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Rispondendo a Caterina nel suo post,
http://www.noimamme.it/forum/che-papa-sono-vt16976.html ho messo nero su bianco i conflitti sull'educazione dei figli che ho con mio marito.
Leggere per credere fino a che punto siamo diversi nell'approccio , il che emerge soprattutto nelle situazioni di tensione o di scelta su come, quando e quanto arginare i nostri due monellacci.
Non ci piango, non mi arrendo, non mi arrabbio.
Semplicemente, ci rifletto, e mi domando come comportarmi.
Mi piacerebbe sapere...
anche nelle vostre famiglie c'è una discrasia fra come educa la mamma e come educa il papà?
Se c'è, che effetti pensate che abbia nel presente/possa avere in futuro sui figli?
Tendete a risolverla? A tollerarla?
Io... una via di mezzo: mi do alla mediazione, tirando la corda dalla mia parte pur senza mettermi (se non nell'emergenza) a questionare davanti ai bambini.
"Ci sono persone rotonde, mia cara signora, ci sono bambini a forma, diciamo, di triangolo, perché no, e ci sono... Ci sono bambini a zigzag" (David Grossman)
Ho letto, e mi rispecchio molto in voi 2.
Anche qui l'educazione saltuariamente è bipolare,
ma sul concetto di "fastidio" mi è venuta la fossetta.
Un esempio illuminante? Il momento in cui si mangia.
Il pasto per mio marito è un momento "sacro", come non lo è per me.
Per me si può mangiare, ridere, parlare, guardare fuori dalla finestra,
avere la tv in sottofondo, non averla, avere la radio accesa, non averla,
avere Leo che parla, che urlicchia, che gioca, che ci chiama.
Mi è indifferente, riesco a fare TUTTE le cose insieme. Lorenzo no-
quando mangia lui vorrebbe il silenzio, il bisbiglio, ancora un po' il decanter,
le candele, la scollatura e le rose in vaso.
Insomma, è un esteta anche quando si mangia.
Per lui è un momento di massimo relax, che è una cosa
di per sé bellissima e che mi gratifica come donna (e come cuoca)
ma non come mamma, perché non vedo il motivo per cui Leo dovrebbe
interrompere ogni sua attività, ammutolirsi improvvisamente e iniziare
a giocare al trenino muovendosi (possibilmente) al rallentatore.
Questo è solo un esempio. Anche Lorenzo è molto giocherellone con Leo,
ma solo giochi fisici (dal lanciarsi dal letto a braccio di ferro, da "volavola"
alla lotta grecoromana, dal trasformare il piumone in una capanna al
rincorrersi fino allo sfinimento nel corridoio), non altro.
Ascoltano la musica insieme, suonano ognuno sul suo tamburello,
fanno insieme i "lavoretti" nell'officina ma inevitabilmente
dopo 15 minuti il grande mi riconsegna il piccolo perché
"non riesco a far nulla", "tienilo tu perché sta rompendo tutto".
Su altre cose ha molto più pazienza di me. Quando Leo dilata i tempi
dell'addormentamento io divento nervosa, lui no. Quando Leo non mangia io mi allarmo,
lui dice: "Stai tranquilla, mangerà di più a cena".
Quando Leo è malato io vado subito in paranoia, lui sembra un medico
del pronto soccorso, lucido e calmo. Quando Leo entra e esce
dal giardino con le scarpe sporche di fango e terra io urlo,
lui no (e pulisce pure).
Però lui tende sempre a voler far fare a Leo quello che faceva lui, a identificarsi.
"Io non ero così, io ero più tranquillo". È vero, Leo assomiglia a me, è agitato, curioso, cinetico, affettuoso. È fatto così.
È anche più severo di me, e in questo lo ringrazio perché io mi rendo conto di essere troppo molle sotto molti aspetti.
Le regole le applico in maniera inderogabile solo se si tratta
di igiene personale (i denti prima di dormire) o di pericolo
(mai solo sul balcone), ma tendo a viziarlo, a comprare troppi giochini,
a volerlo sempre felice.
