Una mamma nel pallone

MichaelIl calcio è uno sport che mi interessa da sempre, ma mai avrei pensato di stare a casa la domenica per seguire tutte -e dico tutte- le partite e i risultati.
Tutto iniziò con i mondiali del 2006. Michael, mio figlio, aveva due anni e mezzo: incominciò a guardare le partite con noi poi, alla vittoria dell’Italia, lo portai a far festa nelle vie della città.

Quell’estate iniziò a tirare a calci un pallone.
A 5 anni e qualche mese, con la divisa enorme, un po’ impacciato, ha iniziato la scuola calcio. La sua passione è aumentata con gli anni, ora ha 8 anni e frequenta la scuola calcio Milan, nel primo anno di pulcini. In quattro anni non ha perso un allenamento, non una partita.

 

Il suo entusiasmo mi ha contagiato. Sono sempre stata un maschiaccio e il pallone è sempre piaciuto anche a me, ma ora mi diverto tantissimo a guardare le partite, commentarle con lui, seguire la squadra del cuore, collezionare figurine e conoscere i calciatori.

Condividere una passione con i propri figli è importante e anche divertente.
Ma la cosa più bella è quando il mio cucciolo -sì, per me è ancora un cucciolo- corre a perdifiato, arriva davanti al portiere e tira… Goool! Lui si gira verso le tribune e cerca il mio sguardo. Vede la sua mamma che alza il pollice in segno di Ok, vede gli altri applaudire, i compagni che lo abbracciano e il mister che gli da il cinque.

Sono momenti che ripagano tutti i sacrifici che si fanno. È un sport impegnativo, il calcio, sia in termini di denaro che di tempo, eppure quando vedi tuo figlio gridare “Gol” tutto svanisce.
In quel momento ci siamo solo io e lui che con lo sguardo c’intendiamo senza troppe parole.

 

 

Novembre 2012

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