Mamma e papà : educatori diversi
Moderator: Paola
Quando i bimbi erano neonati io ero spesso in crisi a causa dei problemi tipici di un neonato ed anche perchè il mio stile educativo è molto a base di parole, per cui con i bimbi piccolissimi vado un po' in crisi. Ero parecchio affranta ed ammiravo il loro papà sempre così sereno e paziente, così tranquillo con loro. Un giorno egli mi disse: tu sarai un ottima madre fra un po', quando cresceranno e ci sarà da parlare, da ascoltare...quando probabilmente io inizierò a dare segnali di disperazione perchè non sono portato per tanti discorsi. Vedi, ci compensiamo e ci compenseremo in futuro.
Le sue parole si sono avverate. Io ed il loro papà ci compensiamo. Siamo differenti a volte, simili altre, altre ancora molto distanti...però uniti nell'amare i figli e nell'essere una coppia di genitori e una coppia educativa. (Anche adesso che ci siamo separati.)
Per cui...a volte la differenza non la fanno i genitori, ma la fase evolutiva del bambino, con i suoi problemi del qui ed ora.
A volte basta aspettare..
Le sue parole si sono avverate. Io ed il loro papà ci compensiamo. Siamo differenti a volte, simili altre, altre ancora molto distanti...però uniti nell'amare i figli e nell'essere una coppia di genitori e una coppia educativa. (Anche adesso che ci siamo separati.)
Per cui...a volte la differenza non la fanno i genitori, ma la fase evolutiva del bambino, con i suoi problemi del qui ed ora.
A volte basta aspettare..
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chiaretta_1974 wrote:a mio parere dire "lo dico al papà" se può sembrare che sul momento risolva una situazione in cui il bambino non riconosce l'autorità materna, non è che la conferma esplicita che ques'autorità sia carente o secondaria a quella paterna.
Chiara, tu vieni da una conoscenza sul tema, io vengo dal morto.
Questo lo dico non per polemica, credimi, ma solo per offrire una diversa interpretazione nn avvalorata dagli studi, ma solo dall'esperienza
(venire dal morto e' un modo tutto partenopeo di dire "non puoi essere certo che sia vivo, io l'ho visto morto, torno ora da casa sua...)
Mi chiedo e' davvero un problema che "l'autorita' sia carente o secondaria a quella paterna?"
Mia madre e' una donna che non conosce proprio cosa sia l'autorita', ma forse meglio di altri intepreta l'autorevolezza, non credo di avere avuto mai una discussione con lei.
Ci ragionavo la settimana scorsa con mio marito a proposito della sua certezza che io con le mie figlie confliggero' certamente (lo scrivo ridendo, ma so che ha ragione) e ragionavo proprio sul fatto che io non ho memoria di un litigio con mia madre, soprattutto in adolescenza.
Niente, perche' lei non ha mai imposto la sua autorita', al contrario di mio padre, a cui bastava (e basta ancora) uno sguardo per tenerci allineati e coperti.
Lo scrivo ragionandoci, perche' penso che la fortuna di essere una coppia di genitori sia proprio quella di potersi bilanciare.
E' giusto che un bambino ricosca l'autorita' in un genitore, ma deve poter riconoscere anche la dolcezza, la tolleranza, la capacita' di cedere ad una tentazione, contravvenendo alla regola.
Carla 4/12/03
Mena 2/05/06
"Abbiamo messo i bambini in compezione tra loro senza dargli alcuna forza interiore. Abbiamo arricciato i loro capelli e distorto le loro menti. Li abbiamo educati, ma non abbiamo dato loro saggezza."
Tonkahaska
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Leggo Teresa e scopro di venire dal morto pure io.
Mi riconosco anche in quella sottile differenza tra autorità e autorevolezza,
tra rigore e morbidezza, tra l'educare giorno per giorno basandomi
su sensazioni e percezioni e esperienze vissute. Col rischio di sbagliare,
ma di imparare di conseguenza.
