Un posto che non mi piace
Posted: Fri Sep 02, 2016 1:10 am
In un altro thread ho scritto che oggi (giovedì) avrei iniziato a lavorare di nuovo nel ristorante dove ero cuoca prima di restare incinta.
Da allora mi ero ripromessa di non tornarci più. E così è stato fino a oggi.
Ho lavorato lì per 2 anni. Non ho studiato da cuoca, né avevo mai lavorato come tale prima di allora.
Eppure non hanno mai perso occasione per ricordamelo. Preciso che non sono mai stati violenti, nè fisicamente né verbalmente. Eppure, per ogni errore, vedevo le loro occhiate e sentivo i loro toni pungenti.
Ci si lavora male: pessima organizzazione, posto piccolo e poco funzionale, mancanza di strumenti adatti a una cucina di ristorante, diciamo la verità, assenza di nozioni base della cucina e, soprattutto, della pasticceria.
Ho resistito 2 anni e , poi, per fortuna sono rimasta incinta.
Dicevo, ci sono tornata oggi perché mi hanno chiesto di fare dei dolci.
Nulla è cambiato, anzi, direi che c'è stato un peggioramento.
Mi è stata data carta bianca per la scelta delle ricetta, ma quando propongo degli ingredienti, la persona che lavora con me non è entusiasta. Lì si va per il risparmio, che capisco perché so che la situazione non è rosea.
A questo punto mi chiedo perché abbiano scelto me, pur sapendo che io non vado al risparmio sugli ingredienti.
Già 5 anni fa parlavo di pastorizzazione delle uova e di abbattimento (congelamento) dei cibi. Mi risposero che non era roba per loro, non potevano permettersi di fare cose complicate, ma più alla mano. Eppure sono le basi dell'HACCP, il protocollo sanitario dei locali.
Lavorare lì vuol dire andare alla cieca perché il più delle volte chiedono cose di cui non hanno neanche gli ingredienti e le attrezzature adatte.
Credo che domani mi porterò dietro la planetaria per lavorare meglio. Oggi ho impastato 3 kg di frolla a mano!
Scusate, sono stata prolissa. La mie domanda per questo post è: continuo a lavorare in queste condizioni per necessità o mollo il colpo?
Ho veramente bisogno di lavorare, ma non so se riesco in queste condizioni. Però immagino anche che ci sono tantissime persone costrette a lavorare in condizioni più precarie di questa. Forse sono io che pretendo troppo.
Da allora mi ero ripromessa di non tornarci più. E così è stato fino a oggi.
Ho lavorato lì per 2 anni. Non ho studiato da cuoca, né avevo mai lavorato come tale prima di allora.
Eppure non hanno mai perso occasione per ricordamelo. Preciso che non sono mai stati violenti, nè fisicamente né verbalmente. Eppure, per ogni errore, vedevo le loro occhiate e sentivo i loro toni pungenti.
Ci si lavora male: pessima organizzazione, posto piccolo e poco funzionale, mancanza di strumenti adatti a una cucina di ristorante, diciamo la verità, assenza di nozioni base della cucina e, soprattutto, della pasticceria.
Ho resistito 2 anni e , poi, per fortuna sono rimasta incinta.
Dicevo, ci sono tornata oggi perché mi hanno chiesto di fare dei dolci.
Nulla è cambiato, anzi, direi che c'è stato un peggioramento.
Mi è stata data carta bianca per la scelta delle ricetta, ma quando propongo degli ingredienti, la persona che lavora con me non è entusiasta. Lì si va per il risparmio, che capisco perché so che la situazione non è rosea.
A questo punto mi chiedo perché abbiano scelto me, pur sapendo che io non vado al risparmio sugli ingredienti.
Già 5 anni fa parlavo di pastorizzazione delle uova e di abbattimento (congelamento) dei cibi. Mi risposero che non era roba per loro, non potevano permettersi di fare cose complicate, ma più alla mano. Eppure sono le basi dell'HACCP, il protocollo sanitario dei locali.
Lavorare lì vuol dire andare alla cieca perché il più delle volte chiedono cose di cui non hanno neanche gli ingredienti e le attrezzature adatte.
Credo che domani mi porterò dietro la planetaria per lavorare meglio. Oggi ho impastato 3 kg di frolla a mano!
Scusate, sono stata prolissa. La mie domanda per questo post è: continuo a lavorare in queste condizioni per necessità o mollo il colpo?
Ho veramente bisogno di lavorare, ma non so se riesco in queste condizioni. Però immagino anche che ci sono tantissime persone costrette a lavorare in condizioni più precarie di questa. Forse sono io che pretendo troppo.