Intervista doppia

intervistadoppiainner.pngLe ultime stime diffuse dall’Istat rivelano che la donna italiana è madre di 1,33 figli e che il primo figlio mediamente arriva 29 anni.
Il calo di fecondità non corrisponde però un calo del desiderio di maternità.
Desideriamo ancora fortemente essere madri, ma sempre più spesso questo desiderio si concretizza nel figlio unico.
Le motivazioni che impediscono a una donna di avere più figli sono diverse e vanno da quelle di carattere economico a quelle di tipo organizzativo.
Non solo: aumenta il grado di istruzione delle mamme e la loro partecipazione al mercato del lavoro, e anche questo limita le possibilità di avere altri figli.
La contraddizione in cui sembriamo imprigionate è proprio questa. Da un lato le esigenze economiche e di realizzazione ci spingono a prendere parte al processo produttivo, ad avere un lavoro e un reddito di cui poter disporre. Dall’altro, mancando una struttura sociale di supporto, questa spinta “produttiva” frena la spinta “ri-produttiva”.
Ma i nostri figli sono proprio -tutti e solo- quelli che desideriamo?

Noi di NoiMamme non abbiamo i campioni dell’Istat, ma abbiamo le nostre”campionesse”, a valle e a monte di quella media illeggibile di uno-virgola-trentatré .
Patrizia ha 37 anni ed è madre di Sofia (5 anni e mezzo), Leonardo (3 anni e mezzo) e Letizia, che è appena nata.
Federica ha 35 anni ed è madre di Tommaso, 4 anni.

Ci siamo rivolte a loro in questa doppia intervista, per leggere oltre i numeri e guardare in faccia le emozioni e le ragioni.

Vent’anni fa che genere di mamma ti immaginavi di diventare?
E fra vent’anni che mamma sarai?

Patrizia: Vent’anni fa non mi immaginavo mamma, non ci pensavo proprio a quel tempo. Quando ho iniziato a pensarci, passati i trent’anni di età, sono rimasta subito incinta di Sofia!
Fra vent’anni spero di essere ancora una mamma (e nonna magari?) da cui rifugiarsi nei momenti tristi e con cui ridere delle cose della vita.

Federica: Vent’anni fa ero troppo giovane per immaginarmi madre.
Tra vent’anni mi immagino una mamma “giovanile” con un figlio grande che è oramai autonomo, mi vedo a girare il mondo e a raccontare de imiei viaggi, al ritorno, a mio figlio, come lui racconterà a me i suoi.

Quanto incide nella scelta di avere (o non avere) un altro figlio l’idea di ricominciare?

Patrizia: Nel nostro caso, poco. Non ci ho proprio pensato, o meglio, sono conscia di rituffarmi nel giro dei pannolini ,poppate, notti interrotte, pappe, ma questo non mi spaventa perché so che è normale e soprattutto temporaneo.

Federica: Non incide in maniera determinante ma confesso che la voglia sarebbe poca.

Quanto ha inciso nella scelta di avere (o non avere) un altro figlio il carattere, la natura, la volontà del bambino (dei bambini) che già hai?

Patrizia: Le caratteristiche e le volontà di Sofia e Leonardo sono servite come conferma della decisione che noi genitori avevamo già preso: cioè la nostra idea di famiglia era ben chiara e le continue richieste di Sofia per una sorellina ci hanno fatto piacere.
La natura di Leonardo ha influenzato il momento in cui abbiamo decisodi intraprendere questa strada, prima di ora sarebbe stato più faticoso perché Leonardo è stato un neonato e un lattante impegnativo dal punto di vista pratico.

Federica: Non ha inciso per nulla.
Sono convinta che ogni bambino sia diverso dagli altri e non ho vissuto un’esperienza così negativa con Tommaso da farmi desistere a farne un altro.
Nemmeno il parto pretermine di Tommaso ha inciso sulla mia scelta di non avere altri figli.

L’aspetto economico e lavorativo ha in qualche modo condizionato la tua scelta?

