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Posted: Thu Oct 27, 2011 4:08 pm
by Solange
Azur wrote:Bellissimo post, Sole

Concordo, penso che questo sia uno degli elementi chiave per dare una svolta all'uso improprio del cibo.

I "momenti peggiori" possono essere effettivamente dei momenti temporali (pomeriggio/notte/fine settimana),
possono essere delle situazioni (in casa da sole, festività, tanta gente per casa, atmosfera in ufficio...)
possono essere delle emozioni o degli stati d'animo (rabbia, frustrazione, noia, vergogna, stress....)

L'importante è prima identificarli e poi PREPARARSI come dici tu, in anticipo (perché sul momento è molto più difficile), diverse possibili alternative efficaci.

Una cosa che all'inizio forse è difficile da concretizzare è che per ogni trigger individuato le soluzioni alternative al cibo dovranno essere diverse tra loro, adeguate allo specifico trigger (stanchezza? mi riposo o faccio un bagno caldo; rabbia? vado a correre o chiamo un'amica; ecc.)
(che è parecchio diverso dall'usare sempre e solo la stessa risposta indistinta - il cibo - per tutte le situazioni)

(c'è un passo per me formidabile su questo in un libro di Gianna Schelotto, ora vedo se lo trovo)


Grazie Lela, ti aspettavo. :bacio:

I momenti temporali per me sono stati facili da individuare.

Però ce ne sono altri di trigger, moltissimi.

Piano piano, ci lavoro su!

Posted: Thu Oct 27, 2011 4:12 pm
by Solange
Ecco, mi è venuta in mente una cosa.

Uno dei miei trigger sono le feste. L'idea di essere in un posto, circondata da cibo delizioso, mi fa scatenare.

L'ultima volta è stato al compleanno di un nostro amico. Mi sono nascosta più volte in cucina con la scusa di prendere qualcosa per Sveva o fare altro per fregare pezzi di pizza ed empanadas, non vista. Sono stata male alla fine da tanto ero piena, ho ingollato il cibo senza minimamente godermelo... sembravo posseduta. E' uno degli attacchi recenti più brutti che ricordi.

Il 31 abbiamo una festa, sempre a casa degli stessi amici. Sono sincera. Sto tremando un po'. Però ho intenzione di riempirmi il piatto con le cose che desidero mangiare, SEDERMI e assaporare ogni cosa fino a che non sarò sazia.

Se dopo avrò di nuovo fame, farò lo stesso.

Penso possa funzionare. Che altro potrei fare?

Posted: Thu Oct 27, 2011 4:16 pm
by Azur
Ecco, l'ho trovato.
Non so se estrapolato dal resto del libro rende, ma per me è stato illuminante, perché "semplicissimo".

("Una fame da morire", di Gianna Schelotto:
la protagonista, una ragazzina, soffre di compulsive overeating, i genitori la mandano da mille dietologi senza risolvere nulla, alla fine va controvoglia da uno psicologo un po' strambo.)

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"Ti va di fare un gioco un po' cretino?"
Lo guardo ridendo e faccio di si con la testa.

Allora assume un'aria assorta e mi dice:
"Adesso ti farò delle domande, tante domande.
Tu dovrai dare a tutte la stessa risposta, anche se ti dovesse sembrare assurda o insignificante.
Sei pronta?"
Faccio ancora un cenno positivo con la testa, incerta se divertirmi o arrabbiarmi.

Musto (il medico, ndr) mi domanda: "Che tempo faceva ieri?"
"Pioveva a dirotto", gli rispondo pronta.

"Ti senti grassa e infelice?"
Esito, ma lui mi incoraggia con la testa.
"Pioveva a dirotto."

"Ce l'hai con i tuoi genitori?"
"Pioveva a dirotto."
E intanto penso "Che cretina che sono...."

Il gioco va avanti per un po'.
Alla settima domanda lui si ferma.
"Se questo gioco ti è sembrato stupido", dice, stavolta con aria severa "sappi che è quello che fai tu da anni.

Cos'è il cibo, se non la risposta alla fame?
Ma tu rispondi cibo, sempre cibo e stupidamente cibo a tutte le domande e a tutti gli stimoli che ti pone la realtà. Mangi se hai paura, mangi se sei triste, mangi se sei arrabbiata.

A qualsiasi domanda rispondi: Pioveva a dirotto".
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