Mi riconosco anche in quella sottile differenza tra autorità e autorevolezza,
tra rigore e morbidezza, tra l'educare giorno per giorno basandomi
su sensazioni e percezioni e esperienze vissute. Col rischio di sbagliare,
ma di imparare di conseguenza.
rufy wrote:chiaretta_1974 wrote:a mio parere dire "lo dico al papà" se può sembrare che sul momento risolva una situazione in cui il bambino non riconosce l'autorità materna, non è che la conferma esplicita che ques'autorità sia carente o secondaria a quella paterna.
Chiara, tu vieni da una conoscenza sul tema, io vengo dal morto.
Questo lo dico non per polemica, credimi, ma solo per offrire una diversa interpretazione nn avvalorata dagli studi, ma solo dall'esperienza
(venire dal morto e' un modo tutto partenopeo di dire "non puoi essere certo che sia vivo, io l'ho visto morto, torno ora da casa sua...)
Mi chiedo e' davvero un problema che "l'autorita' sia carente o secondaria a quella paterna?"
Mia madre e' una donna che non conosce proprio cosa sia l'autorita', ma forse meglio di altri intepreta l'autorevolezza, non credo di avere avuto mai una discussione con lei.
Ci ragionavo la settimana scorsa con mio marito a proposito della sua certezza che io con le mie figlie confliggero' certamente (lo scrivo ridendo, ma so che ha ragione) e ragionavo proprio sul fatto che io non ho memoria di un litigio con mia madre, soprattutto in adolescenza.
Niente, perche' lei non ha mai imposto la sua autorita', al contrario di mio padre, a cui bastava (e basta ancora) uno sguardo per tenerci allineati e coperti.
Lo scrivo ragionandoci, perche' penso che la fortuna di essere una coppia di genitori sia proprio quella di potersi bilanciare.
E' giusto che un bambino ricosca l'autorita' in un genitore, ma deve poter riconoscere anche la dolcezza, la tolleranza, la capacita' di cedere ad una tentazione, contravvenendo alla regola.
ovvio rufy, e guarda che io parlo la maggior parte delle volte di mie opinioni valide quanto quelle di ciascuno.
per autorità non intendo mica il rigore, la durezza, la mancanza di tolleranza. Sono io la prima, molte volte a "lasciarmi mettere i piedi in testa dai miei figli" per amore...ma gli faccio capire che non è per debolezza ma perchè glielo consento io.
Probabilmente sarò individualista ma non mi sentirei mai di aspettare che il padre li riconduca all'oirdine al posto mio. Ma appunto questi sono pareri personali ed ogni famiglia è a sè.
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b71 wrote:Leggo Teresa e scopro di venire dal morto pure io.
Mi riconosco anche in quella sottile differenza tra autorità e autorevolezza,
tra rigore e morbidezza, tra l'educare giorno per giorno basandomi
su sensazioni e percezioni e esperienze vissute. Col rischio di sbagliare,
ma di imparare di conseguenza.
Guarda Barbara, ora puo' sembrare una provocazione, e forse in parte lo e', ma io ti chiedo (lo chiedo anche a chiaretta)tu impari sempre dai tuoi errori? o, talvolta, li reiteri all'infinito, non perche' una mamma sia diabolica, ma perche' e' umana e certi "errori" li commetteremo sempre, perche' e' anche un modo per prendere le coordinate noi dei nostri figli e i nostri figli di noi?
Io ogni tanto urlo.
Ma lo vado proprio annunciando. cioe' le preparo, lo dico proprio "sto per urlare, v'avverto sto per urlare e gia' il secondo avvertimento ha superato di almeno tre decibel il primo.
Non fanno in tempo a rimediare che e' gia' partita la sirena della mamma matta.
MA e' un reato?
cioe' io so gia' da adesso che per i prossimi 15 anni dovranno, se Dio vuole, sopportarmi cosi', perche' sono io, sono la loro mamma, sono imperfettamente cosi', cosi' le amo, cosi' cresciamo, poi, e' chiaro (tanto idiota non sono), che mi concedo il lusso di sentirmi e di vivermi imperfetta perche' ritengo (e qui posso sbagliare, tant'e' che ne stiamo ragionando) che questa imperfezione non ledera' il loro sviluppo, la loro serenita', la loro crescita, ma intanto mi libera dall'angoscia di dovermi sentire a tutti i costi una mamma perfetta.
