Mamma Bologna

bolognaVorrei parlarvi della mia città a ruota libera, senza riferimenti storici, altrimenti avrei bisogno di documentarmi in internet. Bologna come la vivo io, da bolognese DOC, nata nella “famosa” maternità di via D’Azeglio, in pieno centro storico.
Eh sì, la differenza c’è e si vede: il vero bolognese è nato proprio lì, in quella struttura vecchia e decadente, dove i muri erano spessi un metro e i soffitti alti come minimo 4. La maternità di Via D’azeglio non c’è più, ha lasciato il posto ad una più moderna struttura ubicata, ahimè, in periferia.

Bologna è una delle poche città in Italia dove è possibile camminare tranquillamente anche quando piove perché non ci si bagna: si fa la vasca sotto i portici, questo significa che anche una mamma con passeggino può visitare la mia meravigliosa città in tutta calma, sia che piova, sia che picchi il sole.
Si può visitare gran parte del centro storico, come dice Guccini,  cullate tra i portici cosce di Mamma Bologna.

I famosi portici caratterizzano davvero questa città, basti pensare che per salire al Santuario della Beata Vergine Di San Luca (situato in mezzo agli altrettanto famosi “colli bolognesi”) si percorre a piedi una faticosissima salita di oltre 1000 gradini interamente coperti dai portici.

E’ tradizione per noi bolognesi fare fioretti del tipo “se mi va bene questa cosa vado a piedi a San Luca”.

Il mio ultimo risale a 20 anni fa “se il Bologna batte il Milan vado a piedi a San Luca”; ero sicura avrebbe perso e invece vinse 2 a 1!

D’inverno tappa obbligata per un bolognese è fermarsi a comprare le caldarroste all’angolo dei cretini (non so che origine abbia questa definizione) dove si trova il caldarrostaio più anziano della città….

E’ anche un modo di dire, un punto di riferimento: dove ci troviamo?  All’angolo dei cretini!” Pochi metri più in là ci sono le famose Due torri, la Garisenda e la torre degli asinelli (la più alta), simbolo della città.
Sulla torre Asinelli ci si può salire, circa 500 gradini (se ben ricordo) faticosissimi, l’ultimo tratto quasi ci si arrampica, ma una volta in cima, la fatica è ripagata: la vista è davvero splendida e in giornate particolarmente terse si scorge la costa romagnola.
C’è chi afferma che si possa addirittura vedere il Terminillo.

Dalle 2 Torri si dirama un intreccio di strade e stradine piccolissime, alcune portano al ghetto ebraico, pieno di piccoli negozietti dove si trovano ancora i vecchi artigiani.  Parallela al ghetto c’è la zona universitaria e la “famosa” Piazza Verdi, frequentata ahimè da tossici e spacciatori, una zona che non riescono a sanare.

La nostra piazza più bella è Piazza Maggiore, il Crescentone, pieno di schifosissimi piccioni, che i bambini rincorrono per spaventarli o sfarmarli.
Ho una foto mia da piccolina, in mano del granoturco, un gruppetto di piccioni poggiati sulla mia mano e…io in lacrime!

In Piazza c’è la chiesa di San Petronio, il nostro patrono.
La chiesa era stata progettata per diventare più grande di San Pietro, ma i lavori furono interrotti, proprio perché, si narra, pare che nessuna costruzione religiosa dovesse essere più grande di San Pietro.

Spesso in piazza ci sono gruppi di giovani musicisti e il nostro mitico Beppe Maniglia (chi non lo conosce?) che ha più di 60 anni ma un fisico niente male, che sta in canottiera anche il 15 di dicembre e suona da 20 anni Apache…du maron!

Bologna è anche piena di osterie. Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, molto caratteristiche, via Del Pratello ne è piena. In ogni osteria si può trovare un piatto tipico, un vino particolare, un gruppo jazz, un trio caribe, un gruppo cabarettistico, insomma, a Bologna non ci si annoia.

Credo che l’osteria che più rappresenta la mia città sia L’Osteria da Vito, situata nella mitica via Paolo Fabbri, che per le sfegatate Gucciniane come me ha la sua bella importanza!
Ora alla “guida” del locale c’è il figlio di Vito, classico personaggio per il quale il tempo sembra essersi fermato alla fine degli anni 70, un po’ figlio dei fiori.
Da Vito non ci sono specialità particolari, ma le sue tagliatelle al ragù te le sogni di notte!

Tra queste vecchie mura (vecchie perché davvero il locale non lo hanno mai rimodernato dagli anni ‘60) si respira l’aria di una Bologna “dotta, grassa e rossa”.

Spesso a notte inoltrata si possono fare incontri davvero interessanti.
Guccini e Dalla che cantano Piazza Grande o che improvvisano un pezzo rock.
Gli Stadio, Samuele Bersani, Luca Carboni…
Insomma, un po’ tutti i cantanti e cantautori che la mia bella terra ha regalato alla musica italiana.

Mi ricordo che una delle prime cose che mi disse Roberto, mio marito, fu “ma qui a Bologna avete proprio voglia di vivere!”

Un difetto di Bologna è quello di avere pochissimo verde.

Famosissimi sono i giardini Margherita (ahimè situati sui viali di circonvallazione), un parco molto grande con giochi per bambini, laghetto con pesci e tartarughe, ma anche reti per saltare, campi da pallavolo e basket.

Costantemente una pattuglia di polizia setaccia la zona, quindi è difficile fare incontri sgradevoli.

Un parco che io adoro è il Parco Talon, a Casalecchio di Reno, ci sono barbecue a disposizione delle persone, percorsi vita, tantissimo spazio per far correre i bambini senza pericolo.

Ed è davvero un polmone verde incredibile, io quando vado perdo la dimensione, m’immergo nella natura e finalmente respiro sano.

Bologna però è cambiata…è più pericolosa, più sporca.

Sempre Guccini dice: “una volta si usciva, si stava fuori, ma prima c’era stata l’Austerity, con tanti locali chiusi di notte. E lei, Bologna, viveva di notte. Poi arrivò l’eroina, tremenda.”

Mi fa male pensare che mio figlio non potrà come me fermarsi alle 2 di notte sui gradoni di San Petronio a bere una birra e a parlare con gli amici, aspettando che alle 6 del mattino il primo bar del centro apra e sforni i bomboloni caldi.

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