Ha iniziato quest’anno la prima elementare, in una scuola dove non conosce nessuno purtroppo (ci siamo trasferiti in questo paese a marzo/aprile), per esigenze familiari frequenta le 40h, in classe sono tanti, in 27.
Fino a una decina di giorni fa sembrava andare tutto bene, lei era serena, andava a scuola volentieri.
Poi ho cominciato a notare che non mangiava la merenda di ricreazione. Chiesta spiegazione, lei adduceva qualche motivazione “Non avevo fame” “Non ho fatto in tempo”.
Poi ha cominciato col dire che non voleva fare una certa materia e se fosse proprio necessario farla.
Poi ha aggiunto che lei a scuola non ci voleva andare, che non le piace, che vuole restare a casa.
Poi sono cominciati i mal di pancia del mattino, la paura del vomito e le crisi di pianto inconsolabile e le richieste “Non mi lasciare da sola”.
Ok, messaggio di disagio arrivato forte e chiaro.
Cerco di indagare un po’ e sembra che in classe vada in crisi spesso piangendo e soprattutto non si trovi con la maestra di italiano.
Da quel che capisco risulta avere dei toni bruschi, manda i bambini fuori dalla porta se disturbano, distribuisce note.
A seguito di un pianto di Emma, sembra che le abbia detto che avrebbe mandato fuori anche lei, se non avesse smesso.
Un’altra volta, nell’andare in mensa, Emma si è attardata col giubbino e lei le avrebbe detto che se non si fosse data una mossa, l’avrebbe lasciata lì da sola.
Questo è quanto ha riportato Emma.
Conosco mia figlia e so che è molto sensibile ed emotiva, coglie toni ed espressioni e ci smacchina, perciò non parto in quarta pensando le peggio cose, ma è certo che qualcosa l’ha colpita in maniera forte.
Ora cercherò di parlare personalmente con la maestra, per sentire la sua versione e spiegarle che Emma è una bambina da prendere –compatibilmente col contesto- in modo un po’ più materno, non di certo minaccioso.
Ma nel frattempo…come tranquillizzo Emma?
Ho provato di tutto, a farle presente le cose positive della scuola, a farle capire che attenendosi alle regole non avrebbe avuto di che temere, se la preoccupazione era quella del castigo, a spiegarle che in questo momento sta facendo fatica ma che pian piano migliorerà. L'ho invitata a cercare un diversivo, se sentiva arrivare la tristezza, a provare a pensare ad un regalo per l'imminente compleanno o ad una cosa che le sarebbe piacuta fare, per distrarsi e far passare l'attimo. Ma in quei momenti non ci sente.
Avete dei suggerimenti?
Lasciarla nell’atrio della scuola sta diventando straziante, davvero. Peggio che all’asilo.
