Leo
Posted: Wed Aug 01, 2007 7:28 am
Eccomi qui, a 2 anni e passa di distanza,
a descrivere per la prima volta l'arrivo del nanetto.
Indelebilmente ricordo il ricovero in clinica anticipato
(il mio ginecologo andava in ferie e così mi hanno indotto il parto un giorno prima del termine),
la mia paura e le mie ansie.
Nevicava moltissimo quel 24 febbraio e io
(dopo aver ricevuto il primo ovulo verso le 20.00)
guardavo fuori dalla finestra della mia stanza quel paesaggio imbiancato
e mi sentivo un po' la Madonna (sembrava Natale, e Leo è nato il 25).
La mia famiglia non c'era (i postumi di un recente divorzio ancora
non si erano riassorbiti, togliendo un po' di poesia all'evento),
il mio allora moroso-nonancora-marito era stato rispedito a casa
"tanto ci vorranno ancora tante ore"... e io aspettavo la visita delle 23.00
per capire cosa sarebbe successo quella notte.
Al controllo mi trovano dilatata di 5 cm e, mentre mi visitano, mi si rompono le acque.
"La signora sarà più veloce del previsto".
Verso mezzanotte i dolori iniziano a essere forti,
ma vado lo stesso a piedi (2 rampe di scale, ma in quelle condizioni
era maggiore la paura di restare bloccata in ascensore)
alla visita successiva, prevista all'1 di notte.
Non faccio in tempo a sdraiarmi che i dolori mi bloccano completamente.
"Ah però signora, 9 cm!!".
Mi prende un po' il panico, ma bisogna aspettare che
la dilatazione sia completa.. .passano altre 2 ore di dolori fortissimi
alternati a un silenzio ovattato.
10 cm.
"Dov'è suo marito?? Lo chiami subito!"
Poveraccio, con tutta la neve fresca scesa quella notte è un miracolo
che non sia uscito di strada.
"Ora stia tranquilla che chiamamo il suo ginecologo".
Non aspettandosi un esito così veloce se ne era infatti già andato a casa
pensando di ritornare solo al mattino.
Pare che per raggiungere la clinica sotto la tormenta
sia giunto con Piumone, ramponi e Moon Boot.
Tutti in sala parto, tutti che mi dicono di spingere-io raggiungo
e oltrepasso la mia soglia personale del dolore
(che pensavo fosse alta), imploro l'epidurale...
e tutti mi guardano (intuisco solo gli sguardi perché non indossando
le lenti a contatto ho ricordi un po'...SFOCATI) come fossi scema.
L'anestesista arriva lo stesso, guarda là sotto,
mi viene vicino e mi dice:
"Signora mia, la prossima volta la chieda un po' prima l'epidurale...
si vede già la testa del bambino".
Oh Madonna (quella vera).
Mi ritrovo a ringhiare e urlare come un lupo inferocito
finché non sento quella sensazione unica, meravigliosa e irripetibile
(e così chiara ancora nella mia mente) di Leo che esce da me,
del cordone che si srotola velocemente,
della mia pancia che si svuota...
Eccolo, perfetto e già pulito, quasi con la riga da parte, PRECISO.
Nostro, mio. Amore totale e non misurabile.
Mi sento MAMMA, come se lo fossi sempre stata.
a descrivere per la prima volta l'arrivo del nanetto.
Indelebilmente ricordo il ricovero in clinica anticipato
(il mio ginecologo andava in ferie e così mi hanno indotto il parto un giorno prima del termine),
la mia paura e le mie ansie.
Nevicava moltissimo quel 24 febbraio e io
(dopo aver ricevuto il primo ovulo verso le 20.00)
guardavo fuori dalla finestra della mia stanza quel paesaggio imbiancato
e mi sentivo un po' la Madonna (sembrava Natale, e Leo è nato il 25).
La mia famiglia non c'era (i postumi di un recente divorzio ancora
non si erano riassorbiti, togliendo un po' di poesia all'evento),
il mio allora moroso-nonancora-marito era stato rispedito a casa
"tanto ci vorranno ancora tante ore"... e io aspettavo la visita delle 23.00
per capire cosa sarebbe successo quella notte.
Al controllo mi trovano dilatata di 5 cm e, mentre mi visitano, mi si rompono le acque.
"La signora sarà più veloce del previsto".
Verso mezzanotte i dolori iniziano a essere forti,
ma vado lo stesso a piedi (2 rampe di scale, ma in quelle condizioni
era maggiore la paura di restare bloccata in ascensore)
alla visita successiva, prevista all'1 di notte.
Non faccio in tempo a sdraiarmi che i dolori mi bloccano completamente.
"Ah però signora, 9 cm!!".
Mi prende un po' il panico, ma bisogna aspettare che
la dilatazione sia completa.. .passano altre 2 ore di dolori fortissimi
alternati a un silenzio ovattato.
10 cm.
"Dov'è suo marito?? Lo chiami subito!"
Poveraccio, con tutta la neve fresca scesa quella notte è un miracolo
che non sia uscito di strada.
"Ora stia tranquilla che chiamamo il suo ginecologo".
Non aspettandosi un esito così veloce se ne era infatti già andato a casa
pensando di ritornare solo al mattino.
Pare che per raggiungere la clinica sotto la tormenta
sia giunto con Piumone, ramponi e Moon Boot.
Tutti in sala parto, tutti che mi dicono di spingere-io raggiungo
e oltrepasso la mia soglia personale del dolore
(che pensavo fosse alta), imploro l'epidurale...
e tutti mi guardano (intuisco solo gli sguardi perché non indossando
le lenti a contatto ho ricordi un po'...SFOCATI) come fossi scema.
L'anestesista arriva lo stesso, guarda là sotto,
mi viene vicino e mi dice:
"Signora mia, la prossima volta la chieda un po' prima l'epidurale...
si vede già la testa del bambino".
Oh Madonna (quella vera).
Mi ritrovo a ringhiare e urlare come un lupo inferocito
finché non sento quella sensazione unica, meravigliosa e irripetibile
(e così chiara ancora nella mia mente) di Leo che esce da me,
del cordone che si srotola velocemente,
della mia pancia che si svuota...
Eccolo, perfetto e già pulito, quasi con la riga da parte, PRECISO.
Nostro, mio. Amore totale e non misurabile.
Mi sento MAMMA, come se lo fossi sempre stata.