"Le benevole" di Littell

Gli svaghi delle Noimamme

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celtic69

Post by celtic69 »

Ciao Rie, ho regalato "le Benevole" a mio cognato e me lo sono auto-regalato, ho iniziato a leggerlo, sono arrivata circa a pagina 100 ma giuro che non sono riuscita ad andare avanti, idem per mio cognato e dire che sono una lettrice accanita, direi che è piuttosto pesantuccio.. Però vorrei sentire la tua opinione cammin leggendo..
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Rie
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Post by Rie »

Sono proprio a pag. 100 e per ora sono molto intrigata, solo gli impegni di lavoro e la conseguente stanchezza mi intralciano.
Leggero non è, soprattutto per i tanti termini militari.
Certo che la quasi-normalità della gente che finisce dalla parte dei carnefici è resa benissimo.
Di solito sono una lettrice che ama il pathos, e questo libro non ne ha: è gelo, tutto quanto, persino il sesso. Eppure è un gelo che dà il batticuore per come riesce a farti respirare l'atmosfera su cui soffia il peggio della storia.
Tra poco sarò in vacanza, vi farò sapere al ritorno se e come avrò concluso l'avventura.
"Ci sono persone rotonde, mia cara signora, ci sono bambini a forma, diciamo, di triangolo, perché no, e ci sono... Ci sono bambini a zigzag"
(David Grossman)
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Rie
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Post by Rie »

L'ho finito. Sono novecento pagine fitte fitte, non proprio una passeggiata.
Ma meritava lo sforzo, a mio parere.

Cammin leggendo, come dice Celtic, mi sono ricreduta sull'impressione di gelo delle prime pagine. Il protagonista è tutt'altro che gelido. E' un vibrante misto di cieli purissimi dello spirito, così folli da finire, taglienti, per disincarnare le atrocità compiute, e limacciosa, corporale bassezza.
Confermo la capacità di rendere il respiro della storia.
Una storia recente e crudele, indagata in alcuni passi quasi come se fosse un saggio, anziché un romanzo.
Ho apprezzato questo aspetto, nonché l'aver insinuato con una tale suggestione, come scrive Max all'inizio delle sue memorie, che "riguarda anche noi". Che anche noi, al suo posto, forse saremmo stati dalla parte dei carnefici. Che le categorie di Bene e Male nella storia si fondono, si confondono, o forse non sono nemmeno adatte a descrivere la realtà, in un Caso di ellenica memoria dove Colpa e Coscienza sono da rivisitare.

NON ho apprezzato l'imperfetto sovrapporsi dei piani di Max pubblico (ufficiale SS, burocrate più che assassino) e di Max privato (ossessionato da un viluppo di rapporti familiari ridicolmente freudiano-rankiano, semi-omosessuale). Non perché mi abbia disturbata la lontananza dal canone del bravo ariano. Anzi, forse era un modo di superare il cliché. Ma perché dal punto di vista narrativo gli episodi che riguardano questa parte della sua vita spesso interrompono, disturbano (penso al viaggio in Francia).
Delle molte porte che si aprono nella trama, inoltre, alcune restano fastidiosamente socchiuse, altre sbattono con violenza priva di motivazione, altre ancora sono proprio grottesche... e depreco in particolare un eccesso di libertà nel riempire i vuoti della storia che l'autore si è preso con Max e il bunker di Hitler a Berlino.

Insomma, un'opera non senza difetti.
Eppure affascinante.
Se poi chi l'ha scritta, ebreo (!), abbia con ciò voluto speculare proprio sul fascino del Male, non saprei...
Probabilmente posso accettarlo, se sul Male si riflette, e se ne sviscerano con tanta intensità fatti ed emozioni, dei singoli, di un popolo, dell'umanità intera.
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