Io sono una mamma per caso.
Il Nano ci è letteralmente piovuto addosso, non è stato calcolato, né tantomeno previsto, ed è arrivato nel momento peggiore (infatti dopo poco sono stata silurata dalla società per cui lavoravo, ma questa è un’altra storia).
Eravamo sposati da quattro mesi scarsi, quando mi sono accorta di essere incinta.
Ed è stata una sensazione che stento a ricordare, ma un qualcosa di bello che mi è arrivato tra capo e collo, un po’ come uno sganassone dato al momento giusto, che più che farti male ti sembra una carezza per il tuo ego bistrattato di donna e ti dà l’adrenalina per andare avanti. Inoltre, è arrivato proprio nel momento in cui la ragazza lasciava il posto alla donna.
La lineetta rossa sullo stick è stata una linea di demarcazione ideale tra la mia vita di prima e quella di dopo. Arrivato proprio a fagiolo, e sotto forma pure di fagiolo, giusto per rincarare la dose.
Il resto è stato un crescendo di cose pratiche da risolvere e modificare, una serie continua di adattamenti e cambiamenti, in un susseguirsi folle e delirante di cui in sostanza non ho capito un cazzo, ma sono andata avanti a tentoni e spintoni in una selva di pannolini affastellati e deliri maritali.
Però ad oggi mi considero una mamma di successo, una mamma brava anche se con le sue mancanze. E forse ho capito perché.
È stato proprio l’essere mamma per caso, che mi ha aiutato.
Non sapevo un cacchio di bambini, prima del Nano.
Non ricordo di aver mai tenuto in braccio un neonato prima di lui, non avevo mai cambiato un pannolino, avevo una vaga idea di cosa significasse maneggiare un poppante. E non essendomi MAI interessata troppo all’argomento (perchè oltretutto non sono mai stata una di quelle che quando vedeva un neonato per strada andava in estasi), ero totalmente priva di preconcetti.
Non ho mai aspirato alla maternità come realizzazione di me stessa, e quindi non sapevo assolutamente cosa aspettarmi.
Ho lasciato che fosse lui a condurre il gioco.
Ed è stato bravissimo, mi ha insegnato in maniera eccellente, spiegandomi le cose in due vagiti.
Ha sempre avuto tanta pazienza con me, glielo devo riconoscere.
Ho capito che i neonati possono tranquillamente fare a meno del ciuccio, infatti lui l’unica volta che ho tentato di piazzarglielo in bocca me lo ha sparato via con la velocità di una 44 magnum per l’ispettore Callaghan, mi ha vomitato addosso pappe ignobili, che nessuno avrebbe mai meritato di mangiare, ha sfatato con successo la tanto temuta teoria del ruttino.
È stato un ottimo trainer, gli devo tantissimo.
È vero, a volte sono stata impaziente e lo avrei preso a padellate.
Ma ero io che non capivo, lui si spiegava benissimo urlando e diventando cianotico per la rabbia, perchè io testona come al solito avevo preso fischi per fiaschi.
Quanta pazienza che hai avuto con me, Nano!
Ti sono debitrice, sei stato bravissimo. Perdonami, forse per me ci sarebbe voluto un addestratore per cani che fosse pronto lì col biscotto, perchè sulle prime non ero in grado di apprezzare i tuoi odorosi prodotti.
Adesso il Nano ha passato i due anni e mezzo, e sta continuando a spiegarmi le cose con ormai consolidata pazienza.
Adesso me le spiega anche a parole, per fortuna, perchè io con la comunicazione non verbale ho sempre avuto qualche problema.
Oggi ad esempio ho appreso che i "Pippittelli entano da un buuuco piiiccolo e poi vanno da bibbo e danno bascio", e io in effetti questo lo ignoravo del tutto.
Mi ha anche spiegato che "I bibbi gaddi mangiano mela colla buccia", e io imbecille non lo sapevo.
Insomma, voglio sfatare il mito dei manuali. Non comprateli.
Anzi, compratene pochi, e limitatevi a guardare le figure.
Date retta al vostro bambino, tanto lui sa benissimo qual è la via da prendere.
Il resto, son tutte vie contorte che distraggono dalla via maestra.