Perche' non lo sono, e devo confessare, che non ho nessuna intenzione di diventarlo, impazzirei.
Carla 4/12/03
Mena 2/05/06
"Abbiamo messo i bambini in compezione tra loro senza dargli alcuna forza interiore. Abbiamo arricciato i loro capelli e distorto le loro menti. Li abbiamo educati, ma non abbiamo dato loro saggezza."
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rufy pure io urlo e a volte pure do loro uno scapaccione..e allora? mica siamo perfette..
pure io sono morbida, ripeto, ma quando lo faccio non mi viene in mente di dire: lo dico al papà...sono permissiva e punto, perchè credo che i bimbi debban poter comprendere che è una mia scelta esserlo e non un incapacità.
poi a volte sono pure incapace...vabbè, come tutti..
pure io sono morbida, ripeto, ma quando lo faccio non mi viene in mente di dire: lo dico al papà...sono permissiva e punto, perchè credo che i bimbi debban poter comprendere che è una mia scelta esserlo e non un incapacità.
poi a volte sono pure incapace...vabbè, come tutti..
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chiaretta_1974 wrote:ovvio rufy, e guarda che io parlo la maggior parte delle volte di mie opinioni valide quanto quelle di ciascuno.
per autorità non intendo mica il rigore, la durezza, la mancanza di tolleranza. Sono io la prima, molte volte a "lasciarmi mettere i piedi in testa dai miei figli" per amore...ma gli faccio capire che non è per debolezza ma perchè glielo consento io.
Probabilmente sarò individualista ma non mi sentirei mai di aspettare che il padre li riconduca all'oirdine al posto mio. Ma appunto questi sono pareri personali ed ogni famiglia è a sè.
Chiara che significa farsi mettere i piedi in testa non per debolezza, ma per concessione? lo chiedo, davvero, per capire la differenza.
Concedere di farsi mettere i piedi in testa non e' ,di per se, una debolezza?
e non e' bello che ogni tanto si sentano anche piu' forti di noi?
Intesa anche come capacita' di averla spuntata in qualche modo?
Non e', credo, una questione di individualismo.
Nel momento in cui si fa appello al "lo dico a papa'" di fatto, l'ordine lo sto ripristinando io, solo che invece di fare appello a babbo natale, ricorro ad uno che si vede piu' spesso in giro (rido, a quest'ora ragiono davvero a fatica)
Carla 4/12/03
Mena 2/05/06
"Abbiamo messo i bambini in compezione tra loro senza dargli alcuna forza interiore. Abbiamo arricciato i loro capelli e distorto le loro menti. Li abbiamo educati, ma non abbiamo dato loro saggezza."
Tonkahaska
Mena 2/05/06
"Abbiamo messo i bambini in compezione tra loro senza dargli alcuna forza interiore. Abbiamo arricciato i loro capelli e distorto le loro menti. Li abbiamo educati, ma non abbiamo dato loro saggezza."
Tonkahaska
dargliela vinta volontariamente vuol dire avere anche la capacità di non farlo, ma scegliere di cedere perchè si valuta che in quella situazione, tutto sommato, si possa cedere.
Darla vinta per la disperazione (mi è capitato..) significa non avere altre scelte educative in quel momento. Ci si sente un po' impotenti ed incapaci di fare diversamente.
Secondo me la sensazione che prova il genitore nei due casi è molto diversa anche se il risultato è apparentemente identico.
Darla vinta per la disperazione (mi è capitato..) significa non avere altre scelte educative in quel momento. Ci si sente un po' impotenti ed incapaci di fare diversamente.
Secondo me la sensazione che prova il genitore nei due casi è molto diversa anche se il risultato è apparentemente identico.