Convivere con se stessi: una riflessione
Posted: Thu May 19, 2011 9:06 am
Una delle prove, più frequenti che i ragazzi di oggi si trovano ad affrontare, è senza dubbio la difficile convivenza con se stessi.
I tormenti cosiddetti, tipici dell’età, partono, la maggior parte delle volte, da dentro.
Molto possiamo fare ma ben poco di veramente efficace!
La battaglia che un figlio, come F., intraprende con noi ogni giorno è in realtà una guerra contro se stesso.
Il momento in cui riuscirà a far pace con il suo vero nemico avrà risolto il 90% dei suoi problemi.
Ma come ogni guerra, che durante le battaglie lascia dietro di sé morti e feriti, purtroppo anche F. avrà la sua sconfitta, in questo caso, oggi, in campo scolastico.
Quando si da il via ad un meccanismo così distruttivo come una guerra intrapresa contro se stessi, bisogna solo augurarsi che finisca presto, perché i segni che potrebbe lasciare rischiano di rimanere a lungo.
La speranza, che si trasforma in certezza, perché la positività e la fiducia, non devono MAI abbandonarci, è che i ragazzi hanno risorse inaspettate, sono facili ai cambiamenti, hanno energie da vendere come si dice, sono migliori di quello che fanno e sono certa anche F. sarà capace di fermarsi, guardare il campo di battaglia dietro di sé e finalmente rendersi conto che nessuno lo insegue se non la sua ombra.
La difficoltà più grande che come genitore sento di avere è l’impotenza *nel poterlo aiutare, l’incapacità ad abbattere quel muro che lui ha eretto, misti alla consapevolezza che tutto ciò è abbastanza ‘fisiologico’, considerando anche il suo carattere (di merda potrei aggiungere ma è il suo).
Il mio compito è essere davanti a lui nel momento in cui si volterà nuovamente, per sostenerlo al massimo.
Purtroppo come sempre la ‘freddezza’ che si dovrebbe avere in certe situazioni per poterle meglio affrontare, si mescola ai sentimenti inevitabili che ci accompagnano come genitori.
Tutto ciò, pensando razionalmente, non mi ‘aiuta ad aiutarlo’ nel modo più rapido ed efficace.
I “se avessi detto……se avessi fatto…….se non gli avessi concesso….” sono tanti, e sicuramente la mia parte di colpa in questo suo percorso da qualche parte sta.
Il mio interrogarmi ora, qui, ha come sempre lo scopo di farmi capire che anche questa esperienza bisogna trasformarla in opportunità, che la pazienza è la virtù più grande e che il mestiere di genitore rimane in assoluto il più difficile del mondo!
I tormenti cosiddetti, tipici dell’età, partono, la maggior parte delle volte, da dentro.
Molto possiamo fare ma ben poco di veramente efficace!
La battaglia che un figlio, come F., intraprende con noi ogni giorno è in realtà una guerra contro se stesso.
Il momento in cui riuscirà a far pace con il suo vero nemico avrà risolto il 90% dei suoi problemi.
Ma come ogni guerra, che durante le battaglie lascia dietro di sé morti e feriti, purtroppo anche F. avrà la sua sconfitta, in questo caso, oggi, in campo scolastico.
Quando si da il via ad un meccanismo così distruttivo come una guerra intrapresa contro se stessi, bisogna solo augurarsi che finisca presto, perché i segni che potrebbe lasciare rischiano di rimanere a lungo.
La speranza, che si trasforma in certezza, perché la positività e la fiducia, non devono MAI abbandonarci, è che i ragazzi hanno risorse inaspettate, sono facili ai cambiamenti, hanno energie da vendere come si dice, sono migliori di quello che fanno e sono certa anche F. sarà capace di fermarsi, guardare il campo di battaglia dietro di sé e finalmente rendersi conto che nessuno lo insegue se non la sua ombra.
La difficoltà più grande che come genitore sento di avere è l’impotenza *nel poterlo aiutare, l’incapacità ad abbattere quel muro che lui ha eretto, misti alla consapevolezza che tutto ciò è abbastanza ‘fisiologico’, considerando anche il suo carattere (di merda potrei aggiungere ma è il suo).
Il mio compito è essere davanti a lui nel momento in cui si volterà nuovamente, per sostenerlo al massimo.
Purtroppo come sempre la ‘freddezza’ che si dovrebbe avere in certe situazioni per poterle meglio affrontare, si mescola ai sentimenti inevitabili che ci accompagnano come genitori.
Tutto ciò, pensando razionalmente, non mi ‘aiuta ad aiutarlo’ nel modo più rapido ed efficace.
I “se avessi detto……se avessi fatto…….se non gli avessi concesso….” sono tanti, e sicuramente la mia parte di colpa in questo suo percorso da qualche parte sta.
Il mio interrogarmi ora, qui, ha come sempre lo scopo di farmi capire che anche questa esperienza bisogna trasformarla in opportunità, che la pazienza è la virtù più grande e che il mestiere di genitore rimane in assoluto il più difficile del mondo!