Posted: Mon Dec 18, 2006 12:21 pm
Se la mia infanzia e' azzurra, la mia adolescenza e' arancione: la forza, l'energia del giallo e la passione e il tormento del rosso.
E' arancione, un colore solare, ma anche torbido.
La mia adolescenza inizia al liceo.
Volevo iscrivermi alla ragioneria, volevo andare nella scuola di Elsa e di Eleana (di tre anni piu' grandi di me) e invece mio padre mi iscrisse al liceo.
Piansi due notti. Non ci fu verso: dovevo fare lo scientifico.
Non so se l'ho mai ringraziato espressamente, credo di no.
Ma a quel liceo devo una parte di quello che sono, almeno una parte di me che mi piace.
Ero una ragazzina come tante.
Con una testa buona e un corpo inadattato.
Non ero un brutto anatroccolo, ma non ero nemmeno un cigno.
Quando hanno stabilito la data di nascita, lassu', hanno sbagliato di una trent'ina d'anni.
Se fossi nata nel 43 sarei stata perfetta. Gambe cicciotte, vita stretta, seno abbondante.
Insomma negli anni 50 sarei stata una da sposare, ma negli anni 80 quei chili di troppo,
distribuiti male, erano solo una fonte di disagio...
Ero una ragazzina ?tosta?, una di quelle che faceva caciara, prendeva questioni, litigava spesso per ragioni di principio, una che andava bene a scuola e che non sopportava l'altro ?primo della classe?.
Un ragazzotto belloccio, di buonfa famglia, un borghese con la faccia da borghese, apparentemente perfetto, talmente perfetto da risultare ODIOSO. Quel ragazzotto si chiamava e si chiama Gianni e, con tutta la fantisia di ogni mondo possibile, non avrei mai potuto credere o immaginare che sarebbe stato il padre dei mie figli.
Ma io all'epoca avevo solo 15 anni e avevo il mio principe azzurro.
Avevo un ragazzo di 18 anni, bello come il sole, avevo il mio primo grande amore.
Si chiamava GianLuca ed era il protagonista della mia prima operetta letteraria: ?boomerang?.
Scelsi di chiamarla boomerang perche' Gianluca era cosi': un amore che nella mia mente andava e tornava...
Ci credevo, credevo che sarebbe stato l'unico amore della mia vita.
A 15 anni non potevo immaginare che esistesse nulla di piu' forte e di piu' intenso.
Sbagliavo, evidentemente.
Sbagliavo, fortunatamente.
A 16 anni il mio terzo viaggio negli States. Un viaggio anche interiore che segna uno spartiacque
decisivo nella mia vita.
Partii, come gia' fatto qualche anno prima, alla vota del kennedy di NYC.
Un fratello di mio padre, zio Angelo (con cui ho un legame fortissimo), ad attendermi.
Tre mesi con lui, la mia lunga estate americana.
Partii che ero sui 60 chili, tornai che ero 96 pounds, insomma ero SOLO 44 chilogrammi.
Al ritorno in Italia mi fu facilmente diagnosticata una forma di anoressia, una forma rara, ma non per questo meno pericolosa.
A differenza di altre forme comuni, la mia non affondava le radici in un disagio familiare.
Anzi, le affondava in una forma di esigenza di catarsi: io piu' non mangiavo e piu' mi sentivo pulita (ovvio che ero in uno stato mentale piuttosto degenerato), mi ero buttata in un mondo interiore fatto di me stessa, di ricerca quasi spirituale.
Insomma mi stavo consumando e questo mi faceva sentir bene.
Per otto mesi non ho avuto le mestruazioni. Ho perso una buona parte dei miei capelli,
portavo le minigonne con taglia 38, lasciai Gianluca e passavo il mio tempo a studiare, studiare, studiare. A suonare magari, a scrivere...e soprattutto a leggere. Ho letto libri assurdi.
Dalla ragion pura di Kant, al cortigiano di Baldassar Castiglione, dalla biografia di Ernesto Guevara, a quella di Adolf Hitler...
Tra psicanalisi, ginecologi e tricologi arrivai alla soglia dei 17: pesavo 51 chili ed ero al massimo delle mie energie mentali.
Magra, felice e guarita.
Ogni tanto ripensavo a Gianluca e al modo brusco con il quale lo avevo lasciato.
Pensavo ai suoi pensieri, ma non c'era piu' spazio per quel grande amore nella mia vita...era tempo per gli amori leggeri, per quelli usa e getta, per le passioni che bruciano al vento di una sera.