Patrizia: È più corretto dire il contrario: la nostra scelta relativa al progetto famiglia ha condizionato il mio approccio lavorativo, nel senso che ho scelto di lavorare part-time e di conseguenza di cambiare mansioni (di fatto limitando per sempre o temporaneamente le possibilità di crescita professionale) per poterrealizzare questo progetto.
Anche dal punto di vista economico, il tenore di vita e quello che ci permettiamo (vacanze, sfizi, regali) è tarato sulla famiglia che stiamo costruendo. Ad esempio ora la nostra priorità assoluta è quella di risparmiare e cercare casa, cosa che ovviamente incide moltissimo economicamente.

Federica: Devo confessare che la mia situazione lavorativa (autonoma) sarebbe uno dei grossi problemi da affrontare in caso di un’altra gravidanza.

In che modo il papà ha influito sulla tua scelta?
E i nonni? Hanno in qualche modo influenzato le vostre scelte?

Patrizia: Con il papà c’è una assoluta sintonia sull’idea difamiglia che vogliamo, non ci siamo mai trovati in disaccordo su questo tema e la sintonia è stata “naturale” ovvero non decisa razionalmente.
I nonni non hanno influenzato la nostra scelta, anzi: non erano neanche al corrente del nostro desiderio di avere un terzo figlio quindi è stata una piacevole sorpresa per tutti!!

Federica: Il papà fortunatamente è sempre stato concorde con me nel volere un solo figlio.
I nonni non hanno minimamente influenzato la nostra scelta.

Il numero di figli che hai è il numero di figli che immaginavi di avere?

Patrizia: Da quando ho iniziato a pensare di avere figli, sì: pensavo a tre.
Non nego che a volte pensando a noi ne veda quattro di figli, ma per ora non ci sono progetti in tal senso: ci godiamo l’arrivo della terza, tanto desiderata, e poi si vedrà!

Federica: Sì e la cosa buffa è proprio che io mi immaginavo madre di un figlio unico e maschio, il destino mi da dato una grossa mano.

Quali sono le preoccupazioni relative a questa scelta?

Patrizia: La più grande preoccupazione è quella di poter dare a ciascuno dei nostri figli delle possibilità di crescita, delle opportunità, di far vivere loro esperienze arricchenti e di avere le energie e le risorse economiche, anche in futuro, per fare tutto ciò.
Più che una preoccupazione però si tratta di una tensione a far sì che tutto ciò succeda, un essere protesi verso questa meta.

Federica: Ho molte più preoccupazioni riguardanti il presente di figlio piccolo e unico che di quelle future di quando sarà grande. Ora mi fa paura la solitudine, la sua mancanza di condivisione di spazi e giochi in casa.

Quali sono le speranze legate a questa scelta?

Patrizia: La speranza più grande è quella di sentirmi dire (o di capire che è così) dai miei figli, quando saranno grandi “aver avuto dei fratelli – da bambini – è stato bellissimo e lo è tuttora”.

Federica: La speranza è che un giorno in futuro lui mi sia grato di questa scelta, che non mi faccia pesare il fatto di non avergli dato fratelli o sorelle.

Quanto ha inciso il vostro trascorso di figlia in questa scelta?

Patrizia: Di sicuro, il fatto di avere un fratello è stata una esperienza determinante: nonostante la grande differenza di età (7anni), ho avuto un compagno di giochi e di dispetti, un complice, e tuttora, da adulti, ho un punto di riferimento familiare unico che continuerà ad esserci anche quando i genitori non ci saranno più. Penso anche a questo quando vedo i miei figli: che quando noi non ci saremo più, ci saranno ancora loro a essere “famiglia”.

Federica: Non ha avuto nulla a che vedere con la mia scelta, anche perché io ho avuto un fratello di sei anni più vecchio di me. Da piccoli ci siamo azzuffati molto, come è logico sia, da grandi siamo uniti, ma non viviamo per nulla in simbiosi.

