Solange wrote:
La serenita'... e' la mia condizione almeno professionalmente parlando. Sono serena quando vengo in ufficio, ho delle aspirazioni perche' ormai sono nel giro e so che fra qualche tempo la mia carriera fara' un'impennata, la sta gia' facendo. Pero' la felicita' vera l'avrei conosciuta solo insegnando e lo so perche' quando mi capita di tenere dei corsi sono mezza felice. L'altra meta' pensa che ai miei figli insegnero' a inseguire i sogni.
Io parto dal fondo per arrivare a te Crazy.
E parto da queste affermazioni di solange.
Sole, Avevi un sogno, era quello di insegnare, se è la realizzazione della tua vita, se l'avevi capito fin da subito, una volta completati gli studi voluti dai tuoi genitori (24, 25, 27 anni?), una volta adulta, perché non hai realizzato il tuo sogno?
Perché hai scelto la serenità alla felicità?
E sei certa che insegnando (mi auguro non in Italia ove gli insegnanti sono la categoria che, pare, viva una frustrazione senza eguali) tu saresti stata ugualmente serena? (stipendio esiguo, soddisfazioni direttamente proprzionali ai pochi studenti volenterosi ecc ...)
Lo dico senza polemica, ma pretendiamo che un bambino decida da solo cosa è bene per lui, cosa lo renderà FELICE, e SCELGA, poi un adulto, una volta che ha in mano gli strumenti, una volta che può realizzarsi, si crogiuola del fatto che da piccolo qualcuno abbia deciso per lui e non sceglie di inseguire il suo sogno.
Poi riprendo il solito discorso sulla tanto amata EDUCAZIONE.
Tutti concordi che vi sono decisioni che prendiamo NOI per i nostri figli perché dobbiamo educare, però, di fronte all'educazione alla cultura e al bello (musica, danza, sport, arte ecc ... e fatico a capire perché è considerata dis erie B) pretendiamo che loro, pur non sapendo di cosa si tratti, ci indirizzino su cosa fare o non fare, e dovremmo anche rimanere inermi alle loro rese.
Io, che conosco mio figlio, che lo seguo da vicino, ho la presunzione di sapere cosa sia meglio per lui, dalle vaccinazioni allo sport, da quello che gli metto in tavola agli stimoli formativi.
per me è TUTTA educazione, e tutto fa parte del piacere e dell'obbligo che si fondono, irrimediabilmente.
Se avessi lasciato fare a mio figlio, e se lasciassimo fare ai nostri figli, manco a scuola andrebbero, perché li mandiamo alla scuola materna che non è OBBLIGATORIA? perché ravvediamo nella scuola una necessità anche laddove non ci vanno volentieri?
Non facciamo prima a ritirarli e lasciare che inseguano i loro sogni di diventare una winx o dragon ball?
Perché quando è ora di leggere, nuotare, danzare, ascoltare musica, suonarla, ci dovremmo basare sulla loro indole, invece sul cibo, la pulizia, l'ordine, il rutto libero, il sonno, lo spannolinamento, il ciuccio, la televisione ecc ... devono seguire le nostre volontà?
Io sono una bambina che è stata stimolata a fare mille cose ed è stata lasciata libera di lasciarle tutte a metà, male, malissimo! perché per giunta non è stato fatto per un principio di libertà di scelta, ma perché mi si credeva in grado di scegliere.
Invece non lo ero, nemmeno alle superiori, nemmeno all'università.
Io ero una di quelle bambine che andava OBBLIGATA a finire, si sarebbe dovuto scegliere per me e non lasciarmi in balia alla mia tendenza di disinnamorarmi delle cose passato l'entusiasmo iniziale.
Per mia sorella, cresciuta nella medesima famiglia, alla quale sono stati offerti gli stessi strumenti, questo non era stato necessario, e forse i miei genitori sono statti tratti in inganno dall'avere questa bimba tanto ligia all'impegno, da non preoccuparsi che io fossi un'abile anguilla e arrampicatrice di vetri.
Veniamo a mio figlio.
Lapo è un bambino che lasciato fare si perde, anzi, lui va responsabilizzato a priori, io il sermone e il diktat: se inizi non molli, glielo faccio all'inizio di qualsiasi cosa, come intravedo un cedimento gli ricordo l'impegno preso, e con lui funziona.
Laddove ho ceduto, ho fallito, e non gli ho regalato il piacere della FATICA e DELL'IMPEGNO che secondo me sono due pilastri dell'educazione più che tutte le cazzate della "buona educazione libertaria" del fai quel che vuoi basta che sei felice, fa niente se fallirai.
Da piccolo lo so io che cosa ti fa felice, da grande, se avrai i controcazzi, inseguirai la tua felicità e ne farai una professione e sarò felice che sei felice.
Crazy, tu che sei stata una bambina incostante, che s'è persa, che ha sbagliato, che forse ha avuto troppo la possibilità di sbagliare anche in un'educazione repressiva, prova a sederti con tua figlia, vis a vis e non mollarla finché non ti da una risposta esauriente del perché non vuole più andare a danza.
A 5 anni anche questo è un impegno, non cadere ORA nel tranello del lasciarla fare anche nella decisione dello smettere quel che vuole, vuoi smettere? okkei, posso anche prendere in considerazione la cosa, ma me la devi motivare con serietà, perché nella sua testolina c'è un motivo ben preciso e se non c'è continua, finché non lo trova, te lo dice e ci ragionate insieme.
Inizia a farle capire cos'è il sacrificio, che la felicità non è inseguire un sogno senza fare i conti con la realtà, ma che si è felici laddove si COSTRUISCE il sogno.
Poi voglio lasciarti le parole di una bellissima canzone di battiato:
LA CURA.
http://www.youtube.com/watch?v=_IldsVLoXLk
Ecco io credo che educare i nostri figli sia questo,
prendersene cura,
non solo della loro salute, del loro benessere fisico
ma anche del loro bagaglio culturale e dei loro sogni.
E' proteggerli dai fallimenti che per loro natura attireranno,
è conoscere le leggi del mondo e fargliene dono,
è percorrere insieme le vie che portano all'essenza.
questa per me è soprattutto educazione,
un po' come quell'ideogramma del sonno giapponese,
costruire gli argini, dove il fiume possa scorrere.