Un paio di giorni fa abbiamo elaborato i consigli orientativi per i nostri ragazzi delle classi terze.
Ebbene, c'è un ragazzo un po' particolare, al punto che si era sospettata una forma di autismo ad alto funzionamento (poi non confermata).
È brillante, curioso, informato su tutto, perspicace. Ha i risultati migliori in classe in quasi tutte le materie (tranne disegno). Capita di vederlo distratto, ma in realtà non gli sfugge nulla. Passa i pomeriggi a leggere e guardare documentari. L'impressione è che scuola si annoi moltissimo, di sicuro ha bisogno di stimoli diversi, all'altezza delle sue potenzialità.
Però fatica a rapportarsi con gli altri, ha modalità di interazione molto infantili con i coetanei. Dispetti, soprattutto. Non fatti con l'intenzione di fare male, ma certo fastidiosi.
Gli consigliamo un liceo scientifico, però esce quest'osservazione: "LA SCUOLA NON E' FATTA PER LUI". Io ho detto alle mie colleghe che è indecente che la scuola non sia fatta per lui ma per quelli ubbidienti ed esecutivi. Sono quelli come lui che hanno cambiato il mondo, a mio modo di vedere. Perché non riusciamo a valorizzarli? Perché ci sentiamo di dover appiccicare etichette negative (è disgrafico, è immaturo nei rapporti...) e non riusciamo a guardare oltre? Pensate a John Nash: ha una malattia psichiatrica ma ha vinto il Nobel per l'economia. Sarà un difetto della scuola italiana questo soffermarsi alla superficie?
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La scuola non è per lui (post di riflessione)
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Re: La scuola non è per lui (post di riflessione)
Purtroppo in Italia si tende a fare vome Ponzio Pilato. Ora sono fuori ma quando rientro scrivero'meglio
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Re: La scuola non è per lui (post di riflessione)
Bella domanda.Trilli wrote:è indecente che la scuola non sia fatta per lui ma per quelli ubbidienti ed esecutivi. Sono quelli come lui che hanno cambiato il mondo, a mio modo di vedere. Perché non riusciamo a valorizzarli? Perché ci sentiamo di dover appiccicare etichette negative (è disgrafico, è immaturo nei rapporti...) e non riusciamo a guardare oltre? Pensate a John Nash: ha una malattia psichiatrica ma ha vinto il Nobel per l'economia. Sarà un difetto della scuola italiana questo soffermarsi alla superficie?
Io penso che -tolti i casi di insegnanti che avrebbero dovuto scegliere un altro mestiere, che però sono la minoranza- sia un problema di (carenza di) risorse.
Se hai 25 alunni, ciascuno con esigenze e peculiarità diverse, è davvero difficiissimo seguirli tutti in modo ottimale.
Ci vorrebbero molte ore di compresenza/sostegno, oppure classi più piccole,
ma certo la politica non va in questa direzione.
(Mutatis mutandis, è la stessa situazione che c'è nella sanità, vedo ogni giorno gente che fa molto oltre il proprio dovere per tappari i buchi e garantire un servizio, ma se la gente in pensione o in maternità non viene sostituita, chi resta riesce ammazzandosi a garantire un servizio sufficiente, non certo eccellente.
E anche qui la politica non va nella direzione del potenziamento.)