Diciamo che la divisione dei ruoli è molto ottocentesca.
Il papà è serio e severo, tranne in alcuni momenti in cui tornano entrambi bimbi.
La mamma è il grembo morbido in cui rifugiarsi,
di cui non avere mai paura, sempre pronta a perdonare.
Come te Madda cerco la mediazione, facendo notare quello che mi stona.
Lui fa altrettanto e nonostante ci siano occasioni in cui sgriderei lui e non
mio figlio, credo che davanti all'indole (di entrambi) ci sia poco da cambiare.
io e Davidesiamo spesso in disaccordo..ma forse sono solo io che voglio avere sempre il controllo..e voglio che le cose siano fatte a modo mio(sbagliando a volte)
lui è fatto a suo modo e ovviamente reagisce ad una situazioine a modo suo..
vi potrei portare alcuni piccoli esempi..
lui ha la mano svelta,prima gli molla uno scapellotto poi chiede che è successo a me sta cosa manda letteralmente in besta ma dico io"chiedi prima di "alzare" le mani..(spesso abbiamo discusso su questo)
oppure le bimbe chiamano.."papà,papà,papà,papà...10 volte prima che lui (anche se è a 2 cm di sitanza)le senta grrr che nervosoooo
lui è esagerato,il suo è sempre NO,NO,NO.
io lascio fare perchè non c è niente di male,perchè almeno ci lasciano tranquilli perchè..SI!
in fondo..l educazione basilare è condivisa da entrambi..ma lui si sta creando questa figura autoritaria poco paziente e poco attenta che a me irrita moltissimo,i problemi li ha soprattutto con Nicole..sono in continuo conflitto..
io piu' volte gli dico "stai attento andando avanti così lei non riuscirà ad avere un bel legame con te"
spesso quando bisticciano e lei sbaglia,non gli vuole chiedere scusa...mi dice "mamma diglielo tu!o..mamma fallo assieme a me"
e non perchè ha paura di lui..solo perchè lui ha quel suo modo fi fare che la allontana in qualche modo a lungo andare se ne accorgerà..
NICOLE 7/12/2003 -ALEXA 18/07/2005- CHRISTOPHER 8/06/2009 [CENTER][LEFT]http://lilypie.com/ [/LEFT] [color=Purple]http://cristinaincucina.myblog.it/[/color][/CENTER] [CENTER][RIGHT]"Cristina dei dolci" la memoria non è il mio forte!!
Mio marito non ha mai avuto grandi contatti con i bambini.
Quella che doveva saperne di più a riguardo sono io.
La maggiore di 4 fratelli, con cuginetti vicini e poi insegnante di ginnastica attrezzistica a bambini e per finire insegnante alle elementari.
Ma quando è arrivata Alice con tutti i problemi inaspettati... io sono crollata e di colpo non avevo idea di come si facesse a porsi con un neonato prima e con un bambino piccolo poi.
E mio marito che non sapeva niente di bambini mi ha dato una grossa mano.
Lui è una di quelle persone che affrontano i problemi uno alla volta, quando si presentano, senza stressarsi prima del tempo e magari per niente.
Ci compensiamo.
Ora che le bambine non sono più delle neonate e specialmente con Alice c'è un certo tipo di relazione verbale, io mi sento molto più a mio agio. E mi rendo conto che a volte lui non sa come gestire certe situazioni peggiorando magari un momento già di per sé critico.
Forse il fatto che non c'è mai gli impedisce di saper anticipare certi comportamenti o di conoscere il modo migliore per far sbollire un capriccio.
Nelle discrepanze educative io cerco sempre di mediare.
Lo faccio la sera, quando le bambine sono a letto.
Riprendo momenti cruciali della giornata e ne parliamo.
So che il fatto di essere insegnante mette lui spesso nella condizione di dare abbastanza peso a ciò che dico. Non perché io realmente ne sappia di più, però è come se nel campo dell'educazione mi ritenesse più preparata di lui.
