

Intanto vi avverto che se volete leggere la conclusione e le domande che mi frullano per la testa, potete andare direttamente in fondo, saltando tutta la storia

L'inizio
Come alcune di voi sanno dalla chat di lunedì, domenica sera avevo avuto una piccola perdita di sangue che poi si era fermata. Poiché non capivo da cosa poteva essere arrivata, alla mattina ho chiamato la gine che mi ha detto che può succedere, di controllare se succede ancora e nel caso di passare da lei per fare un'eco di controllo, ma di non preoccuparsi più di tanto. Insomma, mi ha tranquillizzata, anche perché non avevo dolori o altro.
Verso mezzogiorno dovevo presentarmi al consultorio per farmi fare le carte della flessibilità dalla ginecologa dell'ULSS, grazie ad un piacere dell'ostetrica del corso preparto che mi ha consigliata di andare da lei a suo nome. Quindi pranzo, mi vesto, saluto il maritino a casa in malattia (si era operato venerdì ad un dente del giudizio), prendo la macchina e me ne vado pacifica e beata all'ospedale.
Scendo dalla macchina e accade il disastro, anche se al momento non mi sono spaventata più di tanto. Un fiotto caldo mi inonda

La scena comica? Io non avevo assorbenti... ma neanche al consultorio ne avevano da prestarmi, e mi sono dovuta imbottire le mutande di carta igienica

Esco quasi tranquilla, telefono al mio collega avvertendo che al pomeriggio non sapevo a che ora sarei arrivata in ufficio e gli spiego la situazione, mi avvio verso la macchina, chiamo Marco e gli dico che sarei passata a casa a cambiarmi (per fortuna avevo dei pantaloni neri, perché non ho idea di cosa si sarebbe visto con un paio di chiari...) e mentre chiamo mia mamma per chiederle di accompagnarmi... scoppio a piangere e mi accorgo che la situazione è brutta, che potrebbe essere un segnale terribile e che avrei dovuto fare comunque un sacco di strada, arrivare all'ospedale, aspettare al pronto soccorso, prima di poter sapere qualcosa.
Il primo giorno in ospedale
Decido di andare in Borgo Roma, ospedale attrezzatissimo per le urgenze di prematuri... insomma, non si sa mai. L'ospedale in sé non mi è mai piaciuto, è il classico ospedale universitario, disumanizzato e pieno di specializzandi, ma in questi casi c'è poca scelta...
Al pronto soccorso di ostetricia e ginecologia spiego cos'è successo, mi danno un telino (un lenzuolo praticamente da mettere in mezzo alle gambe... ok, se non mi sentivo ancora una papera prima, ora non c'è dubbio...) per controllare le perdite (che nel mentre si sono fermate) mi fanno un tracciato, il mio primo tracciato. Che emozione. Mi spiegano a cosa serve e mi lasciano lì un tot.
Mentre ascolto il cuoricino di Arianna che batte batte batte, nella stanza accanto sento parlare una coppia, che sta facendo un'ecografia... "Ecco, si vede il cuoricino, batte!"... "Ah... sa, eravamo venuti qui per abortire..." "Ah... e ora che ha visto che sta bene volete tenerlo?" "No no, ci faccia le carte!"... e dopo qualche minuto li vedo passare, con le loro carte in mano, con il mio cuore in subbuglio, a pensare com'è strana la vita...

Finito il tracciato mi fanno un'eco e una visita... e con tutta la naturalità del mondo (con quel modo che hanno i medici antipatici di dire le cose come se stessero parlando di un sacco di patate) la dottoressa dice "Sì, il collo è accorciato, la ricoveriamo"...

