La nascita di Sara

piedini.jpgLa prendo larga.
Il magone è iniziato quando Fabri mi ha fatto notare una foto di Sofia a quattro mesi.
La tengo sulla parete di fronte la cucina, la vedrò un milione di volte al giorno quando alzo gli occhi.
Mi dice: "Guarda è inconfondibile, ha gli stessi occhi di adesso".
È vero. Che abbia avuto quattro mesi o trentasei, ha gli stessi occhi sempre, neri, profondi, cazzuti e riflessivi.

Domani è il compleanno di Sara e mi piacerebbe trovare belle parole per lei.
Invece se ritorno indietro a quel sabato di due anni fa, ricordo solo quella nanetta di diciassette mesi che entra nella stanza della clinica mal vestita, spettinata e con gli occhi persi.
L’aveva vestita all’alba il papà per andare di corsa in aeroporto a prendere la nonna, spiazzata anche lei dall’arrivo anticipato di Sara.
La sera prima ero andata a fare il secondo tracciato.
Li avevo lasciati in macchina in cerca di posteggio. Torno dopo dieci minuti. "Mi ricoverano", dico, "nascerà stanotte". Posso tornare a casa per prendere la valigia.
Torniamo a casa, le metto il pigiamino, non una coccola, sennò piango.
Ci rimettiamo in macchina e prego Dio che durante il tragitto s’addormenti cosicché non mi veda andare via con una valigia in mano.
Dorme.
Arriviamo. Scendo e con la valigetta in mano varco, sola e con il cuore pieno di paura, la porta della clinica.
Mi giro a salutarli, ingoio un singhiozzo.
Sara nascerà quella notte, alle due.
Chiamo Fabri, mia madre.
Mi sento così sola eppure così forte.
Io e Sara, da sole.
Io e le mie donne, sempre sole.
Sofia non mi ha parlato per due giorni.
Parlava solo con sua nonna.
Quando mia madre è andata via è iniziata la nostra vera avventura.
Sara piangeva, Sofia piangeva, io ovviamente piangevo.
Fabri non ha dato il meglio di sé in quel periodo. Abbiamo stretto i denti e superato anche questa.
Mi dispiace solo aver condiviso il dolore con la mia donnetta, così piccola ma con degli occhi che sembrano capire tutto.
È quello che ti frega, pensi che capisca e la carichi di tutti i tuoi pensieri.
Oggi è il compleanno di Sara, dovrebbe essere un giorno tutto per lei e invece lo dedico a sua sorella.
Che nonostante tutto la ama teneramente, che non mi nega mai un bacio, una carezza, e mi riempie di "Ti voglio bene". Che mi spiazza dicendomi "Mamma, volevo solo farti le coccole".
Lo so, è il compleanno di Sara, ma magari di lei vi parlerò un’altra volta, per un altro compleanno.
Mi piace pensarci come un nodo indissolubile: io, la mia Sofia che non dorme se non con me, ma che se la sorella è in crisi si tuffa a consolarla da brava mammina, che se qualcuno s’avvicina le cinge le spalle e parla per due, e la mia Sara che si sveglia, apre un occhio e, con la voce roca di chi ancora non è sveglio, dice "Ciao Ia".

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