Però non crediate che lui mi dica "è vero, hai ragione, proviamo a fare così", anzi! Ma noto che comunque ascolta ciò che dico e vedo degli sforzi da parte sua.
È pur vero che in questo periodo mi sento più ragazza madre... non sento un gran sostegno, lui è quasi inesistente, sabati e domeniche comprese (spero ancora per poco) e quindi lui tende a lasciar fare a me... non si intromette nelle decisioni che prendo riguardo le bambine. Non osa riprendermi per qualcosa...
Questo mi porta davvero a sentirmi molto sola per quanto riguarda ogni cosa che riguarda le bambine, dalle decisioni da prendere quando sono malate, al cibo, al vestirsi, al gestire i capricci, a tutto il resto.
Spero che presto lui riprenda il suo posto in questa famiglia, anche a costo di dover discutere di nuovo riguardo le scelte educative o visioni differenti.
IO vedo la differenza educativa che necessariamente esiste tra i due genitori come una risorsa e non come un limite.
Di certo però è una risorsa che bisogna imparare ad utiulizzare in questo senso, perchè non è facile nè immediato reagire in modo positivo scoprendo nell'altro genitore atteggiamenti e comportamenti che sentiamo di non condividere appieno.
Ogni famiglia ha le sue regole-base, su cui i genitori di solito si trovano d'accordo (mi riferisco a regole come l'onestà, l'aiuto reciproco, la sincerità, insomma i valori fondamentali dell'essere umano).
Ma al di là di queste, che sono poche e meno ambigue, esiste tutta una gamma di atteggiamenti educativi dell'adulto che dipendono da molti fattori: la sua personalità il suo passato di figlio, le sue aspettative rispetto alla genitorialità, le competenze individuali, e ci metterei anche stress e stanchezza del momento che possono a volte avere una grande influenza sui comportamenti spiccioli del quotidiano.
Se i due genitori, per puro caso, sono all'incirca in linea probabilmente il problema non si pone, ma a mio parere queste famiglie rappresentano la parte più piccola del totale. Per la maggior parte, ed è normale sia così, la coppia genitoriale non sempre condivide tutta questa serie di atteggiamenti educativi.
E' facile "andare in crisi" di fronte ad un coniuge che scopriamo essere il genitore che non ci saremmo aspettati fosse, è sano porsi domande ed è particolarmente utile parlarne insieme, non alla presenza del bambino, non per far prevalere il proprio punto di vista ma per esplicitarlo all'altro, trovandone insieme eventuali motivazioni e cercando una mediazione possibile.
Mediare non vuol dire necessariamente arrivare ad un comportamento medio, o che uno dei due (sempre lo stesso genitore o a turno) debba cedere all'altro. Mediare vuol dire costruirsi una mentalità educativa comune, fatta di entrambe le personalità, entrambe le esperienze, entrambi i vissuti dell'infanzia).
In questo modo i genitori sanno che esiste una coppia educativa e non due interventi individuali calati nella stessa realtà e questa consapevolezza la da il dialogo, con i modi che ogni coppia ha di dialogare.
Poi bisognerebbe chiedersi se il "problema" di interventi educativi differenti è dell'adulto o del bambino.
Una cosa infatti è sentirsi non riconosciuti dal partner o infastidirsi se lui/lei è più permissivo o più severo, un altra è temere che questo doppio intervento possa confondere il bambino e disorientarlo perchè lo sottoporrebbe ad un incoerenza di regole familiari.
a fronte di questo tuo intervento in particolare dell'ultima frase ancora prima di avere alessio abbiamo deciso di non contraddirci l'un con l'altro davanti al bambino.
ma di parlare in separata sede della decisione da prendere spiegando al bambino che mamma e papà parleranno e decideranno insieme.
spesso e volentieri riusciamo.
tante altre volte sandro è un budino sciolto... l'anello debole della catena su cui il bambino sa far quella piccola pressione che lo porta a cedere o a difenderlo ecc.
in linea di massima io sono molto più severa.
lui molto più permissivo, più plasmabile.
il che mi sembra anche un buon compromesso se sulle cose serie manteniamo il principio di parlarne e decidere insieme.
senza il rischio che io passi sempre per la "cattiva" della situazione e lui per il buono.
