È ora di cena. Mio marito sta tornando a casa dal lavoro e mia figlia è seduta al suo tavolino, mangia dal suo piatto, e gioca con il suo Nintendo. Sono sul divano ad allattare il bambino, pregando che Animal Crossing la faccia divertire per far sì che mandi già almeno tre bocconi del suo cibo e la intrattenga abbastanza a lungo da tenerla seduta lì mentre finisco di sfamare il piccolino.
Si gira e chiede più acqua, rabbrividisco perché ho dimenticato di riempire la sua bottiglia d’acqua prima di sedermi sul divano per allattare suo fratello che ora è saldamente attaccato e sta poppando. Le dico che lo riempirò quando avrò finito di dar da mangiare al fratello. Non lo accetta e inizia a fare i capricci. Perdo rapidamente la pazienza quando si alza e corre verso il divano, cercando staccare le mie braccia dal fratellino che sto allattando. Frustrata, la sgrido chiedendole di essere paziente; questo la spaventa e causa pianti inconsolabili.
Provo un senso di colpa come mamma, ma raddoppiato perché non solo ho deluso una bambina, ma ho un neonato che piange perché mi sono dovuta allontanare e lui non ha idea del perché.
Non sono orgogliosa di ammettere che questo accade molto spesso ultimamente. Prendersi cura di un neonato e gestire le aspettative di un bambino è schiacciante, e proprio quando penso che forse abbiamo trovato la nostra tranquilla routine, accade qualcosa che mi manda in tilt. Questi eventi mi spingono di solito a urlare a mia figlia di aspettare, o di lasciare un neonato che piange al quale non posso dedicare tutte le attenzioni che dovrei.
Il senso di colpa della mamma con un secondo figlio molto piccolo, significa che sto deludendo due piccoli esseri umani, invece di uno. Il peso di questa emozione è travolgente e spesso mi porta a piangere, a dubitare di me stessa e a sentirmi un fallimento in tutta questa faccenda della maternità. E, non dimentichiamo il cane che non è stato portato a fare una passeggiata decente da settimane. In questo momento, sto fallendo tutti e tre i miei bambini.
Quando mia figlia aveva l’età del mio piccolo, le cantavo canzoni, leggevo per lei costantemente, raccontandole favole e parlandole così spesso che probabilmente pregava per un po’ di pace e tranquillità. Ora, sono così esausta che sono entrambi fortunati se sentono la mia voce per più di 30 minuti durante tutto il giorno. Mi sento costantemente come se stessi fallendo con entrambi. Fallire con mia figlia che ha 2 anni e vuole solo qualcuno con cui giocare e non che le dica “no” ad ogni richiesta. E con mio figlio, che mi preoccupo possa soffrire di ritardi nell’apprendimento del linguaggio per il fatto di non aver sentito mamma e papà parlargli abbastanza.
Questo senso di colpa fa schifo, ed è qualcosa che devo imparare ad affrontare meglio. Ma mi dico che volevo più di un bambino e ho scelto questo. Vengo da una famiglia numerosa e, essendo la più giovane di quattro, sono sicura che i miei genitori erano tre volte più esausti di me, nonostante ciò è andato tutto bene, giusto?
Continuo a ripetermi che avere un fratello è un bene per entrambi i bambini; lo era per me. Costringendo mia figlia a sedersi a colorare mentre io mi dedico a suo fratello per mezz’ora, le insegnerà la pazienza e la renderà più artistica, e che il piccolo, nonostante il poco tempo per stare solo con me, si arricchirà anche solo guardandoci e ascoltandoci giocare con sua sorella. Ho difficoltà a crederci fino in fondo ogni giorno, ma so che con il tempo saranno felici di vedersi. Impareranno come condividere (mia figlia sta già imparando come condividere la mamma), impareranno ad avere pazienza, impareranno come scendere a compromessi e quelle sono abilità inestimabili.
Il senso di colpa della mamma è reale, qualsiasi mamma lo può testimoniare. Il senso di colpa della mamma del secondo figlio è brutale e sto imparando a conviverci. Cercando di ricordare di prendere fiato e avere pazienza con mia figlia – dopo tutto, lei ha solo due anni – resettare le mie aspettative su un neonato (dormirà abbastanza presto per tutta la notte) e perdonare me stessa alla fine di ogni giorno per non essere stata la mamma perfetta che avrei voluto essere. Domani sarà un giorno migliore.