Ricordo i miei cento amori platonici, le mie mille infatuazioni e ricordo Alberto,
l'adone Padovano.
22 anni, bello, fidanzato, irraggiungibile....un'estate folle e la mia fuitina verso Padova.
Il dolore di saperlo fidanzato. Le mi prime delusioni.
Ad Alberto dedicavo la mia seconda operetta letteraria: ?il colpaccio?.
Avevo toccato il massimo del mio cinismo e della mia leggerezza, avvertivo prematuramente quello che si chiamava ?l'horror vacui?, la paura del vuoto, ed ero, come in ogni funzione matematica, sulla curva a pendenza negativa.
Stavo ?rientrando? nell'esigenza di qualcosa di piu' vero.
Era il quarto anno di liceo.
Quel ragazzino belloccio, troppo bravo a scuola per la mia esigenza di protagonismo, con cui avevo scambiato un bacio fugace qualche annetto a dietro ( avevo ?tradito? Gianluca in una fase di lancio di quel ?boomerang?)quel ragazzino, insomma, era sempre li.
Per tutta la durata del terzo anno di scuola (diciamo nella mia fase ?spirituale?) non gli avevo rivolto la parola.
LO ODIAVO, semplicemente.
Odiavo la sua asettica perfezione. Odiavo il fatto che riuscisse in tutto senza eccedere.
Odiavo la sua moderazione, la sua tranquillita', la sua razionalita'.
Perche' l'odiavo? E, soprattutto, perche' lui era sempre li pronto ad irritarmi?
Era il 10 aprile del 1990.
Eravamo sul lago di Como.
Eravamo in una gita galeotta.
Avevamo bevuto, Gianni un po' troppo.
Ci sedemmo nel rumore frastornante di una squallida discoteca.
Puzzava di alcool. Ci guardammo, ci baciammo.
Perche'?
Il 10 aprile del 1990 inizia la mia nuova vita, dopo un paio di mesi eravamo in classe
a disegnare la nostra ?casa?...credo di aver capito da subito che ci saremmo amati ?nel bene e nel male, fin che morte non ci separi...?.
La mia adolescenza finisce all'esame di maturita'.
Finisce ai nostri 60/sessantesimi, al sapore effimero dell'onnipotenza.
Finisce al suo concorso vinto a medicina a Firenze e alla mia iscrizione ad Ingegneria.
Finisce ai corsi e ricorsi storici. Io, come cinque anni prima, volevo fare economia e commercio.
Mio padre, come cinque anni prima, voleva la mia iscrizione ad Ingegneria delle Telecomunicazioni.
Pero', questa volta, so di averlo ringaziato per avermi ?obbligata? a questa scelta...
La mia adolescenza finisce con la mia moto, dopo l'incidente.
Finisce ai roller.
Finisce senza mia nonna, senza Alfredo, senza alcuni affetti che la vita ti toglie mancando di preavviso.
Finisce pero' con il sogno di un futuro, con la sottile (bugiarda) convinzione di avere il mondo in mano.
Resta il ricordo di tutta la gente che si e' affacciata nella mia vita: come Floriana, la mia compagna di banco.
Resta il ricordo di anni meravigliosi. Il mio professore di lettere, quello di matematica.
Resta il ricordo di tutte le bugie raccontate per tornare piu' tardi.
I primi concerti.
La mia prima volta....
Continua....con la parte piu' ombrosa...
Dimenticavo.
Oggi GianLuca e' il marito di una ragazza con cui ho fatto il corso preparto.
Dopo 13 anni (in cui non ci siamo nemmeno mai salutati) ci siamo ritrovati e ci siamo stretti la mano fra i nostri rispettivi coniugi, facendo finta di non conoscerci.
Oggi lui e' il papa' di Raffaele, che ha 20 gg di differenza con Carla.
Ci siamo fatti una vacanza insieme e ci frequentiamo come se fossimo amici di vecchia data...e per qualche verso, in fondo, lo siamo.
Alberto e' il papa' di due figli, vive a Padova, con una moglie bellissima.
Floriana vive a Milano ed e' la mamma di Luigi, che ha 15gg di differenza con Carla.
Chi manca? Mio zio l'americano mi aspetta per questa estate (gli porto carla a giungo e spero di dimagrire ancora....)oggi quei 51 chili, sono solo un piacevole ricordo, insieme a tutti gli altri.
appena arrivo a casa aggiungo le foto dei protagonisti
amo lo que tengo
E' arancione, un colore solare, ma anche torbido.
