Solange wrote:rufy wrote:Perche' una cosa e' prendersi un impegno a 18 anni, come quello di un conservatorio, altro e' vivere seguendo ideali di scoperta di musica nelle comuni berlinesi (ora non ricordo bene quali fossero i suoi sogni, ma piu' o meno avevano questo fascino qui, perche' e' indubbio che un fascino lo hanno).
Per me e' la stessa cosa, una passione che ti trascina e come la vuoi fare e' solo il tuo istinto che te lo puo' dire]
Ma un conto è come queste passioni possano diventare un lavoro.
E per arrivare sempre più in alto, per migliorare, per spirito di
approfondimento lo studio è una tappa essenziale.
Non si tratta di riempirsi la bocca parlando di Conservatorio, perché
lo stesso genitore anni dopo potrà mormorare a mezza voce che il
figlio "professore" di musica è ancora senza lavoro perché di talento
ne aveva poco o perché di posti di lavoro ce n'erano ancora meno.
Io alle passioni credo con tutta la poesia che mi riconosco, e come ho
già scritto in più di un'occasione spero che qualcosa di questa nostra
storia passi in eredità a mio figlio. Ma credo altrettanto fermamente
alla fatica, allo studio, in tutti i campi.
Se fare il bohèmien significa non aver voluto dare una base solida
alla propria passione (sia essa la musica, lo sport, l'arte o il cinema)
pensando che non servisse, pensando che fosse troppo conformista
incanalarsi in un percorso comunque di didattica, non si può pretendere
che questo ci porti chissà a quali risultati.
E (perdonatemi la deformazione professionale) se anche il re dei bohèmien
Amedeo Modigliani, all'Accademia si è iscritto e l'ha frequentata,
avrà avuto i suoi buoni motivi.
