L'orario di lavoro è un parametro vecchio
Posted: Tue Dec 01, 2015 2:19 am
Chi l'ha detto?
Il ministro Poletti l'altro giorno. E a stretto giro, giá oggi sembra che ci sia chi medita seriamente una proposta di legge in tema. Sotto l'accattivante titolo di "lavoro agile" o "smart working" (poveri noi!).
Avevo letto questa notizia con il solito sopracciglio alzato che mi suscita il fantastico mondo di Renzie... Ovvero: potrei anche condividere il principio e mi sembra ragionevole e al passo coi tempi, ma la socialdemocrazia (?) più realista del re quanto a dogmi capitalisti mi crea crisi di identitá ahaha!
Forse non ci avrei più pensato e avrei aspettato per ragionarci il prossimo dibattito di radio popolare, ma mi è accaduto stasera, ore sette e un quarto, di ricevere sul cellulare una telefonata di un amministratore della mia societá. Ho dovuto arrabattarmi per rispondergli sulla questione di lavoro per la quale mi aveva contattata, e al contempo spedire a basket il figlio e controllare al volo il suo compito su Dante, oltre alle lenticchie sul fuoco.
Solo che questa è l'eccezione, la cortesia che talvolta mi si chiede garbatamente. Perché io vendo tempo contro denaro e se mi prendi più tempo di quel che ti devo è una concessione, non un obbligo, concedertelo.
Se invece fosse la regola?
L'orario di lavoro è quel ferro vecchio fantozziano della corsa a timbrare il cartellino, ed è verissimo che nel mondo di oggi, che va veloce ed è sempre connesso, per i lavori non manuali risulta obsoleto (per quelli manuali vivaddio speriamo proprio che resti!) .
Eppure...
Qualcosa mi dice che nel presente squilibrio tra datore di lavoro/lavoratore, tutto a sfavore di quest'ultimo, il potenziale vantaggio di accompagnare il figlio alla recita della scuola alle tre del pomeriggio, o di scrivere la mail professionale spalmato sul divano di casa in pigiama, non valga il rischio di lavorare di fatto di più, e soprattutto di non riuscire a staccarsi da un ufficio virtuale sempre nella tua testa, benché non più luogo fisico.
Il vendere tempo contro denaro è, in fondo, una difesa.
Non vorrei che si finisse per vendere la propria vita (tutta) contro denaro (poco).
Il ministro Poletti l'altro giorno. E a stretto giro, giá oggi sembra che ci sia chi medita seriamente una proposta di legge in tema. Sotto l'accattivante titolo di "lavoro agile" o "smart working" (poveri noi!).
Avevo letto questa notizia con il solito sopracciglio alzato che mi suscita il fantastico mondo di Renzie... Ovvero: potrei anche condividere il principio e mi sembra ragionevole e al passo coi tempi, ma la socialdemocrazia (?) più realista del re quanto a dogmi capitalisti mi crea crisi di identitá ahaha!
Forse non ci avrei più pensato e avrei aspettato per ragionarci il prossimo dibattito di radio popolare, ma mi è accaduto stasera, ore sette e un quarto, di ricevere sul cellulare una telefonata di un amministratore della mia societá. Ho dovuto arrabattarmi per rispondergli sulla questione di lavoro per la quale mi aveva contattata, e al contempo spedire a basket il figlio e controllare al volo il suo compito su Dante, oltre alle lenticchie sul fuoco.
Solo che questa è l'eccezione, la cortesia che talvolta mi si chiede garbatamente. Perché io vendo tempo contro denaro e se mi prendi più tempo di quel che ti devo è una concessione, non un obbligo, concedertelo.
Se invece fosse la regola?
L'orario di lavoro è quel ferro vecchio fantozziano della corsa a timbrare il cartellino, ed è verissimo che nel mondo di oggi, che va veloce ed è sempre connesso, per i lavori non manuali risulta obsoleto (per quelli manuali vivaddio speriamo proprio che resti!) .
Eppure...
Qualcosa mi dice che nel presente squilibrio tra datore di lavoro/lavoratore, tutto a sfavore di quest'ultimo, il potenziale vantaggio di accompagnare il figlio alla recita della scuola alle tre del pomeriggio, o di scrivere la mail professionale spalmato sul divano di casa in pigiama, non valga il rischio di lavorare di fatto di più, e soprattutto di non riuscire a staccarsi da un ufficio virtuale sempre nella tua testa, benché non più luogo fisico.
Il vendere tempo contro denaro è, in fondo, una difesa.
Non vorrei che si finisse per vendere la propria vita (tutta) contro denaro (poco).