La mia adolescenza inizia al liceo.
Volevo iscrivermi alla ragioneria, volevo andare nella scuola di Elsa e di Eleana (di tre anni piu' grandi di me) e invece mio padre mi iscrisse al liceo.
Piansi due notti. Non ci fu verso: dovevo fare lo scientifico.
Non so se l'ho mai ringraziato espressamente, credo di no.
Ma a quel liceo devo una parte di quello che sono, almeno una parte di me che mi piace.
Ero una ragazzina come tante.
Con una testa buona e un corpo inadattato.
Non ero un brutto anatroccolo, ma non ero nemmeno un cigno.
Quando hanno stabilito la data di nascita, lassu', hanno sbagliato di una trent'ina d'anni.
Se fossi nata nel 43 sarei stata perfetta. Gambe cicciotte, vita stretta, seno abbondante.
Insomma negli anni 50 sarei stata una da sposare, ma negli anni 80 quei chili di troppo,
distribuiti male, erano solo una fonte di disagio...
Ero una ragazzina ?tosta?, una di quelle che faceva caciara, prendeva questioni, litigava spesso per ragioni di principio, una che andava bene a scuola e che non sopportava l'altro ?primo della classe?.
Un ragazzotto belloccio, di buonfa famglia, un borghese con la faccia da borghese, apparentemente perfetto, talmente perfetto da risultare ODIOSO. Quel ragazzotto si chiamava e si chiama Gianni e, con tutta la fantisia di ogni mondo possibile, non avrei mai potuto credere o immaginare che sarebbe stato il padre dei mie figli.
Ma io all'epoca avevo solo 15 anni e avevo il mio principe azzurro.
Avevo un ragazzo di 18 anni, bello come il sole, avevo il mio primo grande amore.
Si chiamava GianLuca ed era il protagonista della mia prima operetta letteraria: ?boomerang?.
Scelsi di chiamarla boomerang perche' Gianluca era cosi': un amore che nella mia mente andava e tornava...
Ci credevo, credevo che sarebbe stato l'unico amore della mia vita.
A 15 anni non potevo immaginare che esistesse nulla di piu' forte e di piu' intenso.
Sbagliavo, evidentemente.
Sbagliavo, fortunatamente.
A 16 anni il mio terzo viaggio negli States. Un viaggio anche interiore che segna uno spartiacque
decisivo nella mia vita.
Partii, come gia' fatto qualche anno prima, alla vota del kennedy di NYC.
Un fratello di mio padre, zio Angelo (con cui ho un legame fortissimo), ad attendermi.
Tre mesi con lui, la mia lunga estate americana.
Partii che ero sui 60 chili, tornai che ero 96 pounds, insomma ero SOLO 44 chilogrammi.
Al ritorno in Italia mi fu facilmente diagnosticata una forma di anoressia, una forma rara, ma non per questo meno pericolosa.
A differenza di altre forme comuni, la mia non affondava le radici in un disagio familiare.
Anzi, le affondava in una forma di esigenza di catarsi: io piu' non mangiavo e piu' mi sentivo pulita (ovvio che ero in uno stato mentale piuttosto degenerato), mi ero buttata in un mondo interiore fatto di me stessa, di ricerca quasi spirituale.
Insomma mi stavo consumando e questo mi faceva sentir bene.
Per otto mesi non ho avuto le mestruazioni. Ho perso una buona parte dei miei capelli,
portavo le minigonne con taglia 38, lasciai Gianluca e passavo il mio tempo a studiare, studiare, studiare. A suonare magari, a scrivere...e soprattutto a leggere. Ho letto libri assurdi.
Dalla ragion pura di Kant, al cortigiano di Baldassar Castiglione, dalla biografia di Ernesto Guevara, a quella di Adolf Hitler...
Tra psicanalisi, ginecologi e tricologi arrivai alla soglia dei 17: pesavo 51 chili ed ero al massimo delle mie energie mentali.
Magra, felice e guarita.
Ogni tanto ripensavo a Gianluca e al modo brusco con il quale lo avevo lasciato.
Pensavo ai suoi pensieri, ma non c'era piu' spazio per quel grande amore nella mia vita...era tempo per gli amori leggeri, per quelli usa e getta, per le passioni che bruciano al vento di una sera.