Quante volte ti sei sentita dire: “Hai un maschio e una femmina, sei a posto così”?

Patrizia: Quando è nato Leonardo, avendo già Sofia, mi sono sentita dire mille volte: “Bene, ora avete la coppietta e siete a posto”.
Pensavo che questo fosse il top della stupidità, ma in fondo non mi dava fastidio.
Invece, incinta del terzo, ho scoperto che c’è di peggio: mi sono sentita chiedere mille volte (non scherzo!): “Ma è stato un errore o questa terza gravidanza è voluta?”, cosa che inizialmente mi ha profondamente offesa, poi ho iniziato a pensare che l’altrui invidia a volte gioca brutti scherzi, no?

E tu, quante volte ti sei sentita chiedere: “E la sorellina”?

Federica: Spesso, spessissimo.
Ho semplicemente risposto che sto bene così, che stiamo tutti bene così.

Una domanda ai papà
Quanto le motivazioni della tua compagna hanno inciso nella scelta di avere un figlio?
E ci sono paure che in qualche modo non condividete?

Nicola: La “mia compagna” mi ha detto di rispondere così: è fondamentale che l’idea di figlio sia pensata ed elaborata personalmente e in maniera indipendente dalla persona che hai accanto e questo per tutta una serie di motivi anche non belli (divorzio, lutto,ecc.).
Poi l’avere vicino una persona che condivide il progetto di famiglia che ognuno si è creato nella propria testa e che mette a disposizione la forza che a volte tu non hai e la determinazione che a volte tu non hai e la passione, la speranza, la fiducia che a volte tu non hai è fondamentale.
Quindi le “motivazioni” della mia compagna hanno inciso tantissimo sulla scelta di avere uno, due, tre figli, e se devo dire la verità soprattutto per il terzo, per il quale io mi facevo mille paranoie (i soldi, la casa, il futuro…)
No, non ci sono paure che non condividiamo. A volte le condividiamo con sensibilità diverse e partendo da presupposti diversi, ma alla fine il “mettere assieme” porta sempre ad un risultato, il “migliore possibile”.
Desidero sollevare un protesta formale per il pochissimo spazio riservato ai papà. 🙂

Carlo: Assolutamente nessuna.
Fortuna ha voluto che tacitamente le nostre intenzioni coincidessero.
Credo che paure se ne abbia entrambi e probabilmente siano le stesse ma con intensità diversa e modi di affrontarle diverse: io mi faccio prendere dalle paure delle problematiche che saranno da affrontare da qui ai prossimi quindici anni, Fede, più concreta e razionale di me, pur sapendo che ogni età ha i suoi problemi, li affronta volta per volta.

Una domanda alla nonna materna
Signora, è contenta della scelta “di famiglia” che ha fatto sua figlia?
Condivide la sua “identità” di madre?

Mamma di Patrizia: Sì, sono molto contenta per la scelta “di famiglia” che ha fatto mia figlia.
Condivido pienamente la scelta di mia figlia di essere madre di più figli. Sono convinta che i bambini siano la ricchezza di una famiglia.

Mamma di Federica: Sì, moltissimo, perché la vedo serena e convinta della propria scelta, come del resto è sempre stato per ogni scelta che ha fatto.

Una domanda ai piccolini
Ma tu questo fratellino (o sorellina) lo vuoi?
E perché?

Sofia (5 anni):
Letizia la voglio!
La voglio così posso giocare in tre e non chiamo più la mamma.
E volevo una sorella perché mi piacciono le femmine e poi perché altrimenti avremmo troppi maschi che urlano “Ahh ti uccido!” e giocano ai pirati!

Leonardo (3 anni):
Letizia la voglio, ma poi anche un fratellino.
Letizia la voglio perché è tanto amore.

Tommy:
NO
(il maiuscolo è voluto, perché lo urla)
E perché?
TE L’HO GIÀ DETTO CHE A ME NON PIACCIONO I BAMBINI PICCOLI

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