Quando mio marito ha confessato la sua relazione, tutto sembrava perso, distrutto, contaminato e rovinato. Sebbene devastata, la mia inspiegabile inclinazione era di restare aggrappata al mio matrimonio anche se non avevo idea di come gestirlo. Il più grande blocco sul ripido sentiero post adulterio era il fatto che la fiducia in mio marito era stata cancellata in un batter d’occhio ed ero certa che non mi sarei mai più fidata di lui.
Non mi preoccupavo del fatto che tanto avrebbe tradito di nuovo in qualunque momento.
Sapevo che era pieno di rimorsi e che stava dando ogni grammo di se stesso per salvare il nostro matrimonio. Sapevo che si era rovinato tanto quanto mi aveva distrutto, e che era completamente impegnato ad aiutarmi a superare la crisi. Mi sono preoccupata ogni giorno durante gli anni successivi. E se ci allontanassimo di nuovo? E se si rifiutasse di lavorare di nuovo sui nostri problemi? E se mi arrendessi e mi ritirassi dal gioco? E se la sua reazione fosse quella di tradirmi di nuovo?
“E se …” è un gioco difficile da giocare, e raramente c’è un vincitore.
Le scadenze sono importanti in seguito all’adulterio perché, in generale, ci vogliono coppie che si impegnano a lavorare in media due anni per superare la crisi coniugale. Quando ci siamo seduti di fronte alla nostra terapista per la prima volta, lei ci ha colpito duro con statistiche cautelative: io sono visibilmente trasalita e ho sentito l’impulso di fare i capricci; un’espressione esteriore del mio stato d’animo frustrato, avrei mandato tutto all’inferno.
Due anni di ansia e panico? Due anni di ferite aperte? Due anni a vomitarsi addosso rancori e rimpianti? Ho barcollato ed esitato ma alla fine ho deciso di andare avanti.
Sei mesi dopo il meticoloso processo di recupero dall’infedeltà, ho continuato a lottare per reimparare a fidarmi di nuovo. Mio marito mi aveva mostrato di cosa era capace e non potevo dimenticarlo. Come potevo tornare a fidarmi ancora di lui?
La nostra terapista mi assicurava che la fiducia può essere guadagnata di nuovo, nel tempo. Ma sentivo di poter dare la mia fiducia solo una volta. Il meglio che sono riuscita a fare è stato sostituire la fiducia con la speranza. Potevo sperare che non avrebbe mai più fatto la scelta di essere infedele.
Dopo un anno di lavoro per riparare il nostro quasi-fallito matrimonio, la nostra terapista ha detto che il suo lavoro era terminato, che avevamo avuto tutti gli strumenti necessari per continuare la ricostruzione da soli. Sentivamo che era così, e il fatto che lei ce lo confermava era un altro indicatore di quanto lontano eravamo arrivati nella ricostruzione del nostro matrimonio.
Ma anche in quel momento, la fiducia in mio marito era ancora lontana dall’essere riconquistata.
Un anno e mezzo dopo la nostra quasi implosione, mi sono resa conto che, mentre non avevo ancora quella che chiamerei “fiducia” in mio marito, la mancanza di essa non era più un blocco insormontabile. Ero arrivata a considerare la cosa da una nuova prospettiva.
Se sono i primi tempi per te sulla strada buia e solitaria dell’infedeltà del tuo partner, probabilmente stai arrancando attraverso una fitta nebbia e non riesci a vedere a due centimetri dalla tua faccia.
Potresti sentirti fragile per aver scelto di restare o di andartene, sebbene in entrambe le decisioni ci sia solo una grande forza e molto coraggio. Non credo esista un’opzione facile in ogni caso. Ma questa mia prospettiva può aiutare anche te a vedere quella luce in fondo al tunnel.
Vidi in televisione un’intervista a uno psicologo: le sue parole fecero sì che in me anche l’ultimo pezzo del puzzle andasse a posto.
Lui sottolineava questi passi fondamentali per chiunque debba reimparare a fidarsi dopo essere stato tradito:
- Realizzare che la fiducia deriva dal sapere che puoi gestire ciò che fa il tuo coniuge, non nel riuscire a prevedere ciò che sta per fare.
- Riuscire a realizzare che il livello di fiducia che potrai accordargli dipende da quanto sei forte tu e quanto riesci tu a gestire le imperfezioni del tuo partner.
Quindi fa riferimento al gioco del “E se…” che giochiamo quando viene infranta la fiducia. Lo psicologo dice: “Gioca, ma in realtà rispondi alla domanda. E se mi ferisse di nuovo? La risposta è: starò bene, l’ho superato e posso farlo di nuovo. Credo in me e scommetto su di me questa volta, non su di lui. “
A quasi due anni dal tradimento, con un perfetto tempismo secondo le statistiche, posso fidarmi ancora. Confido di poter gestire tutto ciò che potrebbe accadere. Le azioni di mio marito sono così lontane dal mio controllo che non perdo più tempo a pensare a ciò che è successo. In questo momento sono sicura del suo doloroso rimorso per avermi ferito, il suo profondo amore per me e il suo forte impegno nei nostri confronti. E mi basta.
Nel riprendersi dal trauma dell’infedeltà, sia che tu scelga di restare che di andartene, concediti un bel po’ di tempo per arrivare al punto in cui ti renderai conto che riconquistare la fiducia significa sviluppare fiducia in te stessa. Il tempo è il più grande giudice, la chiave principale per sbloccare quella porta, ma una volta che hai imparato a fidarti di te stessa per attraversare strade difficili, non mappate, smetterai di provare a ricostruire la fiducia in qualcuno che l’ha spezzata. Capirai che è il suo lavoro, non il tuo.
E avrai giocato la tua ultima mano nel gioco del “E se…”.