Il punto croce è una tra le più antiche tecniche di ricamo: sembra, infatti, che in Asia centrale siano stati trovati scampoli di seta ricamati con un punto simile al punto croce, risalenti all’850 d.C.
Nel Medioevo in Europa arrivò il punto croce identico a quello che viene lavorato oggi.
Nel 1500 iniziarono a circolare schemi che si possono chiamare “antenati” dei nostri; si potevano vedere soggetti floreali, araldici e religiosi. I tessuti erano il lino, la lana e la seta. I colori erano pochi, il più diffuso era il rosso, resistente ai lavaggi.
Il lavoro d’ago veniva realizzato nei conventi, ogni ragazza doveva ricamare e cifrare la propria biancheria, nel Settecento i ricami diventarono più ornati e la natura venne rappresentata in modo più realistico: fiori e frutta acquistarono in particolari e vivacità.
L’Ottocento è stato il secolo di maggior successo per il punto croce. Non si ricamava più nei conventi, ma nei salotti, la donna ricamava ogni angolo della casa: tovaglie, centrini, cuscini, poggiapiedi, fodere di sedie, copri mensole, tendaggi, corrimani, pannelli parafuoco, borse da sera e da lavoro, pantofole e porta orologi.
Nei primi decenni del nostro secolo è iniziato il declino del punto croce. Solo le scolarette lo imparavano a scuola ma lo abbandonavano presto, a volte per ricami più complessi e raffinati.
Intorno agli anni Ottanta ha ripreso vita, ritorna la passione e il gusto per questa tecnica. I motivi sono diversi, forse per il piacere di fare qualcosa di antico, per ritrovare un lavoro femminile o per la nostalgia di un passato recente. Forse, semplicemente, per un rinnovato desiderio di lasciare un segno unico e personale. Anche con ago e filo.