Venerdì sera sono rimasta imprigionata nella mia auto.
Il ghiaccio a terra, le auto come impazzite. Ferme, lampeggianti.
Uomini silenziosi a chiudere e ad abbandonare i veicoli in una lunga processione verso non so cosa.
Il panico, totale.
Ho chiamato mio marito mentre ero in preda ad una crisi di nervi. Ho trovato solo parole di conforto e di rassicurazione. “Sta tranquilla, arrivo”.
Era impossibile. Come poteva arrivare?
Dopo un tempo più o meno infinito, sotto la neve ho visto la sua sagoma.
Le mani in tasca, il suo avanzare deciso ma comodo e sotto il cappuccio innevato il suo sorriso.
Io lo so che la meritiamo questa parità, ma so anche che venerdi ho sentito tutti i miei limiti di donna e tutto il mio bisogno di lui. Di sentirmi parte di una coppia, parte di un’esistenza che può aver senso solo e finché ho lui accanto.