Ho fatto anch’io la fine delle persone che leggono John Fante. Si innamorano, si fanno ammaliare, leggono ogni suo libro, divorano le sue storie, ridono, si inteneriscono, ancora ridono. Mi sono avvicinata a lui dopo averlo sentito nominare da più persone. Pensavo a lavori francamente alternativi, di quelli che quando inizi ti chiedi subito perché ti sei lasciato trarre in inganno. Invece no. Molti si avvicinano a Fante dopo essersi letteralmente ubriacati di Charles Bukowski (che lo cita apertamente, sostenendo di esserne stato largamente influenzato). E in effetti questo caldeggiare di Bukowski nei confronti di Fante non ha fatto altro che aumentare l’interesse e soprattutto far riscoprire uno scrittore per lo più dimenticato, o poco considerato (Bukowski giunse a dichiarare "Fante era il mio Dio").
Quando ti innamori di uno stile di scrittura (come di un gruppo musicale o di una persona) non lo vorresti dividere con nessuno, ti piacerebbe quasi contenerlo in un abbraccio intimo, fare voto di non diffusione. Ma per Fante vale la pena essere generosi.
Questo non è il suo primo libro che leggo. Ne ho letti alcuni altri prima e non so neppure io perché ho scelto di parlare di questo, tra tanti. Forse è perché in molte cose mi ci sono ritrovata, forse perché mi sono emozionata a lungo e ho riso, poi ho tirato su con il naso, poi sono rimasta ferma con il respiro alcuni istanti, per lasciarmi andare in sensazioni familiari, inondanti e fragili. È un libro che trascina fin dalla prima riga, ma ti prende davvero con sè col passare delle pagine, senza che tu te ne accorga.
La trama in qualche riga. Il libro racconta della famiglia Bandini, capitanata da Svevo, muratore, padre di tre figli (Federico, August e Arturo) e sposato con Maria.
Fante parla di Svevo Bandini, ma è come se parlasse di suo padre. La figura è la stessa, il carattere è il suo. E il ritratto che lui fa è uno spaccato perfetto della famiglia italiana emigrata in America, realista e concreto, incisivo e ironico.
Al posto di Arturo Bandini, invece, c’è lo stesso Fante, che crea così un alter ego che porterà avanti per più libri.
In questo lo troviamo quattordicenne, giovane ragazzotto adoratore del padre e confuso innamorato di una compagna di scuola, anch’essa italiana, Rosa Pinelli.
Maria, la madre, è una donna dimessa e innamorata del marito, religiosa e devota, pronta al sacrificio per amore.
È Arturo, il figlio maggiore, a lasciarci leggere attraverso i suoi occhi la storia della sua famiglia.
La storia si snoda lieve, fatta di dialoghi e soprattutto descrizioni che lasciano davvero poco all’immaginazione. Tutto è talmente nitido e dettagliato, le emozioni si accavallano di fronte alla lettura, pare di trovarsi immersi nelle scene descritte.
Si vive la povertà dell’inverno, che non permette al padre muratore di avere un lavoro continuativo.
Svevo, il padre, vive la sua condizione di uomo povero con umiliazione, sente il dolore entrargli sotto pelle quando pensa che non riesce a dare un alto tenore di vita alla famiglia e non ha soddisfazioni da quella vita che lo perseguita con amarezza. È odiato dalla suocera che lo ritiene un buono a nulla e questa mancanza di stima nei suoi confronti lo porta a ubriacarsi, quasi come rifugio e scusa per lasciarsi scivolare nell’oblio della dimenticanza.
In occasione dell’arrivo della suocera a casa, per il Natale, Svevo una sera esce con un suo amico, che gli propone un lavoro presso una ricca vedova della città di Rocklin, dove abita. Lui accetta per riuscire ad avere soldi in più per la famiglia e si trasferisce per un po’ di tempo presso la casa della vedova.
Intanto i figli e la moglie lo aspettano a casa, ignari della situazione.
Le descrizioni dei personaggi e delle situazioni che vivono, il più delle volte, hanno un che di tenero e divertente poiché Arturo è un ragazzo sveglio, uno che la sa lunga (uno che la sa lunga in maniera simpatica). Un dritto, un piccolo sbruffone, uno che se la sa cavare nella vita. Uno che fa il chierichetto ma sotto sotto è un piccolo diavolo, che vorrebbe essere un bravo ragazzo, ma teme di essere etichettato come bravo ragazzo.
Uno che ama il padre, che lo stima sopra ogni cosa e ha paura di lui, e ne è orgoglioso. E quindi gli perdonerebbe qualsiasi cosa, anche vederlo sulla macchina insieme a un’altra donna, al posto di stare a casa con la famiglia, a fianco di sua madre.
Fante affonda in ogni situazione con tocco leggero, con dialoghi precisi e battibeccanti. Pare di sentire le persone scontrarsi, i muri chiudersi intorno alle parole. Pare di vedere gli occhi serrarsi, le espressioni mutare, i sentimenti prendere il volo.
È incredibile come riesca davvero a fare sentire il lettore (io, in questo caso) quasi parte della storia, come se la si vivesse in prima persona.
Si rischia, sorridendo, di immedesimarsi fino all’osso. Di voler prendere come proprie alcune esclamazioni, di copiare i modi di dire.
Ti accorgi di stimare John Fante quando lo vedi narrare una storia qualunque con amara ironia e spiazzante realtà.
Ogni pagina scorre con la sensazione e la determinazione di non voler smettere di leggere, di voler inghiottire ancora e ancora un episodio, un frammento, una battuta, una scena, persino le imprecazioni, l’ultima, poi ancora una. È una calamita.
Alcune descrizioni meritano davvero di essere lette ad alta voce, pare quasi che non abbiano piena giustizia solo chiuse tra due pagine. Le leggi e intanto pensi che ti sembra di vedere un film, è incredibile.
Il suo stile è unico, mai pieno di sé, semmai il contrario. I personaggi dei suoi libri rivelano sempre un’umiltà, spesso dovuta alle condizioni economiche, che si riflette poi nel carattere.
Spesso si prova solo un’estrema simpatia verso questi anti-eroi, volutamente creati e punteggiati con stile.
Fante caratterizza bene i sogni, le ambizioni e le speranze, li disegna con la punta lieve e ci gira intorno morbido, rende ogni cosa indimenticabile per leggerezza e incisione. Ogni dialogo ti sembra di averlo ascoltato dal vero, intravedi persino il colore degli occhi cambiare quando si alterano le emozioni ed è facile coricarsi tra le situazioni che lui di volta in volta crea.
Ciò che colpisce sempre nei lavori di John Fante è la genuinità e la freschezza, l’immediatezza con cui sviluppa le idee, sempre ricche di umorismo e speranza. Poi tocca al lettore riconoscere e sistemare nel quotidiano i suggerimenti che regalano peso specifico, e gioia al cuore, e momenti di serenità e risate a cuore aperto anche nelle situazioni magari più complesse.
Titolo | |
Autore | John Fante |
Prezzo | € 10,00 |
Dati | 238 pp. |
Anno | 2005 |
Editore | Einaudi |
Collana | Einaudi tascabili. Stile libero |