Paola M. wrote:Mia madre ha partorito in casa mia sorella 1966, io sono nata all'ospedale per sbaglio (ha avuto l'inizio del parto mentre era in ospedale a trovare una zia ed era il 1971), preciso le date perché pare assurdo che ancora in quegli anni si partorisse in casa, eppure fu così, fu naturale che andasse così.
Ma veniamo a noi, io come sole scelsi con cura l'ospedale dove andare a partorire, il cuscino, la palla, l'ostetrica di fiducia, lo sgabello, la presenza di Fausto, la vasca per partorire in acqua, perfetto.
Solo che jacopo non nasceva, indi il suo viaggio l'ha iniziato con l'induzione, non si poteva aspettare oltre stavamo a 15 giorni fuori dal termine, poi la dilatazione piuttosto veloce e la decisione (visto che era mezzanotte) di mettere l'ossitocina. Per MESI mi ero detta che se non fosse stata più che utile non l'avrei voluta, eppure quella sera ero come in trance, non sentivo fortissime le contrazioni, stvo a 8 cm di dilatazione e quando mi dissero se la volevo mi aggiunsero che in 15 minuti sarebbe finito tutto vista la velocità.
Mi faccio mettere s'te benedetta fiala e inizia l'inferno, non ho più tempo di respirare, la dilatazione se ne sta ferma lì a 8 per almeno mezz'ora o tre quarti d'ora, chiedo l'epidurale pensando di non essere in grado di sopportare i dolori del parto, arriva il medico me la fa e i dolori non passano, alché capiscono che trattasi di colica renale che non possono fermare, si attenuano i dolori del travaglio ma non si muove più Jacopo, stimolano lui a muoversi e c'è un distacco della placenta (che fino a quel momento era stata attaccatissima mai avuto nessun problema).
Se non fossi stata in ospedale a quel punto (cesareo d'urgenza) lapo sarebbe morto, però se non avessi fatto l'ossitocina forse non mi sarebbe nemmeno partita la colica, e il travaglio? sarebbe mai partito?
Ecco, io mi sto chiedendo da allora cos'era giusto, a volte ripercorro quei momenti per capire dov'è che ho sbagliato (e di errori ne ho fatti, dal non dire NO all'ossitocina al non riconoscere la colica renale che ne ho fatte a iosa), però mi chiedo anche se fossi stata mia madre e a casa cosa sarebbe successo.
Ti avrebbero fatta trasferire in ospedale, cosi' come avrebbero fatto con Fede nel momento in cui avessero visto che la placenta non si muoveva.
Cioe', non deve passare il discorso che se sei a casa allora li' devi restare perche' c'e' sempre un'ostetrica con la madre che - ovviamente va' scelta con cura e conoscendone la reputazione - in caso di bisogno chiede che avvenga il trasporto in ospedale e non aspetta l'ultimo minuto.
Per quel che so l'ossitocina in molti ospedali viene data "d'ufficio" perche' anche se non ce lo dicono, loro hanno dei tempi da rispettare e se si sfora devono velocizzare. Ecco perche' in tanti si ritrovano con l'ossitocina in vena che molte volte e' responsabile di problemi visto che non da' la possibilita' ne' a noi e ne' al bambino di adattarci e prenderci il tempo che serve facendo cosi' iniziare interventi a catena.
Le complicazioni possono esserci e non sono cosi' cieca da non sapere che potrebbero toccare anche a me. Lo so e so che in quel momento non si puo' essere pienamente lucidi.
Ma gia' sapere che si va' a partorire in un posto in cui si segue un certo "protocollo" mi da' una certa sicurezza.
Io ho voluto fortemente essere seguita solo da ostetriche per poi scoprire che questa e' la prassi. D'altronde ci sono 16 ginecologi per 9000 parti all'anno (piu' tutte le altre pazienti ginecologiche, gli interventi e via discorrendo che non so quanti siano ma sicuramente tanti visto che arrivano da tutto il paese per andare al Rotunda), sarebbe impensabile essere seguiti da un ginecologo per una gravidanza fisiologica.
Per lo stesso motivo il ginecologo non entra in sala parto se non ce n'e' bisogno.
C'e' poi anche che qui ostetriche e medici sono pubblici per modo di dire. Il nostro ospedale e' non religioso quindi non ci possono lavorare obiettori di coscienza; l'aborto e' illegale ma non gli esami diagnostici (gli ospedali cattolici non li fanno!!!) e nel caso si voglia abortire danno le indicazioni per andarlo a fare in Irlanda del nord.
E non possono lavorarci medici o ostetriche o infermieri che non abbraccino la filosofia dell'ospedale. Se non ti piace, vai a lavorare da un'altra parte altrimenti l'ospedale ha degli standard ben precisi a cui adeguarsi.
E' anche ospedale amico dei bambini, non accettano pubblicita' o regali per le madri per alcun motivo.
Poi la realta' la scopriro' solo quando il ranocchio verra' al mondo ma intanto mi illudo che non saro' una di quelle 18 donne su cento che hanno bisogno di un cesareo e che in sala parto saremo solo in tre e potro' avere cio' di cui ho bisogno.
Pensare positivo fa sempre estremamente bene.