kri wrote:Entro su un tema specifico.
Per me lavorare da casa non è un privilegio, ma un'opportunità che alcuni hanno (fortunati loro!) e altri no.
Se il tipo di lavoro consente, perché non dovrei stare a casa a lavorare?Tolgo qualcosa a qualcuno?
E perché, se a me non è data questa opportunitá, dovrei volere che ad altri non sia data?
Io, come mamma lavoratrice, vorrei potere andare a prendere a scuola mia figlia, portarla a danza e, mentre l'aspetto, finire di leggere un documento di lavoro.
Il punto non è dove e come, il punto è fare, possibilmente bene, il proprio lavoro.
Il punto è come valutare il lavoro, che poi è il titolo della discussione.
Ps Non sono né un'insegnante, né un dipendente pubblico, né ho l'opportunità di lavorare da casa (anzi, lo faccio se devo completare una qualche attività urgente, ma non conta né come strairdinario, né come niente.
Io sono d'accordo con te ma però va DISTINTO il carico di lavoro che si fa a casa.
L'insegnante di Italiano NON può essere considerato come quello di ginnastica, la profe di mio figlio dà un tema ogni 15 giorni che sono nella sua classe sono 50 temi al mese, poi le verifiche di geografia, storia, epica che sono scritte con domande aperte. Poi la programmazione, insomma, preparare una lezione sugli organi eurpoei non è farli giocare a pallavolo il giorno dopo.