' anche in me. Secondo me (ma è una mia opinione personale, non so se sia veramente così) per le famiglie dove entrambi sono romeni (o comunque stranieri) è più difficile farsi amici italiani, per lo più se si fanno lavori che portano a conoscere pochi italiani (tipo una che fa le pulizie conoscerà solo le famiglie dove lavora, mentre un muratore conoscerà solo i suoi clienti, persone con le quali è difficile fare amicizia dato il rapporto di lavoro). Io invece lavoro in un ufficio, passo insieme ai miei colleghi 36 ore a settimana, e questo mi rende più facile il "conoscere" nuove persone, che possono diventare anche amici.
In secondo luogo c'è anche la parte emotiva di tutto: si cerca sempre di ritrovare qualcosa di se negli altri, il fatto di venire da un posto dove si parla la tua stessa lingua che ormai usi poco, dove si mangiano le stesse cose che magari qua non mangi, dove si imparano le stesse poesie da piccoli, ecc... ti da lo stimolo di condividere del tempo con queste persone. E vi dico, per me questo desiderio c'è! La mia migliore amica qua a Genova è una ragazza romena. Conosco anche altre persone romene, anche perchè frequento la chiesa romena a Genova, ma non ho frequentazioni con nessun altro, anche perchè ci sono pochissimi della mia età, di solito sono più grandi. In più, quando ho qualcosa da fare in casa (dal montare un lampadario, al passare i cavi dell'antenna o qualcosa di rotto), lavori che mio marito non fa, chiamo sempre un paio di persone romene che conosco dalla chiesa e che mi aiutano sempre volentieri. E so che loro si frequentano molto tra di loro, anche perchè sono tanti che sono parenti, o comunque che si conoscevano da prima. Comunque, il frequentare persone della tua stessa provenienza io la vedo come un modo per non rompere del tutto le tue radici, ma mantenere vivo quello che sei stato per tanti anni. Sono contraria però alla frequentazione ESCLUSIVA di solo connazionali!

Mi sento integrata? Decisamente SI! Ho amici italiani? Si. Però non è stato facile, anzi! Forse influisce anche la città, perché dicono che qua la gente è molto chiusa rispetto ad altre città. Dato che mio marito anche lui è “emigrato” dalla Sicilia, siamo partiti con zero amici e conoscenti, e piano piano siamo “migliorati”.
Azur
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Post by Azur »

Interessantissmio questo post, Uca, grazie per i tuoi racconti!

uca wrote:Per l'italiano..... io mi sono impegnata molto, ho studiato, poi io lavoro nella PA, scrivo tutti i giorni lettere, e-mail, scrivo progetti, per forza dovevo impararlo bene!!! Però lo so che tante persone arrivano ad un certo livello e poi si fermano, perchè riescono a farsi capire e più di tanto non gli interessa....

verissimo,
mio marito, che pure parla del tutto correttamente, si rifiuta di "esercitarsi" nello scritto perché tanto non gli serve (salvo essere poi cazziato dalla figlioletta perché sbaglia tutte le doppie, ahah)
(e cmq visto che sei qui da poco rinnovo i complimenti per l'italiano, assolutamente a livello madrelingua!)

Mi ritrovo molto anche in quello che dici delle ricerca di frequentazione di connazionali, che trovo molto umana e normale
(anch'io, quando ho vissuto per alcuni anni all'estero, cercavo spesso la compagnia di italiani che mi permetteva indubbiamente di "rilassarmi" di più, perché c'è un contesto e un background culturale comune che rende non necessaria la fatica di soppesare parole, gesti e atteggiamenti per evitare di essere fraintesi)
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