Elly wrote:Onestamente sono d’accordo su tutto quello che hai scritto: dubbi, speranze, perplessità.
Mi spiace solo che tu non abbia fatto alcun cenno al fatto che della tua situazione, in qualche modo “privilegiata” (non mi sembra di aver mai sentito lamentarsi un dipendente statale…concedimelo...), chi ne andrebbe di mezzo sarebbe anche l’utenza.
Lo dico, e con il dente avvelenatissimo, anche se le colpe sono da ricercare ovviamente altrove perché ho dovuto subire una situazione simile con una serie di maestre di mio figlio. Accettavano la cattedra a poi prendevano aspettative, malattie, congedi parentali fino ad ottenere il trasferimento in sedi più adatte a loro e nel frattempo arrivavano supplenti di supplenti….quando cambiare maestra non è come cambiare la cassiera del supermercato (con tutto il rispetto ovviamente).
Quindi, a malincuore, ti dico: accetta. Tanto sai che sarà per poco il disagio e poi ne godrai per il resto della tua vita lavorativa
Accetta, tanto quando sarai in aspettativa potrai sempre fare consulenze no?
..aah se leggesse questo post Brunetta che vuole l’efficienza a tutti i costi. Ma fare graduatorie per il territorio sarebbe chiedere troppo??????
Elly, non posso darti torto in alcuna singola parola che hai scritto, anche perchè erano le stesse identiche cose che pensavo io (e penso tuttora, eh!).
D'altronde, se sono così combattuta è proprio perchè sono consapevole che quella del dipendente pubblico, sotto molti aspetti, è ancora una situazione privilegiata rispetto a tante altre situazioni.
Però aggiungo, concedimelo, che è facile fare certe osservazioni quando ci si trova al di fuori di certi privilegi (che poi, quelli previsti in relazione al congedo di maternità, più che privilegi io li considero diritti sacrosanti in un paese civile, quello che è tutt'oggi aberrante è che io, libera professionista, per mantenere la mia posizione, abbia dovuto lavorare sino a due giorni prima di partorire e sia dovuta tornare dopo due mesi dal parto).
Quando si ha la possibilità concreta di goderli, non vedo perchè io dovrei pensare in primis all'interesse della comunità prima ancora che al benessere della mia famiglia e dei MIEI FIGLI.
la legge mi concede non di stare a casa a grattarmi per 3 anni, ma di lavorare ugualmente ma vicino ai miei pargoli ed io non dovrei approfittarne, creandomi il problema per gli eventuali disagi in cui potrebbe incorrere l'utenza di Milano?
Mi spiace, ma almeno in questo non mi trovi d'accordo, e peccherò di presunzione, ma credo che qualunque altra madre, non avrebbe la benchè minima esitazione posta di fronte alla scelta, quel che è tragico è non poter scegliere, e doversi violentare ogni giorno nella straziante scelta tra il lavoro ed i figli (e ne conosco di gente ogni giorno non potendo conciliare le due cose, è costretta a scegliere o l'una o l'altra).
Quella si che dovrebbe indignare!
E poi, perdonami, posso capire anche la tua amarezza verso situazioni di estremo privilegio (e che molte donne ancora si sognano), ma non credo di meritarmi il tuo sarcasmo.
Durante l'aspettativa non farò alcuna consulenza, perché il mio dilemma non è certo come poter migliorare la mia situazione economica o come poter portare quanti più soldi a casa, ma come potermi godere maggiormente i miei figli, avendo maggior tempo libero per me e per loro.
Era questo l'oggetto del mio sfogo e mi spiace che tu ne abbia tratto spunto per polemizzare su temi che, per quanto veri, sono troppo generici e complessi per poter essere associati a singole situazioni personali e familiari di cui magari non si sa nulla!