Alice, 28 maggio 2004
- Pandina
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Alice, 28 maggio 2004
Ecco la storia completa della nascita di Alice. Sorvoliamo sulle prime 38+5 settimane di gravidanza…tutto benone, tutto ok, mi sembrava di vivere in un limbo magico. Poi una notte, a 38+5 appunto, mi sveglio con una strana sensazione di umidità. Vado in bagno e il mio pensiero è "ma guarda, adesso non riesco più neanche a trattenere la pipì!". Così mi cambio gli slip e me ne torno a dormire. Dopo neanche un’ora mi risveglio e questa volta lo sento bene il liquido che esce…"questa non è pipì!". Ok niente panico. Pino…Pino…Pinoo…Pinooooo!!!! Mi sa che ci siamo, che faccio? Ok, ok, ho il numero della maternità in OBV, così telefono. Mi dicono che anche se non ho contrazioni ma si sono rotte le acque devo andare in ospedale, non mi devo precipitare, posso farmi una doccia ma poi devo andare. In ascensore, alle 4 di mattina, io e Pino ci guardiamo, non sappiamo che dire, io sono stranamente tranquillissima, non so ancora cosa mi aspetta. Anche in auto silenzio di tomba. Arriviamo in ospedale, mi fanno entrare in sala visite e mi fanno un’eco giusto per controllare che la testa sia ancora in basso, tutto a posto. Mi fanno un po’ di domande mentre riempiono la mia cartella. Li vedo un po’ perplessi quando dico che mi hanno fatto un impianto di lentina intraoculare bilaterale (bè, che c’è? Il laser non si poteva fare…). Bene, visto che non succede nulla, verso le 7 Pino va a lavorare, mentre a me danno la stanza. Dentro c’è già una mamma che ha avuto 2 gemelli dieci giorni fa, come sono piccoli!!! Faccio colazione e verso le 8 comincio a sentire qualcosina… piccole contrazioni, ok, ci siamo, si parte! Fino a mezzogiorno sono più che sopportabili, tanto che riesco a pranzare senza problemi, poi, verso l’una si fanno molto piu forti e ravvicinate. Chiamo Pino che si precipita, ancora non sappiamo che ci vorrà tanto ma tanto tempo ancora. Mi portano in sala travaglio e già sono agghindata come un albero di Natale con tutti quegli aggeggi per sentire le contrazioni e il battito del cuore di Alice. Verso le 15 le cose si fanno difficili, non riesco a stare in nessuna posizione, fa un male cane, non serve a niente neanche stare seduta su quel grosso pallone, per non parlare di tutto quello che ci hanno spiegato al corso pre-parto, altro che massaggino alla schina, non voglio neanche che Pino mi tocchi. Mi incavolo proprio quando lo chiamano sul cellulare, telefonata di lavoro, e lui che fa??? Risponde e parla tranquillamente di lavoro, l’avrei ucciso! Dopo un po’ un medico mi dice "le posso offrire una puntura che allevia un po’ il dolore per un paio d’ore". "Ceeerto!!! Cosa aspettate? La voglio, la voglio!!!" Mi fanno la puntura e per un paio d’ore respiro un po’. Poi di colpo l’effetto passa e mi sembra di tornare all’inferno, non respiro, non trovo una posizione che mi allevi un po’ il dolore, e in più sono giù di morale perché mi dicono che ancora il collo dell’utero non si è assottigliato del tutto e la dilatazione è solo di 1 cm e mezzo. Dopo tutto questo tempo?!? Passa ancora qualche ora e finalmente arrivo a 3 cm di dilatazione sono circa le 18-19 di sera. Andiamo in sala parto e finalmente possono farmi l’epidurale. Alleluja! Almeno non sentirò più male, seeeee, come no! L’epidurale non fa il minimo effetto, come non averla fatta. Mi piego in due dal male e urlo di richiamarmi l’anestesista. Dopo un paio d’ore arriva (era in sala operatoria mi dice) e mi rifa l’epidurale e finalmente … ahaha, che bello! Già, ti ho fatto epidurale + spinale. Ah, ecco