Come nutrire tuo figlio nei primi mesi di vita
(Se pensi che tutti i figli siano uguali a quello del manuale di puericultura, non sai niente del tuo)
Se hai appena partorito tuo figlio,
se hai giusto pensato di aver compiuto la più titanica delle imprese,
se ti è balzato per l’anticamera del cervello che ora è tutto in discesa:
scordatelo!
Tu l’hai fatto,
tu lo devi nutrire.
E anche se al tuo fianco l’amorevole papà ti è vicino con occhi sognanti, comunque vada, latte o non latte, son ‘azzi tua!
Nutrire
Il termine molto probabilmente (senza scomodare il latino) viene da nutria, perché quell’essere piangente che ti ritrovi fra le braccia è molto più simile a un mammifero che vive in stretto rapporto con l’acqua e somigliante a un ratto che al Cicciobello biondo con cui hai passato la tua infanzia.
È ingrugnito, raggrinzito, scivoloso, ha due occhi furbi che ti scrutano ed è tendenzialmente, sistematicamente, spudoratamente: AFFAMATO.
Ma la natura che fa il suo corso, che vede prevede e provvede, ti ha messo a disposizione allo scopo (chi più, chi meno) due missili rotanti alla Venusia, posizionati al centro del tronco, dotati di capezzoli turgidi (solo negli Harmony rossi) che, in teoria, dovrebbero produrre latte su richiesta, come quelle simpatiche macchinette che hanno messo nelle piazze di alcune città: latte crudo, 10 cent. per 10 cc.
Tu non hai la fessura per i soldi e non muggisci all’erogazione, ma tranquilla, lo scopo è lo stesso.
L’incipit
Il terrore delle puerpere.
Waiting for milk, il teatro dell’assurdo del day after:
LA MONTATA LATTEA
Niente di pornografico, niente di sconvolgente, niente di avvenieristico.
Ma tu rimani lì in attesa, non sai di che.
Non hai idea di cosa possa accadere, rimani ad aspettare sperando che il seno zampilli da un momento all’altro, come il rabdomante nel deserto e più passano le ore, più sale l’angoscia e più ti senti "inadeguata".
Se ti va bene: qualcuno ti spiegherà che per velocizzare il tutto basta tenere attaccato il similtopo di cui sopra il più possibile, che non è corretto dargli il ciuccio, che non è buona cosa rimpinzarlo di acqua e di zucchero e porgertelo a orari precisi mentre dorme.
Se ti va male: è semplicemente colpa tua.
Tieni a mente queste parole:
È COLPA TUA
Perché è un mantra che ti ricorrerà nella mente per ogni cosa:
cacca dura cacca molle?
tanto latte poco latte?
dorme bene dorme male?
piange spesso sorride?
Una sola certezza:
è colpa tua.
Ma torniamo alla nostra puerpera.
Se arriva la montata lattea e hai la fortuna di conoscere il quarto segreto di Fatima (ossia i trucchi dell’allattamento), se non ti attendi grandi cose e vivi alla giornata raddrizzando il tiro a seconda dell’indole di tuo figlio (ciuccione o menefreghista), non ti risulterà né facile né difficile, né entusiasmante né deludente, ma semplicemente una specie di "dovere naturale", come è stato portarlo in grembo (chi di noi non avrebbe preferito ogni tanto portarlo sulle spalle, giusto il tempo di allacciarsi le scarpe?).
Se questi trucchi non ti sono stati svelati, se nel tuo immaginario allattare è naturale come per le balene o per l’ornitorinco, a meno che tu abbia la fisicità di una mucca e la naturalezza delle caprette di Heidi, sarà un susseguirsi di:
faccio bene o faccio male?
sarà giusto o sarà sbagliato?
lo vizio o lo trascuro?
E un’unica risposta farà capolino nella tua mente obnubilata dal post partum:
comunque sia,
è colpa tua.
SLIDING DOORS
Facciamo un passo indietro.
La montata non arriva. Nessuno ti dice che (se pur in percentuale bassissima) esiste la chiusura dei dotti o il mancato rialzo della prolattina ("difetti" per i quali è difficoltoso se non impossibile allattare).
