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Sì, parlo di competizione con gli altri. Nello scoutismo io l'ho vissuta molto, questa cosa. La vittoria nel gioco che diventava lotta. Ma no! Io mi battevo per questa cosa. Il gioco è gioco, non può essere SEMPRE ricerca della vittoria anche danneggiando il prossimo. Nella vita in linea generale diffido di chi ha il tono saputo di chi sa già tutto, di chi ti può guardare dall'alto in basso, di chi pensa di te "anvedi st'imbescille" e te lo fa notare, il che è tipico di chi la vita la vive come una gara. E mi fa andare in besssstia.
[b]"Non ci sono estranei, qui. Solo amici che non abbiamo ancora incontrato" (Yeats)
Odiarti no figuriamoci Se competessi con me che non lo sono forse manco me ne accorgerei Quindi non avrei proprio nessun problema Forse alla lunga si solo se la tua competizione mi mettesse in difficoltà nella vita quotidiana Mi son capitate "frequentazioni" con troppo competitive e alla fine abbiam preso sane distanza Se poi subentra il fatto che la non competitiva "vinca" facendosi semplicemtente la sua vita e l'altra rosichi pure ...
beh, ma ci sono ambiti dove voler primeggiare è fisiologico. La Cate ha parlato del gioco, ovvio che c'è competitività. Se faccio una partita di tennis voglio vincere! Anche se gioco a carte, oppure a Ruzzle :D Anche nella professione, la competitività fa emergere, fa avanzare di grado, fa avere incentivi finanziari. Non lo trovo sbagliato. Per me questi sono gli obbiettivi di qui parlava Trilli. Invece fare a gara perché il figlio parla di più, cammina prima o cazzate del genere è veramente da poveri diavoli, secondo me.