Lascia il tutto in mano all'assistente e mi dicono di farmi portare la borsa... che io chiaramente non ho pronta. Tra le lacrime chiamo mia mamma che sta lì fuori a prepararmela, chiamo Marco (mia mamma mi ha raccontato che quando è arrivata a casa l'ha trovato coi lacrimoni che scendevano dalle guance... caro lui...) e mi mettono nel letto della stanza dove fanno iniziare i travagli, praticamente alle porte della sala parto. Il reparto è pieno, non hanno posto, è una situzione temporanea.
Potete immaginare il caos... gente che passa appena fuori dalle porte, le urla dei parti che si sentono nonostante le porte e i muri.
Facendola breve, mi lasciano lì praticamente 24 ore, facendomi cambiare 3 compagne di stanza, in procinto di partorire o con il bimbo appena nato al nido, mentre io, alla mia 29esima settimana, rispondevo alle loro domande sorridenti di "Allora, quando nasce?" con "Speriamo aspetti...". Insomma, da un punto di vista psicologico la situazione non era delle migliori...

Per fortuna le due ostetriche del pomeriggio sono carinissime e si degnano di spiegarmi un po' cosa succede. Il tracciato ha evidenziato delle contrazioni (che io non sento), il collo si è accorciato a 2,1 cm ed è quindi al limite, anche se è chiuso.
Mi fanno fare una cura di 48 ore con delle pastiglie (nepifirina, o come cavolo si chiama, insomma, l'ho sentito dire per 2 giorni e non riesco a ricordarmi come si chiama) che dovrebbero rallentare le contrazioni, ma al contempo abbassano la pressione, e io ce l'ho già un po' bassina, quindi mi tengono costantemente a controllo.
In più, mi dicono che faranno 2 punture di cortisone per... preparare i polmoni della bimba, nel caso nasca.

Le mie paure aumentano verso sera, un po' prima di quando avrei avuto in stanza mia mamma e Marco per farmi compagnia per l'unica oretta a disposizione per le visite. Comincio a sentire male alla schiena, ma vabbè, la lombalgia, cosa vuoi che sia, ci sono abituata.
Però... caspita... fa male. Caspita... ma MOLTO male. Cazzo (permettetemelo...), toglie il fiato. L'ostetrica mi mette sotto tracciato, io ancora non capisco, non capisco che sono contrazioni, che ora ci sono ancora e che le sento, e che no, non volevo ancora sentirle, porca miseria, ho ancora 11 settimane da aspettare per queste cose, mi sta bene soffrire a gennaio o febbraio, ma NON ADESSO

Nel giro di un paio d'ore mi passa tutto. Poi sto bene, come se non avessi mai avuto nulla. La notte passa ad occhi aperti, tra controlli di pressioni, battito, brutti pensieri e solitudine. Penso a Marco a casa da solo, con gli animali che poi saprò sono stati agitati tutta notte, come se sapessero, come se anche loro fossero in ansia.
Arriva il pomeriggio del martedì, tra altri controlli, analisi del sangue e delle urine (che mi dicono andar bene), tanta noia e preoccupazione.
Finalmente mi mandano in reparto, in una stanza a due letti (compagna che parla SOLO arabo) con il bagno in camera (una delle poche del reparto), nella zona delle gravidanze patologiche (almeno non rischio di vedermi bimbi in cullina accanto al letto che ciucciano felici... sì, insomma, bellissimi, ma... non mi sembrava adatto nella situazione in cui ero).
Il resto della permanenza in ospedale
Mercoledì è stata la giornata più brutta da un lato, ma meno travagliata dall'altro. Sono rimasta in "stand by", a tutti gli effetti, e questo mi ha fatto arrabbiare, perché in pratica abbiamo perso un giorno per niente. Alla mattina è passata una ginecologa con lo stuolo di specializzande al seguito a fare il giro delle pazienti. Si è degnata di guardare la mia cartella, mi ha chiesto come stavo (e che ne so, io è da lunedì sera che sto bene...), si è informata rapidamente su cosa era stato fatto. Ha detto "Bene, aspettiamo, se domani sta bene, la mandiamo a casa, sennò...".