perché, bene, non me ne frega niente di fare un parto completamente naturale, stavo così male e da così tanto tempo!!! Ma ancora ce ne vuole! Mi iniettano un po’ di ossitocina per rendere più regolari le contrazioni. Ho perso la cognizione del tempo, ora riesco a parlare un po’ con Pino, poverino, non sa che fare, vorrebbe aiutarmi ma non può fare niente. Dopo un’eternità finalmente sento il bisogno di spingere. Sono contenta che ci sia Margherita con me, l’avevo conosciuta al corso pre-parto e mi era piaciuta subito. È molto rassicurante. La mia gine invece è in Canada per un congresso, al suo posto c’è un altro medico molto dolce e premuroso (ha anche chiamato 2 volte il mio oculista, per essere sicuri che non ci fossero problemi con le lenti che mi hanno impiantato negli occhi) con il suo assistente. Arriva anche l’infermiera pediatrica che si occuperà di Alice. Provo a spingere per circa 45 minuti. La testa è lì, dicono, manca poco. Sarà per via della spinale ma io non riesco a farla uscire. Spingo come una pazza mentre Pino e Margherita mi sostengono la testa. Pino dice che sono rossa come un peperone e ti credo!!! Vedo i due medici che confabulano, sono un po’ preoccupati, saprò poi in seguito che stavano pensando di usare il forcipe. Poi Margherita, santa donna, dice "proviamo con il seggiolino". Con un’agilità da contorsionista, parole del gine, mi alzo e mi siedo su questa specie di gabinetto posto sul letto. Ok, sento che così va meglio, spingo due volte, poi sento che mi basta ancora un niente… Margherita a quel punto deve tagliare, mi fa l’episiotomia, sento male ma è solo un attimo, spingo di nuovo e sento Alice sgusciare fuori come un peciolino. Margherita la prende al volo. Poverina, le ho fatto la doccia, le ho bagnato anche le scarpe!!! L’infermiera pediatrica aspira il liquido dal naso e dalla bocca della mia piccola e finalmente lei piange. Non so spiegare cosa ho provato in quel momento, è stata un’emozione fortissima. La stringevo forte a me e le parlavo, ma non ricordo nulla di ciò che le ho detto. Pino non riusciva a parlare, era molto commosso. Erano le 2.45 del mattino. Pino taglia il cordone ombelicale, è sorpreso da quanto sia duro. Poi i medici mi dicono di sdraiarmi, li sento un po’ preoccupati. Nonostante l’episio, mi sono lacerata in due punti in modo profondo. Io non gli presto neanche attenzione, guardo Pino che fa il bagnetto ad Alice, scatto delle foto… Margherita gira e tira il cordone per fare uscire la placenta, vogliono cucirmi in fretta, sto perdendo parecchio sangue. Ad un certo punto mi sento andare. Riesco ad avvisarli e mi ritrovo quasi a testa in giù, la pressione mi è scesa a 75/50. Mi fanno il terzo litro di flebo e mi iniettano anche un antibiotico in vena. Ci metteranno due ore e mezza a ricucirmi!! Mentre ricuciono, l’infermiera mi chiede se posso tenere ancora Alice in braccio per scaldarla, perché sta perdendo calore, infatti è freddissima. Me la stringo forte contro il seno e dopo un po’ sento che si scalda. Poi cerca il seno. Si attacca senza la minima esitazione… ahio! Che male! Quanto tira!!! Poi i ricordi si offuscano. So che mi ritrovo in sala travaglio con Alice che dorme di fianco a me nel suo lettino. Sono le 4 e mezzo del mattino, Pino è andato a casa a riposare un po’, e io, che non dormo praticamente da due giorni, dopo tutto quello che ho passato non riesco a dormire. Guardo Alice e mi dico che sono diventata mamma, ancora non realizzo. È bellissima, perfetta. Ma sono stata io a fare una cosa così bella? Ecco questa è stata davvero l’esperienza più bella e sconvolgente della mia vita.