Ricordo i miei cento amori platonici, le mie mille infatuazioni e ricordo Alberto,
l'adone Padovano.
22 anni, bello, fidanzato, irraggiungibile....un'estate folle e la mia fuitina verso Padova.
Il dolore di saperlo fidanzato. Le mi prime delusioni.
Ad Alberto dedicavo la mia seconda operetta letteraria: ?il colpaccio?.
Avevo toccato il massimo del mio cinismo e della mia leggerezza, avvertivo prematuramente quello che si chiamava ?l'horror vacui?, la paura del vuoto, ed ero, come in ogni funzione matematica, sulla curva a pendenza negativa.
Stavo ?rientrando? nell'esigenza di qualcosa di piu' vero.
Era il quarto anno di liceo.
Quel ragazzino belloccio, troppo bravo a scuola per la mia esigenza di protagonismo, con cui avevo scambiato un bacio fugace qualche annetto a dietro ( avevo ?tradito? Gianluca in una fase di lancio di quel ?boomerang?)quel ragazzino, insomma, era sempre li.
Per tutta la durata del terzo anno di scuola (diciamo nella mia fase ?spirituale?) non gli avevo rivolto la parola.
LO ODIAVO, semplicemente.
Odiavo la sua asettica perfezione. Odiavo il fatto che riuscisse in tutto senza eccedere.
Odiavo la sua moderazione, la sua tranquillita', la sua razionalita'.
Perche' l'odiavo? E, soprattutto, perche' lui era sempre li pronto ad irritarmi?
Era il 10 aprile del 1990.
Eravamo sul lago di Como.
Eravamo in una gita galeotta.
Avevamo bevuto, Gianni un po' troppo.
Ci sedemmo nel rumore frastornante di una squallida discoteca.
Puzzava di alcool. Ci guardammo, ci baciammo.
Perche'?
Il 10 aprile del 1990 inizia la mia nuova vita, dopo un paio di mesi eravamo in classe
a disegnare la nostra ?casa?...credo di aver capito da subito che ci saremmo amati ?nel bene e nel male, fin che morte non ci separi...?.
La mia adolescenza finisce all'esame di maturita'.
Finisce ai nostri 60/sessantesimi, al sapore effimero dell'onnipotenza.
Finisce al suo concorso vinto a medicina a Firenze e alla mia iscrizione ad Ingegneria.
Finisce ai corsi e ricorsi storici. Io, come cinque anni prima, volevo fare economia e commercio.
Mio padre, come cinque anni prima, voleva la mia iscrizione ad Ingegneria delle Telecomunicazioni.
Pero', questa volta, so di averlo ringaziato per avermi ?obbligata? a questa scelta...
La mia adolescenza finisce con la mia moto, dopo l'incidente.
Finisce ai roller.
Finisce senza mia nonna, senza Alfredo, senza alcuni affetti che la vita ti toglie mancando di preavviso.
Finisce pero' con il sogno di un futuro, con la sottile (bugiarda) convinzione di avere il mondo in mano.
Resta il ricordo di tutta la gente che si e' affacciata nella mia vita: come Floriana, la mia compagna di banco.
Resta il ricordo di anni meravigliosi. Il mio professore di lettere, quello di matematica.
Resta il ricordo di tutte le bugie raccontate per tornare piu' tardi.
I primi concerti.
La mia prima volta....
Continua....con la parte piu' ombrosa...
Dimenticavo.
Oggi GianLuca e' il marito di una ragazza con cui ho fatto il corso preparto.
Dopo 13 anni (in cui non ci siamo nemmeno mai salutati) ci siamo ritrovati e ci siamo stretti la mano fra i nostri rispettivi coniugi, facendo finta di non conoscerci.
Oggi lui e' il papa' di Raffaele, che ha 20 gg di differenza con Carla.
Ci siamo fatti una vacanza insieme e ci frequentiamo come se fossimo amici di vecchia data...e per qualche verso, in fondo, lo siamo.
Alberto e' il papa' di due figli, vive a Padova, con una moglie bellissima.
Floriana vive a Milano ed e' la mamma di Luigi, che ha 15gg di differenza con Carla.
Chi manca? Mio zio l'americano mi aspetta per questa estate (gli porto carla a giungo e spero di dimagrire ancora....)oggi quei 51 chili, sono solo un piacevole ricordo, insieme a tutti gli altri.
appena arrivo a casa aggiungo le foto dei protagonisti
amo lo que tengo