Finalmente giovedì mattina una svolta: il giro delle visite lo fa il ginecologo responsabile del reparto, il classico dottorone che sprizza medicina dai pori, che ti guarda dritto in faccia con i suoi occhi blu e che ti spiega le cose in modo burbero ma esauriente.
Rimane basito dal fatto che sia ancora lì ad aspettare, chiede di farmi fare esami ulteriori, si arrabbia con l'ecografista che ha scritto due appunti in croce e non ha fatto niente di più.
Le visite
In tarda mattinata riescono a mandarmi a fare una colposcopia. Non l'ho mai fatta, ma mi dicono che è tipo un pap-test, e io tendenzialmente non sono una persona che si spaventa di fronte agli esami medici, anzi, sono abbastanza curiosa (se pensate che avevo richiesto di poter guardare durante l'operazione alle tonsille, o che ho chiesto esplicitamente di non avere calmanti durante la gastroscopia per poter seguire la visita...). Mi accompagna in carrozzina agli ambulatori una giovane ostetrica simpatica e, soprattutto, umana. Chiacchieriamo, mi spiega cosa mi faranno, mi dà supporto. Aveva un visto così dolce che non si poteva restare preoccupati insieme a lei. Nel mentre mi leggo tutta la mia cartella, così vedo che tutti gli esami del sangue sono più o meno a posto, spio l'eco che mi avevano fatto lunedì (effettivamente... c'è scritto ben poco).
Dopo un quarto d'ora di attesa davanti alla porta dello studio, la dottoressa si decide ad arrivare quasi sbuffando, la classica "vecchia megera" che non dà molta fiducia al primo sguardo... ed infatti... la visita è stata ben dolorosa, dopo un "Si rilassi" ('na parola), comincia a lavorare con la delicatezza di un manovale col trapano. Il liquido brucia un po', ma non sarebbe nulla se invece di spostare lo speculum come se avesse in mano un frullino per fare la crema cercasse di usare un po' di delicatezza in più.
Mi chiede se abbia mai fatto un pap-test con aria di chi la sa lunga... Certo, tutti gli anni, l'ultimo a marzo, prima della gravidanza, era negativo. "Ah...". Secondo lei il sangue, che ora si è effettivamente fermato, non proviene dal collo, ma da qualche altra cosa, qualche escrescenza o che so io presente nella cervice. Cerco di farmi spiegare, una volta seduta alla scrivania mentre mi sta facendo le carte, con la sensazione intanto che sia passato un autobus nelle mie parti intime... Odio rimanere nell'ignoranza di quello che mi succede, e ritengo sia giusto informare il sacco di patate del momento di cosa gli sta accadendo, no? "E' una buona notizia?" le chiedo. "Ah, non lo so se è una buona notizia".

L'ostetrica, perplessa quanto me, mi riporta in reparto, cercando di consolarmi dicendo che sicuramente se le ultime visite non avevano trovato nulla, non c'è niente di "brutto" e che quindi dovrei poter stare tranquilla.
Arriva il momento dell'ecografia. Mi portano nella stanza dove avevo fatto l'eco della translucenza nucale, la dottoressa è la stessa di lunedì, ma trova l'appunto del dottore sul fatto di fare un'eco *fatta bene* e soprattutto di controllare che la placenta non sia previa, perché lui ha supposto che il sangue sia potuto arrivare da lì.
Mi fa l'eco più lunga che abbia mai fatto, una morfologica piena di misure, foto e dati.
Arianna sta benissimo, è vispa e snodata (talmente tanto che una delle due gambe è riuscita a controllarla solo "scurlandomi" la pancia per farla muovere perché ce l'aveva piegata in modo pazzesco), solo non si riesce a vedere il faccino (di corsa si era visto lunedì) perché come quasi sempre ce l'ha piazzato verso l'interno e non c'è modo di farla muovere se non decide lei. La dottoressa dice "Beh, per questa volta non lo vediamo, se magari resta qui qualche giorno la prossima eco ci riusciamo"

