Ancora affido
Posted: Mon Mar 23, 2009 7:07 pm
Spinta da un mp che ho ricevuto dai giorni scorsi a cui ho risposto molto volentieri ho pensato che forse le cose che ho detto a quella mamma potessero interessare ad altri, così riporto uno stralcio del messaggio.
Se poi non interessa a nessuno.... pazienza! passerà inosservato, o forse farà suscitare un po' di curiosità in qualcuno e questo per me sarebbe già una bella soddisfazione!!
.... se avesse avuto dei figli bisognava anche considerare attentamente le loro età e le loro esigenze.
Detto questo….. non so da dove partire.
Premetto che l’affido può essere parziale (anche detto affido sostegno) o a tempo pieno.
Nel primo caso di tratta di affidi che coprono solo una parte della giornata, oppure tutto il giorno e la notte ma solo di alcuni giorni la settimana.
Nel secondo caso il bambino-ragazzo vive sempre con te, ad eccezione dei periodi di concordato rientro in famiglia.
E’ ovvio che questa differenza comporta delle differenze di gestione. Nel primo caso (che credo potrebbe essere quello di tua figlia) rimane del tempo per te come persona, in cui fai la vita che hai sempre fatto (uscite con gli amici, sport, vacanze), mentre nel secondo di tratta come di avere un vero e proprio figlio, da “sistemare” qualora tu avessi un impegno o anche solo una visita medica, da portare a scuola, riprendere, organizzare le attività sportive e le vacanze.
Per contro c’è da dire che seppure più limitativo l’affido a tempo pieno ha il vantaggio di una completa gestione del bambino sia sul piano igienico e sanitario (in quelli parziali spesso mandi a casa il bambino lavato e pulito e il giorno dopo arriva che non gli si può stare vicino dall’odore!!) che educativo. E’ più facile dare delle regole ed educare un bambino che vive sempre con te, piuttosto che uno che rientra regolarmente in famiglia perché in questo caso impara un doppio giochismo che gli permette di dire “beh, tanto qua faccio così e a casa faccio come mi pare”.
Inoltre negli affidi parziali sono molto più stretti i contatti con la famiglia di origine e con i loro tira e molla sugli orari e su tante altre piccole cose.
Fatta questa precisazione puramente tecnica, sul piano umano è un universo intero che ti si apre davanti. Ti incontri-scontri con realtà di sofferenza che anche se avevi già vissuto e visto, non avrai mai potuto toccare e comprendere così da vicino.
E’, a mio parere, una scelta profonda di vita. A me piace definirla come una specie di vocazione.
Si viene spesso indicati e giudicati dalla gente, soprattutto se il bambino in questione è arabo, nero, down o comunque diverso. Ma si impara a fregarsene, e a far trasparire dalle nostre azioni la serenità della nostra scelta.
Personalmente mi stanco molto, perché ho un carico di 6 bambini e ragazzi per casa….
A volte mi viene da chiedere chi me lo fa fare…..
Però poi nei momenti in cui sono costretta a sospendere temporaneamente come in prossimità del parto e immediatamente dopo, mi manca qualcosa.
Manca qualcosa a tutta la famiglia, bambini compresi.
Perciò ti dico con tranquillità di lasciar fare questa esperienza a tua figlia, sapendo che comunque non è una scelta definitiva e nel momento in cui si accorge di non riuscire o di non volere più andare avanti in quel modo, è liberissima e anzi in dovere di comunicare il suo senso di disagio ai servizi.
Avvertila solo che l’esperienza in sé potrebbe “causare dipendenza” e potrebbe non riuscire più a farne a meno, ma di questo io ne sarei contenta.
Se poi non interessa a nessuno.... pazienza! passerà inosservato, o forse farà suscitare un po' di curiosità in qualcuno e questo per me sarebbe già una bella soddisfazione!!
.... se avesse avuto dei figli bisognava anche considerare attentamente le loro età e le loro esigenze.
Detto questo….. non so da dove partire.
Premetto che l’affido può essere parziale (anche detto affido sostegno) o a tempo pieno.
Nel primo caso di tratta di affidi che coprono solo una parte della giornata, oppure tutto il giorno e la notte ma solo di alcuni giorni la settimana.
Nel secondo caso il bambino-ragazzo vive sempre con te, ad eccezione dei periodi di concordato rientro in famiglia.
E’ ovvio che questa differenza comporta delle differenze di gestione. Nel primo caso (che credo potrebbe essere quello di tua figlia) rimane del tempo per te come persona, in cui fai la vita che hai sempre fatto (uscite con gli amici, sport, vacanze), mentre nel secondo di tratta come di avere un vero e proprio figlio, da “sistemare” qualora tu avessi un impegno o anche solo una visita medica, da portare a scuola, riprendere, organizzare le attività sportive e le vacanze.
Per contro c’è da dire che seppure più limitativo l’affido a tempo pieno ha il vantaggio di una completa gestione del bambino sia sul piano igienico e sanitario (in quelli parziali spesso mandi a casa il bambino lavato e pulito e il giorno dopo arriva che non gli si può stare vicino dall’odore!!) che educativo. E’ più facile dare delle regole ed educare un bambino che vive sempre con te, piuttosto che uno che rientra regolarmente in famiglia perché in questo caso impara un doppio giochismo che gli permette di dire “beh, tanto qua faccio così e a casa faccio come mi pare”.
Inoltre negli affidi parziali sono molto più stretti i contatti con la famiglia di origine e con i loro tira e molla sugli orari e su tante altre piccole cose.
Fatta questa precisazione puramente tecnica, sul piano umano è un universo intero che ti si apre davanti. Ti incontri-scontri con realtà di sofferenza che anche se avevi già vissuto e visto, non avrai mai potuto toccare e comprendere così da vicino.
E’, a mio parere, una scelta profonda di vita. A me piace definirla come una specie di vocazione.
Si viene spesso indicati e giudicati dalla gente, soprattutto se il bambino in questione è arabo, nero, down o comunque diverso. Ma si impara a fregarsene, e a far trasparire dalle nostre azioni la serenità della nostra scelta.
Personalmente mi stanco molto, perché ho un carico di 6 bambini e ragazzi per casa….
A volte mi viene da chiedere chi me lo fa fare…..
Però poi nei momenti in cui sono costretta a sospendere temporaneamente come in prossimità del parto e immediatamente dopo, mi manca qualcosa.
Manca qualcosa a tutta la famiglia, bambini compresi.
Perciò ti dico con tranquillità di lasciar fare questa esperienza a tua figlia, sapendo che comunque non è una scelta definitiva e nel momento in cui si accorge di non riuscire o di non volere più andare avanti in quel modo, è liberissima e anzi in dovere di comunicare il suo senso di disagio ai servizi.
Avvertila solo che l’esperienza in sé potrebbe “causare dipendenza” e potrebbe non riuscire più a farne a meno, ma di questo io ne sarei contenta.