Nessuno ti informa che la montata era a richiesta e che se non fai la domanda, come all’INPS, non avrai mai il sussidio.
Nessuno ti spiega che non si presenta tassativamente dopo 24 ore e ne possono passare 24/48/72 prima che il latte faccia capolino.
Nessuno ti parla di paracapezzoli o di seni tagliati fino a sanguinare che possono essere riparati.
Ormai
È COLPA TUA.
E pure tu inizi a crederci.
E allora qui sono utili le "integraliste dell’allattamento". Per un’idiota che ti palpa il seno fregandosene del tuo pudore e ti dice che non sei adatta ad allattare ne trovi cento che ti aiutano, ti esortano, ti sostengono e ti spiegano che il latte artificiale non è il demonio, che sono stati fatti degli errori da chi ti ha seguito nell’immediato post partum e che se è ancora possibile si correggono, ma che, comunque vada, sarà un successo.
Al ché tu sei felice, pensi che avrai altri mille modi per "nutrire" tuo figlio, che il progresso che tutto puote, che vede, prevede e provvede (ma non era la natura?) ha inventato il latte formulato e che finalmente il tuo calvario è finito.
Errore, grandissimo errore.
Devi ancora leggere il manuale di istruzioni dello sterillazzatore, non hai ancora ben chiaro come funzioni lo scaldabiberon, non hai capito quale sia la temperatura giusta e ciononostante, il topo, il solito topo, ha implacabilmente FAME.
E poi i dubbi amletici, quelli che ti attanagliano di notte, che ti tolgono il sonno.
La scelta del biberon: in caucciù, silicone, vetro o plastica? ergonomico o filiforme?
Lo slalom tra le marche dei latti artificiali: arricchito, aromatizzato, antireflusso, anticolichetta, anti multinazionale che ammazza le gente in Africa o dei cinesi?
Le scuole di pensiero: a richiesta o a orari? (ma non valeva solo per l’allattamento al seno? Ennò carina, mal comune mezzo gaudio), pasti diluiti alla sera o la medesima formula durante tutto il giorno? Lo offre solo la mamma o anche il papà?
E per finire in bellezza gli immancabili sensi di colpa o ripensamenti.
Se allatti al seno, al freddo, su una panchina all’aperto, pensi a come sarebbe stato comodo entrare in un bar e chiedere di scaldare 120 grammi di latte.
Ma se allatti artificialmente, ti sei dimenticata il brick dalla zia Giuseppa, non c’è l’ombra di una farmacia aperta nel giro di un chiilometro e il topo strilla come un indemoniato pensi a quanto sarebbe stato comodo averlo caldo in corpo.
Se tuo marito ignora le tue tette allottose e cicciose pensi che non ti voglia bene.
Se ti guarda stralunato per il latte dimenticato dalla zia Giuseppa pensi che ti stia accusando di chissà quali nefandezze (ma non poteva ricordarselo lui?)
Se hai allattato a lungo e guardi il tuo seno sensibilmente provato pensi che forse avresti fatto meglio a smettere un po’ prima di quell’anno e mezzo, a non illuderti che quella quarta fosse reale, a non sperare che potesse tornare agli antichi fasti.
Ma se non hai allattato e tuo figlio ha le otiti ricorrenti, il broncospasmo e la laringite cronica e l’otorino ti chiede: "Scusi signora, l’allattamento?" Ti senti ancora una volta svenire, giudicare e ripensare a tutti quei SE, MA, FORSE, PERO’.
E allora che si fa?
Si prova ad informarsi, a fidarsi e affidarsi a chi ne sa di più.
Si prova a credere che la prossima volta andrà di certo meglio.
Si prova a non farci la guerra fra di noi, chi ha allattato e chi no,
perché è una guerra fra povere, noi povere madri,
e comunque, quando saranno grandi
qualsiasi cosa accadrà loro l’unica granitica certezza è che sarà
sempre comunque, quantunque, perdunque miseramente
colpa nostra.
Cominciamo da subito a perdonarci.