La flussimetria è a posto, la placenta anteriore sempre ok, liquido pure.
Il collo è rimasto a 2,1 cm, come lunedì, sempre chiuso, stabile.
Buone notizie... finalmente.
L'uscita
Arrivo a venerdì mattina con l'idea che non mi manderanno a casa, e che mi toccherà rimanere lì fino a lunedì (nel weekend non fanno esami di alcun tipo). Molto demoralizzata, aspetto l'arrivo del dottore, sperando fosse quello del giorno prima, come infatti è. Esamina tutte le visite fatte, è soddisfatto rimanendo però con dei dubbi. Mi spiega tutto, mi rende partecipe.
In pratica, ancora non si sa cosa abbia provocato la perdita di sangue (che non si è più ripresentata, o meglio, un pochino sì nel pomeriggio dopo la colposcopia, ma il motivo mi sembra chiaro...), perché il collo si sia accorciato così di colpo (3 settimane fa era a posto...), se il rischio di parto pretermine sia concreto oppure no.
Alla fine decide che comunque tutte le cose fattibili sono state fatte, che la bimba per ora è al sicuro e sta bene, e che non c'è altro da fare che aspettare e vedere se le cose rimangono stabili o se peggiorano. Ma che per questo è inutile rimanere in reparto, e che posso tornare a casa, stando a riposo fino alla 34^ settimana, prendendo 2 supposte di Buscopan al giorno, rifacendo gli esami del sangue la settimana prossima (ho i globuli bianchi un po' alti e non si capisce perché, ma potrebbe essere il mal di gola che mi sono beccata in questi giorni...) e tornando subito al pronto soccorso nel caso si ripresentassero perdite di sangue vivo o dolori.
Posso finalmente chiamare Marco... e farmi venire a prendere nel primo pomeriggio! Per fortuna aveva preso un pomeriggio di ferie, visto che a pranzo doveva andare a togliersi i punti del dente operato, così abbiamo potuto stare tranquilli insieme a casa, con una bella cioccolata calda e tante coccole.
Dubbi, paure, considerazioni
Primo, un piccolo sfogo: ODIO, ODIO, ODIO essere trattata come se fossi l'ultima persona che deve venire a conoscenza di quello che stanno facendo con il MIO corpo, con la MIA salute e con quella della mia bambina. Essere medici dovrebbe essere una missione. Essere umani, soprattutto in un reparto come quello di ostetricia-ginecologia, dovrebbe essere basilare. La rabbia di essere un numero ("vado dalla 33"), l'impotenza di fronte ai "Vediamo, non so, decideremo"... in questo mi sento di ringraziare quel poco di conforto che arriva dalle persone più dolci in ospedali, l'assistente che si scusa se ti dà uno yogurt al gusto che non gradisci, l'ostetrica che sorride mentre commenta quanto la tua bambina è un terremoto mentre cerca di trovare il cuore per il battito...
Riposo cosa significa esattamente secondo voi? Mi è stato detto che posso alzarmi solo per andare in bagno e per mangiare, ma sinceramente al momento non è che mi sono posta molte domande, come ben saprete le cose vengono in mente sempre tardi... riposo vuol dire a letto immobili, o anche sedute in divano a guardare la TV e al PC sulla bella sedia morbida tipo capo ufficio che ho? In pratica, stare sedute comode equivale ad essere a riposo oppure no?
Ho la grande fortuna di avere la mamma disponibile, anche se un po' lontanuccia, che mi aiuterà in tutte le cose di mestieri, spesa, commissioni, etc.
E un povero marito che dovrà tutto di colpo imparare ad arrangiarsi e ad avere delle responsabilità in casa che non ha mai avuto prima (far da mangiare, organizzare un po' le cose...), ma... in fin dei conti... da un lato tutto questo può essere un bene, perché così si troverà papà con già qualche "capacità" sulle spalle, anche se con tutte le ore di lavoro fuori casa che fa mi dispiace un po' per lui, perché si stanca tanto...
Last, but not least: rinnovo nuovamente i miei più sentiti ringraziamenti a voi, che mi avete fatto sentire l'affetto che solo delle amiche possono dare, che non ho mai provato prima e che mi ha fatto piangere di commozione. Sono una pecora stanca, un po' preoccupata, ma al contempo felice, anche grazie a voi :nani: