Mi prendo un po’ del mio tempo e un po’ del vostro…
Siamo nell’ottavo mese e sento un legame profondo con la mia pancia.
L’utero non segue il resto del corpo e un po’ me ne cruccio, perché mi sento bene ma l’utero è spesso contratto, senza dolori, ma contratto.
Aspetto il responso di sabato, per il semaforo verde per lavorare anche l’ottavo, o la rinuncia e il riposo forzato.
Dipende dal collo, dipende da come mi trova il pancione.
Già, il mio pancione.
Mena è diversa da Carla.
Perché io sono una mamma diversa da allora.
Mena è di gran compagnia.
Carla dovevo cercarla per farla muovere, Mena è in movimento sempre.
A qualsiasi ora della notte mi svegli, lei è li a comunicare con me.
L’amo, giuro l’amo.
Posso pensare a lei e piangere se lo voglio, non so come spiegarlo senza sembrare un po’ esaurita.
Però sono innamorata di lei, è come se la sentissi già mia, a voltefatico quasi a pensare che sia piccola, più piccola di Carla, l’ultimaarrivata.
Sarà che sono talmente concentrata a studiarmi come tutelarel’emotività di Carla che quasi ho sviluppato un dialogo intimo con leiche me la fa sembrare più matura, più consapevole, più paziente.
Sarà che ha il nome di mia Madre e talvolta penso e spero possa somigliare a lei, con lo sguardo buono e il sorriso gratis.
Lo so, è assurdo, ma l’immaginazione, l’interiorizzazione, la maternità fanno brutti scherzi.
No, al contrario: fanno dei bellissimi scherzi.
Ho iniziato le compere per la valigia.
Sono partita dalla camicia da notte con cui è nata Carla, l’unica cosa che porto di "vecchio".
È la camicia da notte che usai in sala parto, la stessa che aveva mia suocera quando nacque Gianni.
Per me è un porta fortuna. E per una feticista quale sono, non è da poco.
Ho comprato quasi tutto, compresa la Barbie, che sarà il dono che Mena porterà a sua sorella dal suo viaggio nel mare Amnios.
Ogni tanto cerco di elasticizzarmi, di pensare che sta perattraversarmi un ciclone, che non dormirò, che dovrò accompagnare Carlaal nido con Mena piccolissima e passare giornate tra poppate e cambiate.
Cerco di ricordarmelo perché ho come uno scudo ormonale di adrenalinache mi fa vedere tutto sotto una luce buona e questo nemmeno è tropposalutare.
Però poi penso che la primavera bussa prorompente alle mie porte e mi sento molto animale in questo.
Adoro la primavera, penso al profumo di pesco, penso che porterò Menaal parco nella sua carrozzina blu e vedrò Carla scorrazzare nellegiostrine comunali.
Penso che giugno è poi vicino, mia madre prenderà la dimora estiva e iomi sentirò parte nevralgica di una famiglia matriarcale, nel libariusdi casa,
con Mena che succhia, Carla che scivola e mia madre che cucina cantando.
Mi sentirò parte antica e non moderna di questa società.
Mi sentirò solo madre e figlia, separata da due generazioni con lo stesso identico suono: FILO MENA.
Mi rattristerò ogni tanto pensando all’inverno che verrà, allaseparazione dalle mie creature, al ritorno di mia madre nella suadimora invernale,
al ritorno alla società dal sapore aspro dell’emancipazione, di donna lavoratrice e madre part time….
Ma una cosa per volta.
Per ora mi tengo la mia pancia e i miei piccoli pensieri d’ovatta e di pesco.