Qualche giorno fa sono stata in "vacanza" 3 giorni in Umbria, con i miei genitori, un'amica e le tre bimbe. (marito vichingo ha preferito motoraduno invernale in Germania, da cui è tornato con tanto di febbre...

Siamo stati invitati a pranzo da dei parenti di questa amica e nel chiacchierare si è entrati nel merito dell'educazione di sti figli..in particolare riferimento all'età prescolare, cioè quella delle mie. Sicchè mi sono detta, come arrivo a casa, devo raccontare alle noimamme sto discorso.
In pratica, molte di voi sanno i miei problemi con l'asilo della più grande. Quindi il discorso è iniziato con il fatto che a volte accondiscendo a farla restare a casa.
Quindi la nostra ospite è intervenuta dicendo che non è così che si fa, che la bambina deve sapere che bisogna andare, e se no poi quando sarà ora delle elementari come si farà.... e lì io ho accennato al fatto che nei confronti di Ermione ho sempre avuto un atteggiamento molto accudente. Che con le altre due, per motivi di tempo e fisici non riesco ad avere allo stesso livello. Cioè allattavo a richiesta, fino a quasi un anno, dormiva con me, rispondevo alle sue esigenze, e non ho mai pensato che i suoi pianti o le sue proteste fossero capricci. Idem per le altre due.
E questa allora ha iniziato a dire che lei i suoi figli dal primo giorno dopo il rientro dall'ospedale li ha messi nella loro camera a dormire. Che ha sempre tenuto a che rispettassero delle regole ferree, tipo su come si mangia a tavola, a che ora si va a dormire. Poche coccole, regole precise, così "quando il marito dopo 12 ore di lavoro tornava a casa i bimbi già dormivano e c'era anche il tempo per le coccole con lui".
Alchè io ho azzardato il classico luogo comune, ma giuro in quel momento non mi veniva altro... Beh ma poi quanti adolescenti diventano mezzi delinquenti, nonostante le regole ferree. Forse è meglio assecondare sti figli finchè sono piccoli, dimostrando loro di capire le loro necessità, così è più facile che si sentano amati e quindi corrano meno pericoli più avanti con l'età.
E la risposta è stata " è ma sai, se tu sei severo poi almeno hai la coscienza pulita se in un domani loro diventano disgraziati. Perchè tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere, dandogli regole e disciplina. Poi se la persona è marcia quello è oltre la tua possibilità di azione."
Ecco questo ultimo punto mi ha fatto veramente impressione. Qui ho proprio chiuso la discussione perchè ho capito che parlavo con dei ghiaccioli. E mi immaginavo sti due poveri figli oggi quarantenni, allora piangere nei lettini o chiedere da mangiare fuori orario e la madre che fuori dalla porta si compiaceva della sofferenza che infliggeva loro.
Cioè io tutto il discorso lo vedo in termini completamente opposti. Cioè, io la coccolo, la faccio sentire amata, le faccio capire che io ci sono, che le voglio bene e che l'aiuto, e le insegno a prendersi le proprie responsabilità (ad esempio andando all'asillo con unacerta continuità, visto che ultimamente pare soffrire un po') e che sono fiera di lei in ogni caso. Se poi lei diventerà una poco di buono, così avrò meno rimorsi di coscienza. Anche se mi troverei comunque a chiedermi se non avrei potuto ascoltarla di più, farle sentire di più la mia vicinanza.
Insomma ho ancora l'amaro in bocca al pensiero di quanti figli vengono cresciuti in una tale aridità di sentimenti o almeno di dimostrazione degli stessi, e di quante mamme ci siano al mondo pronte a giurare che il mio modo di vivere i miei figli sia un modo snaturato, pericoloso, fuorviante, nonchè a stupirsi come di fronte ad un miracolo nel vedere che nonostante tutti i vizi che dò loro, queste vengano adulte per bene.
Sono rimasta un po' avvilita.