SINOSSI
Delle sue vittime lui non vuole il corpo, vuole solo la pelle: per marchiarla a morte. È un novembre gelido, a New York, e nelle strade spazzate dal vento e dalla neve si aggira un serial killer. È scaltro, feroce, implacabile. Aggredisce donne e uomini nei seminterrati, li trascina nelle gallerie buie e umide che si allargano labirintiche nel sottosuolo, li tatua con un inchiostro al veleno lasciando loro sulla pelle incomprensibili messaggi fatti di numeri e lettere; poi li abbandona a un'agonia lenta e straziante. Chi è e cosa vuole? E il tatuaggio che porta sul braccio, un centopiedi rosso con zanne e un volto umano, ha un significato? A esaminare i primi indizi, il killer sembra ispirarsi al collezionista di ossa, il famigerato criminale che più di dieci anni prima aveva gettato nel terrore la città e messo a dura prova il brillante talento deduttivo di Lincoln Rhyme. Questa volta, spalleggiato dalla fidata Amelia Sachs e da tutta la squadra, il criminologo più famoso d'America sarà costretto a districarsi in un oscuro ginepraio di false piste e colpi di scena, in lotta contro il tempo per sventare un piano folle e diabolico. Perché il passato non muore mai, e il nemico non è mai così lontano.
COMMENTO
Dimenticata la delusione avuta con October list, ho donato di nuovo la mia fiducia a Deaver acquistando il suo ultimo lavoro: L'ombra del collezionista.
La sinossi del romanzo potrete leggerla cliccando sul link allegato, ma non vi dirà assolutamente niente.
Il titolo è fuorviante, la trama nella seconda di copertina quantomeno inutile e la cover è orrenda (del resto le cover dei suoi libri raramente mi dicono qualcosa, Rizzoli compie scelte curiose) ma - devo ammettere - significativa.
Da molto tempo i romanzi di Deaver non sono una novità.
Sappiamo ormai che la ripetizione di schemi in romanzi thriller (ma anche horror, tutto sommato) paga e lo scrittore e il lettore.
Il concetto è quindi questo: se compro Deaver io mi aspetto determinate cose. Mi aspetto che Rhyme si comporti in questo modo, che l'assassino sia fatto in un certo modo e che il finale sia fatto in quest'altro modo.
Tutti i thriller di Deaver hanno lo stesso schema, e questo non fa nessuna eccezione. Va bene così, io ci sto, niente da dire! Certamente non aspettiamoci poi grossi colpi di scena in materia di struttura del romanzo. Quello no.
Quello che possiamo attenderci (e che riceviamo) è un'analisi piuttosto approfondita e conturbante di alcune tematiche.
Ho adorato La dodicesima carta perché trattava con dovizia il tema della magia, ad esempio.
Ho amato ancora di più questo romanzo perché ambientato nel mondo meraviglioso dei tatuaggi e delle modificazioni corporali, argomento che mi appassiona moltissimo.
Diciamo quindi che in questo caso ho giocato in casa e giocando in casa mi sono anche divertita di più.
Il resto, come dicevo, è puro intrattenimento con un finale a mio parere un pochino troppo roboante, macchinoso, fantasioso.
Macchinoso, più che altro.
New York è New York, non si parla di Modena o Carpi, cribbio.
Eppure niente, i malviventi sono tutti lì, tutti appresso a Rhyme, tutti a venerarlo, tutti vicini a casa sua e tutti pronti a rompergli i coglioni nella speranza che forse, in un impeto di rabbia, si alzi in piedi a mò di Lazzaro.
Ironia a parte, lo consiglio chiaramente a tutti gli amanti del filone Lincoln Rhyme e anche a tutti i tattoo lovers
