Le maestre non sono contente di lui

 

Gentilissima Chiaretta,

 

le scrivo per chiedere come mi devo comportare con mio figlio di quasi nove anni. Ha sempre avuto un carattere timido e insicuro (io e suo padre da piccoli eravamo cosi) all’asilo stava quasi sempre in disparte o aveva solo due o tre amichetti con cui interagiva, dopo la prima elementare ha dovuto cambiare scuola, non ha riscontrato molte difficoltà a sentire le maestre ma ha solo due bambini che considera amici, gli altri sembra non esistano.

 

Noi abitiamo un pò isolati quindi non ha nessun bambino vicino con cui giocare (a parte che torna alle cinque da scuola). Ha una sorellina che è l’opposto di lui caratterialmente, ha iniziato l’asilo senza problemi ed è molto aperta ed espansiva.

 

Premetto che noi non facciamo differenze tra uno e l’altro anzi credo sgridiamo di più la piccola perché è tremenda. Comunque mio figlio a scuola non va bene (io sono a casa e lo seguo molto) è disattento, si dimentica sempre tutto (i libri a scuola, perde le sue cose ecc.) le maestre non sono contente di lui.

 

Il mio problema è che non so come fare:ho provato a punirlo togliendoli le cose che gli piacciono (tv, play station ,ecc) ma non ho ottenuto niente, ho provato a sgridarlo a volte alzo la voce e mi dispiace. Ho provato con le buone cercando di aiutarlo il più possibile(io non lavoro) ma va bene per un po’ poi torna tutto come prima: continua a non stare attento a perdersi le cose, eppure le capacità le ha ,sono sicura ma gli manca la voglia.

 

La prego mi dica cosa devo fare io non lo so più. Grazie

 

 

 

 

Gentile mamma,

per partire dall’inizio della sua lettera, carattere e temperamento hanno in larga parte una base innata e anche familiare; il suo bambino è sempre stato timido, riservato e selettivo con le amicizie (ne sceglie poche ma ha amici, a quanto ho capito) così come lo eravate – e forse lo siete ancora – voi genitori a vostro tempo ma se ciò non crea in lui o per lui un problema, non vedo di cosa dovreste aver timore. L’importante è che appunto abbia alcune relazioni stabili di amicizia e che esse siano soddisfacenti ed adeguate alla sua età.

 

Il tempo trascorso a scuola, che è molto, gli consente poi altre occasioni di vivere in gruppo assorbendone clima e caratteristiche anche se le interazioni sono limitate a pochi bambini: comunque egli è immerso in una realtà sociale – la classe – che lo aiuta ad imparare le regole della convivenza tra i pari. Stesso discorso vale per il confronto con la sorellina: spessissimo i primogeniti sono più chiusi ed introversi dei fratelli minori, solari ed indipendenti.

 

Ciò rispecchia la media della popolazione, tra l’altro, ma aggiunge anche ricchezza all’intero nucleo familiare e ai fratelli reciprocamente. Imparare a vedere ciascuna differenza come una risorsa ed una caratteristica positiva fa sì che ci concentriamo non sulla sottolineaura dei presunti difetti ma sulla promozione delle risorse individuali.

 

Per ciò che riguarda l’aspetto prettamente scolastico, dividerei il problema in due: uno è il profitto, ossia quanto suo figlio comprende dei contenuti e quanto è in grado di imparare delle singole materie. Se ci sono difficoltà in merito potrebbe chiedere alle insegnanti un colloquio ad hoc in modo da sapere esattamente su cosa aiutarlo a casa, eventualmente pensando ad una persona che possa seguirlo con qualche ora di ripetizioni.

 

Mi sembra però che gli aspetti più critici, a quanto leggo, siano riferibili all’ordine, all’impegno e al mantenimento di comportamenti consoni all’ambiente scolastico. Il "non essere contente di lui" delle maestre non ci dice nulla su cosa invece esse consigliano per aiutarlo, a casa e a scuola, a migliorare. Passare dalla ricerca del problema alle possibili soluzioni per superarlo, senza essere giudicanti, resta la strategia migliore.

 

Prendi dunque un appuntamento con il corpo docente per elaborarne una tutti insieme.

 

Infine vorrei riportare uno stralcio di una risposta che ho dato ad una mamma di una bimba di 7 anni, pochi giorni fa, con cui pare che tutte le tattiche per farle capire che il suo comportamento è sbagliato, non stiano avendo successo.

 

"Parlare con bambini di 7-9 anni è più semplice per via della loro capacità di comprensione, ma più complesso per via del loro sviluppo cognitivo già parecchio evoluto. Possiamo spiegare loro i perché delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti, i perché dei loro comportamenti sbagliati o dannosi e su cui non siamo d’accordo, rinforzarli nelle loro capacità positive, ma che maturare e crescere vuol dire anche abbandonare comportamenti infantili, non solo imparare tante nozioni.

 

Bisogna iniziare a dialogare con loro su un piano diverso dal "si fa, non si fa", invece è giusto dire "puoi scegliere, ma ogni comportamento ha le sue conseguenze. e se sarai un ragazzo/a così…., andrai incontro probabilmente a….".

 

Spero di esserle stata d’aiuto, Chiara Rizzello

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