Ogni essere umano è differente dall'altro, e se nella nostra famiglia questa differenza, le peculiarità che ciascuno ha, le caratteristiche uniche anche temperamentali (c'è chi si arrabbia facilmente, chi invece è flemmatico, c'è chi si preoccupa, chi ha la testa fra le nuovole..) sono vissute come una cosa positiva dagli adulti, credo che anche i figli impareranno a loro volta.
Accettare i figli ciascuno per come è equivale ad accettare anche un partner per come è ed in fondo accettare sè stessi così come si è nati (mica facile, accettare sè stessi, tra l'altro).
I figli imparano osservandoci ed un grande insegnamento è proprio questa reciproca tolleranza, questo non volersi e doversi per forza uniformare per essere famiglia.
tra l'altro il bambino impara a riconoscere fin dai primi mesi mamma E papà e non li confonde mai, grazie al fatto che essi sono differenti in molte cose: l'odore, la voce, il sorriso, il passo.
Crescendo continua a notare che mamma e papà, per lui, fanno a volte cose diverse: mamma cucina, papà porta a spasso, mamma mette a letto, papà fa la lotta...eppure entrambi lo amano e lo curano.
All'epoca delle prime regole queste differenze esistono ancora, ed il bimbo impara che papà a volte è meno severo a tavola, mamma vuole che ci si lavino le mani sempre, papà non accetta che si urli, mamma chiede che si salutino gli amici..
Non ci vedo un incoerenza particolare in tutto ciò anzi un insegnamento dato ai nostri figli che nel mondo troveranno sempre persone e sfumature comportamentali differenti ed impareranno a riconoscerle e a reagire in modo consono.
Tra l'altro il riconoscere la differenza tra i genitori è propedeutico alla fase successiva, quando a 6 anni il bimbo fa il so ingresso psicologico nel mondo sociale vero e proprio. Qui si dovrà confrontare con altre regole ed altre persone, in primis le maestre e a questo punto non sarà necessario che esse siano sempre in linea con la famiglia, perchè egli possa vedere entrambi i mondi in positivo e non ne svaluti uno dei due.
Più sfumature si insegnano ai bambini (per l'età che hanno) più ci si allontana dal pensiero bianco/nero tanto dannoso per sè stessi e nelle relazioni con gli altri.
cooooooome capisco............specialmente in questo periodo.....Luca ha ricominciato a sbattere la testa quando fa i capricci..ormai è da dicembre che lo fa....ogni pediatra, pedagogo, maestra e mamma di buon senso vi diranno che SI DEVONO ignorare...mio marito no. Secondo lui il bambino si fa male e io sono una madre degenere che non si cura di suo figlio. :eek:
Dove, dove avete mai letto, visto, sentito che un bimbo di 19 mesi si sia suicidato facendo capricci? e commozioni cerebrali procurate dai capricci?!! Non esiste. Solo che questo suo atteggiamento di apprensione su una cosa che andrebbe ignorata secondo me fa più male delle testate...dopo mesi sta cominciando ad evolvere...siamo passati alle testate di frustrazione quando non riusciva a giocare come voleva, alle testate quando non ottiene da noi quello che vuole. Ultimamente poi il pianto viene portato al limite fino quasi a vomitare... Ma non si riesce a capire...secondo mio marito dovrei prendere, mollare qualsiasi cosa io stia facendo (dalla pipì, al cucinare..)e distrerre Luca con ogni mezzo da queste sue crisi.....certe volte penso che dovrebbe starsene a casa lui il pomeriggio con il piccolo, ogni pomeriggio per almeno un mese. Poi vediamo.........